Alexandra David-Néel

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Lo spiegone d’oggi accenna a un donna dalle doti straordinarie, dal carattere veramente unico e mossa da una visione del mondo che possiamo solo invidiarle. No, non è friulana e non ha nessuna attinenza con la nostra regione. Ma ho iniziato a leggere di lei e vorrei condividere quello che sto scoprendo.

𝙇𝙤𝙪𝙞𝙨𝙚 𝘼𝙡𝙚𝙭𝙖𝙣𝙙𝙧𝙞𝙣𝙚 𝙈𝙖𝙧𝙞𝙚 𝘿𝙖𝙫𝙞𝙙 nasce a Saint-Mandè (Francia centro-settentrionale) il 24 ottobre 1868 da padre francese e madre belga. Trascorre l’infanzia a Bruxelles, ma già adolescente fugge dalla casa e soprattutto dai progetti matrimoniali dei genitori. Viaggia in maniera molto spartana tra Olanda, Inghilterra e Italia; tornerà dai genitori una volta finiti i soldi disponibili. A 𝟭𝟴 𝙖𝙣𝙣𝙞 riparte in bicicletta e attraversa Francia e Spagna. A 20 anni risiede a Londra, per seguire i corsi universitari di filosofia orientale, e a Parigi, dove accede alla Massoneria e alla Società Teosofica. Frequenta corsi di lingue orientali all’Università della Sorbona e il museo Guimet di arte orientale.

Nel 1890, grazie a una eredità proveniente dalla nonna materna, e incoraggiata dall’amica contessa Brèant (studiosa di filosofia orientale) Alexandra si reca in India. Qui apprende la musica tibetana e le tecniche di meditazione e inizia a cantare da soprano. Sarà la prima donna a esibirsi all’Opera di Hanoi. Rientra a Parigi nel 1891, determinata ad approfondire la conoscenza del pensiero indiano.

Nel frattempo si dedica alla scrittura e nel 1899 termina il saggio anarchico “𝘗𝘰𝘶𝘳 𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘦” in cui denuncia gli abusi dello Stato, dell’esercito, della chiesa nonché le ingerenze e le prevaricazioni delle istituzioni nelle sfere intime e private delle famiglie tradizionali. L’opuscolo incontra lo scetticismo degli editori e verrà pubblicato solo dal compagno della donna, a proprie spese, e tradotto in 5 lingue.

Si trasferisce a Tunisi nel 1902 per accettare l’incarico di direttrice artistica del teatro della città. Ha l’opportunità di studiare il Corano e conosce il futuro marito, Philippe Néel, ingegnere ferroviario, che sposa nel 1904. Scrive e pubblica, dopo la sua conversione al Buddismo, il suo primo libro nel 1911: “𝘓𝘦 𝘮𝘰𝘥𝘦𝘳𝘯𝘪𝘴𝘮𝘦 𝘣𝘰𝘶𝘥𝘥𝘩𝘪𝘴𝘵𝘦 𝘦𝘵 𝘭𝘦 𝘣𝘰𝘶𝘥𝘥𝘩𝘪𝘴𝘮𝘦 𝘥𝘶 𝘉𝘰𝘶𝘥𝘥𝘩𝘢”. Intanto organizza e si prepara per un viaggio di studi che, nelle sue intenzioni, dovrebbe durare 18 mesi. Tornerà in Francia solo 14 anni più tardi.

