Ancora la rufa

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Fremevate dalla voglia di sapere di più sulla riproduzione delle formiche Rufe, vero? Eccovi accontentate/i.

Breve riepilogo della puntata precedente: nel formicaio (detto acervo) vivono fino a 1’000’000 di individui, suddivisi in 4 gruppi.

Le 𝙤𝙥𝙚𝙧𝙖𝙞𝙚 (la stragrande maggioranza), lunghe 6 – 9 cm., dal corpo slanciato, zampe lunghe e torace rosso, sterili. Hanno il compito di costruire e manutentare il formicaio, apportando riparazioni e ampliamenti, realizzare nuove gallerie e pulire le celle dove nascono le uova e crescono le larve. In primavera le si possono osservare poste sulla cupola, a crogiolarsi al Sole; ma stanno lavorando: immagazzinano calore che poi disperderanno nell’acervo. Devono anche procacciare il cibo per tutte le abitanti del formicaio. Quando una operaia rientra dal suo duro turno di lavoro, viene accolta dalle compagne, ripulita, coccolata, rifocillata e può andare a riposarsi in un settore apposito del formicaio.

Le 𝙨𝙤𝙡𝙙𝙖𝙩𝙚𝙨𝙨𝙚, una sottoclasse delle operaie. Hanno testa più grande e mandibole più robuste delle sorelle e sono notevolmente più aggressive. Nascono operaie, ma allo stadio larvale possono trasformarsi in soldatesse, in risposta a – si suppone – emissioni chimiche (ormoni) prodotte dalle coinquiline in seguito a minacce esterne (predatori, intrusi, altre formiche concorrenti). Oppure si rende necessario un ampliamento del formicaio, con conseguente invasione di terreni altrui e lotte di conquiste. Anche in tal caso un numero consistente di soldatesse tornano utili. Durante i periodi di calma, le soldatesse compiono normale attività di pattugliamento e allerta in caso di pericolo.

I 𝙢𝙖𝙨𝙘𝙝𝙞 (o fuchi), di colore nero, fertili, dotati di ali e con un’unica funzione nella loro breve vita (3-4 settimane): quella di fecondare le regine vergini. Dopodichè muoiono.

La 𝙧𝙚𝙜𝙞𝙣𝙖, l’unica femmina fertile, lunga circa 11 mm, dotata di ali fino al momento della sua fecondazione. Ha una vita media di 10 anni, ma in cattività supera di gran lunga i 20 anni.

Ma arriviamo al momento clou dello spiegone: la fecondazione.

Le regine vergini, allevate con cura nelle loro cellette appositamente costruite, a primavera sciamano tutte insieme fuori dall’acervo, per compiere il “volo nuziale”. Trovano ad attenderle decine di maschi che le fecondano più che possono (rammento: esistono solo per quello scopo). A fecondazione avvenuta, le regine atterrano e si strappano le ali e iniziano a deporre 𝙪𝙤𝙫𝙖.

Possono deporle nel nido di provenienza (la Rufa è una specie poliginica, cioè che permette la convivenza pacifica di più regine, per un tempo limitato) per poi sciamare quando avrà dato vita a un cospicuo numero di proprie eredi. Oppure può deporle a terra, nutrendosi (evviva la curiosità splatter) solo delle sue ali strappate e di alcune uova appena depositate, e facendosi aiutare da alcune operaie samaritane.

Dalle uova sopravvissute alla fame di mamma regina, uscirà la prima generazione di operaie. Queste – oltre a prestare le necessarie attenzioni alla regina – inizieranno a scavare sotto il livello del suolo e porteranno al nido il materiale necessario alla costruzione del nuovo formicaio. Si prenderanno cura anche delle uova deposte successivamente, trasportandole nelle nursery. A15 giorni di distanza, le uova si schiudono ed escono le 𝙡𝙖𝙧𝙫𝙚 che vengono accudite, pulite e alimentate dalle operaie.

Dopo un tempo variabile da poche settimane ad alcuni mesi, le larve si costruiscono un bozzolo e si impupano. Da 𝙥𝙪𝙥𝙚, queste producono un liquido lattiginoso che è prontamente asportato dalle operaie e con cui vengono nutrite le larve. Si tratta di una secrezione mista di enzimi digestivi e altre sostanze ad alto contenuto di elementi nutritivi. Una volta terminata la metamorfosi, dal bozzolo esce una formica 𝙖𝙙𝙪𝙡𝙩𝙖, pronta a svolgere il compito che le è stato assegnato.

ᶠᵒᵗᵒ ⁽ʳᵉᵍⁱⁿᵃ ᵈⁱ ᶠᵒʳᵐⁱᶜᵃ ʳᵘᶠᵃ⁾: ᴮᵉᵃᵗ ᵂᵉʳᵐᵉˡⁱⁿᵍᵉʳ ⁽ᵂˢᴸ⁾

Regina di Formica rufa