Intende visitare 𝙡’𝙄𝙣𝙙𝙞𝙖, 𝙞𝙡 𝙉𝙚𝙥𝙖𝙡, 𝙡𝙖 𝘽𝙞𝙧𝙢𝙖𝙣𝙞𝙖, 𝙞𝙡 𝙂𝙞𝙖𝙥𝙥𝙤𝙣𝙚, 𝙡𝙖 𝘾𝙤𝙧𝙚𝙖 e 𝙡𝙖 𝘾𝙞𝙣𝙖. Incontra coloro che diventeranno i suoi compagni di viaggio (materiali e spirituali): il 𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘪𝘱𝘦 𝙎𝙞𝙙𝙠𝙚𝙤𝙣𝙜 𝙏𝙪𝙡𝙠𝙪 𝙉𝙖𝙢𝙜𝙮𝙖𝙡 (1879-1914), il 𝘮𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘦𝘳𝘦𝘮𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘓𝘢𝘤𝘩𝘦𝘯, 𝙂𝙤𝙢𝙘𝙝𝙚𝙣 𝙍𝙞𝙣𝙥𝙤𝙘𝙝𝙚’ (1867-1947), e il 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘰 𝘮𝘰𝘯𝘢𝘤𝘰 𝘼𝙥𝙝𝙪𝙧 𝙔𝙤𝙣𝙜𝙙𝙚𝙣 (1899-1955)

Il 26 settembre del 1912, poco dopo avere conosciuto il suo maestro, l’eremita di Lachen, Alexandra scrive di volere depurare il buddismo da inutili idoli in nome dell’unico comune grande Dharma: “𝘔𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢𝘪 𝘦 𝘨𝘪𝘶𝘳𝘢𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘷𝘳𝘦𝘪 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪𝘵𝘰 𝘭’𝘦𝘴𝘦𝘮𝘱𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘰, 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘳𝘦𝘪 𝘥𝘦𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢 𝘥𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘢𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘢𝘴𝘤𝘦𝘵𝘪𝘤𝘰 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘤𝘢𝘷𝘢, 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘢𝘤𝘳𝘢𝘯𝘥𝘰𝘮𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘦𝘳𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘢𝘭 𝘉𝘩𝘢𝘨𝘢𝘷𝘢𝘥 𝘢𝘪 𝘥𝘪𝘴𝘤𝘦𝘱𝘰𝘭𝘪: 𝘱𝘳𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘋𝘩𝘢𝘳𝘮𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘭 𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘪”.

Incontra anche 𝙏𝙝𝙪𝙗𝙩𝙚𝙣 𝙂𝙮𝙖𝙩𝙨𝙤, 𝘚𝘶𝘢 𝘚𝘢𝘯𝘵𝘪𝘵𝘢’ 𝘪𝘭 𝘟𝘐𝘐𝘐 𝘋𝘢𝘭𝘢𝘪 𝘓𝘢𝘮𝘢 nel periodo in cui, dal 1910 al 1912, è costretto all’esilio in India. Il Dalai Lama incoraggia Alexandra a proseguire gli studi buddisti e a studiare il tibetano, pur rinviando le risposte alle troppe e scomode domande della sua interlocutrice.
Il principe, il maestro e il Dalai Lama si mostrano molto disponibili e accoglienti verso questa piccola donna francese, che accosta il buddismo alla sua mentalità egualitarista, democratica e razionale e che va ricordata come un’iniziatrice della diffusione del buddismo in Occidente.

Il 27 ottobre del 1914, giorno in cui viene stilato il contratto tra il maestro Rinpochè e la discepola, inizia il duro apprendistato; 𝙇𝙖𝙢𝙥𝙖𝙙𝙖 𝙙𝙞 𝙎𝙖𝙜𝙜𝙚𝙯𝙯𝙖, nome iniziatico di Alexandra, così scrive nel diario:
“𝘋𝘰𝘷𝘦𝘷𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘮𝘢𝘯𝘦𝘳𝘦 𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘦𝘵𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘶𝘯 𝘢𝘯𝘯𝘰, 𝘥’𝘪𝘯𝘷𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘢𝘴𝘵𝘦𝘳𝘰 𝘦 𝘥’𝘦𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘢𝘷𝘦𝘳𝘯𝘢 𝘷𝘪𝘤𝘪𝘯𝘢 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢… 𝘔𝘪 𝘣𝘢𝘵𝘵𝘦𝘷𝘢 𝘪𝘭 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦 𝘦𝘥 𝘦𝘣𝘣𝘪 𝘶𝘯 𝘮𝘰𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘵𝘳𝘰𝘴𝘪𝘢… 𝘱𝘰𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘮𝘪𝘴𝘪. 𝘊𝘩𝘪 𝘷𝘶𝘰𝘭𝘦 𝘪𝘭 𝘧𝘪𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘷𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪 𝘮𝘦𝘻𝘻𝘪”.
Nel 1916 impossibilitata a tornare in Europa a causa della guerra, si reca in Giappone.
Ma la sua mèta è 𝙇𝙝𝙖𝙨𝙖, capitale del Tibet, all’epoca vietata agli stranieri. Ci riesce, grazie al prezioso aiuto e sostegno del suo compagno di avventure, Aphur Yongden, nel 1924, dopo 8 lunghi mesi di marcia. Si traveste opportunamente da 𝘬𝘩𝘢𝘥𝘰𝘮𝘢, uno spirito tibetano che può assumere sembianze umane e protegge dalle sventure, e può dunque muoversi liberamente nella capitale. E’ addirittura invitata a soggiornare dai locali, che sono lieti di accogliere in casa uno spirito beneaugurante. Racconterà la sua impresa nel libro “𝘔𝘺 𝘑𝘰𝘶𝘳𝘯𝘦𝘺 𝘵𝘰 𝘓𝘩𝘢𝘴𝘢” nel 1927.

Intanto, nel 1925, la polizia locale la smaschera e la costringe a rientrare in Francia, dove giunge con Aphur Yongden. Separatasi dal marito, adotta il lama Yongden come figlio. Questi cambierà il proprio nome in Arthur, per somiglianza fonetica con Aphur.

Vince il 𝘗𝘳𝘪𝘹 𝘔𝘰𝘯𝘪𝘲𝘶𝘦 𝘉𝘦𝘳𝘭𝘪𝘰𝘶𝘹 𝘥𝘦 𝘭’𝘈𝘤𝘢𝘥é𝘮𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘴 𝘚𝘱𝘰𝘳𝘵𝘴 e due anni più tardi riceverà la 𝘓𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥’𝘖𝘯𝘰𝘳𝘦. A Digne, Alexandra e Yongden danno vita alla “𝙛𝙤𝙧𝙩𝙚𝙯𝙯𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙢𝙚𝙙𝙞𝙩𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚”. Lì la donna ha modo e tempo per dedicarsi alla stesura dei numerosi libri che pubblicherà in seguito.

Riparte, con Yongden, a 70 anni, alla volta della Mongolia, per studiarne il buddismo marginale, e del Tibet, per compilare una grammatica della lingua locale. Giunti in Cina, restano bloccati per lo svolgersi della guerra tra Cina e Giappone e dirottano verso l’India. Tornano in Francia al termine della seconda guerra mondiale, nel 1946, e si stabiliscono definitivamente nella casa-monastero di Samten-Dzong, a Digne.

A 55 anni muore Yongden, Alexandra gli sopravvivrà altri 13 anni, tanto che a 100 anni, rinnoverà il proprio passaporto, nella speranza di ripartire ancora per il mondo. Muore l’8 settembre 1969 a Digne; le ceneri sue e di suo figlio saranno portate a Varanasi nel 1973 e sparse nelle acque del Gange.

Il lungo elenco di onorificenze e premi vinti da Alexandra, i riconoscimenti, le menzioni, ma anche le posizioni sociali e di responsabilità ricoperte dalla donna, i titoli dei libri e i progetti conclusi o lasciati incompiuti, li trovate agevolmente sul web o in libri a lei dedicati.
Io invece concludo con queste sue parole, che a parer mio, racchiudono la sua essenza, la sua curiosità, il bisogno di conoscere e relazionarsi con l’altro: “𝘾𝙝𝙞 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖 𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙞𝙣𝙘𝙤𝙣𝙩𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙡’𝙖𝙡𝙩𝙧𝙤, 𝙣𝙤𝙣 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖, 𝙨𝙞 𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙖.”
ᶠᵒᵗᵒ: ᵂⁱᵏⁱᵖᵉᵈⁱᵃ

Alexandra David-Néel
Alexandra David-Néel