Ancora zecca

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐒 𝐜𝐑𝐞?

Eccovi lo spiegone integrativo sulla zecca.

Ma prima mi permetto alcuni appunti sull’antropocentrico bisogno di catalogare i viventi in “utili”, “inutili” e/o “dannosi”. Il fatto che un vivente (animale, vegetale, fungo) possa recare danni all’uomo che ci entri in contatto, lo ingerisca o ne venga punto, morso, colpito, ucciso a Madre Natura non interessa. Il genere umano non Γ¨ nei suoi pensieri, o meglio, non lo Γ¨ piΓΉ della processionaria, del chiodino, dell’edera o del rinovirus.

Ogni vivente attualmente esistente sul globo terrestre Γ¨ il frutto di estinzioni di massa, variazioni degli habitat, occupazione di nicchie ecologiche, adattamenti e selezione naturale. Uomo incluso, nΓ¨ piΓΉ nΓ¨ meno degli altri 100 milioni di specie viventi con cui conviviamo. Pacificamente o non. Se una specie c’Γ¨, ha motivo di esistere. E’ componente fondamentale della catena alimentare (come preda e/o predatore), del ciclo dei nutrienti, dei servizi ecosistemici (di cui tratterΓ² prossimamente), della trasmissione di patologie, della dispersione e occupazione di nuove nicchie ecologiche. Se venisse a mancare, le ricadute affliggerebbero tutti i livelli della catena a cui apparteneva.

Ci dispiacciamo enormemente alla notizia della morte dell’ultimo rappresentante in libertΓ  del rinoceronte bianco settentrionale maschio. Dovremmo farlo anche per le migliaia di specie viventi che abbiamo eradicato o estinto negli ultimi 12’000 anni, cioΓ¨ da quando l’uomo ha iniziato a modellare a suo piacimento gli ambienti terrestri. Ne ho accennato qui: https://www.tangia.it/estinzioni-di-massa/ e qui: https://www.tangia.it/il-piccolo-drago/

Ma torniamo alla zecca, artropode della classe degli aracnidi, insieme a ragni, opilioni e scorpioni. In Italia sono presenti due sottordini: le zecche dure (𝘐𝘹𝘰π˜₯π˜ͺπ˜₯𝘒𝘦) e le zecche molli (𝘈𝘳𝘨𝘒𝘴π˜ͺπ˜₯𝘒𝘦). Quelle che, per numero e severitΓ  delle malattie trasmesse, ci preoccupano maggiormente sono le prime. Vi troviamo la π™―π™šπ™˜π™˜π™– π™™π™šπ™ž π™—π™€π™¨π™˜π™π™ž (𝘐𝘹𝘰π˜₯𝘦𝘴 𝘳π˜ͺ𝘀π˜ͺ𝘯𝘢𝘴) e la π™―π™šπ™˜π™˜π™– π™™π™šπ™‘ π™˜π™–π™£π™š (π˜™π˜©π˜ͺ𝘱π˜ͺ𝘀𝘦𝘱𝘩𝘒𝘭𝘢𝘴 𝘴𝘒𝘯𝘨𝘢π˜ͺ𝘯𝘦𝘢𝘴).

Hanno cicli vitali e occupano habitat simili, quindi stanno bene a latitudini medie, umide, soleggiate ma non troppo, riccamente vegetate e antropizzate. La femmina Γ¨ solitamente un po’ piΓΉ grande del maschio e presenta un addome estensibile, dove poter alloggiare da 100 a 12’000 π™ͺ𝙀𝙫𝙖. Queste sono deposte nel terreno umido o, qualora fosse ospite casalingo, in luoghi riparati (battiscopa, crepe nei muri) o nelle cucce dei nostri animali da compagnia.

Dalle uova spuntano, dopo circa 3 settimane, le π™‘π™–π™§π™«π™š, voraci ematofaghe, che fin da subito cercano un ospite da cui trarre il primo pasto. In questo stadio le 𝘐𝘹𝘰π˜₯𝘦𝘴 prediligono piccoli mammiferi, uccelli e lucertole, mentre le π˜™π˜©π˜ͺ𝘱π˜ͺ𝘀𝘦𝘱𝘩𝘒𝘭𝘢𝘴 preferiscono sostare sul cane. Una volta saziate si preparano al prossimo stadio, quello di π™£π™žπ™£π™›π™–, che noi – frequentatori di boschi – conosciamo bene.

Sono minuscole (pochi millimetri), ma dotate di apparato boccale giΓ  adatto a succhiare sangue da mammiferi piΓΉ massicci. Sono grandi camminatrici, possono percorrere alcuni metri al minuto alla ricerca di vasi sanguigni abbastanza superficiali, senza farsi notare. Il morso, come accennavo nello spiegone precedente (https://www.tangia.it/zecca/ ), Γ¨ indolore perchΓ© l’animale secerne un π™‘π™žπ™¦π™ͺπ™žπ™™π™€ π™¨π™–π™‘π™žπ™«π™–π™§π™š con funzione anticoagulante e vasodilatatrice, nonchΓ© una π™©π™€π™¨π™¨π™žπ™£π™– lievemente paralizzante che funge da anestetico locale. E per ancorarsi meglio alla pelle ci spalma pure una 𝙨𝙀𝙨𝙩𝙖𝙣𝙯𝙖 π™˜π™šπ™’π™šπ™£π™©π™–π™£π™©π™š, tipo colla rapida. Insomma, l’ignaro ospite potrebbe accorgersene quando la ninfa ha giΓ  concluso il pasto.

Non essendo dotata di “tubo di scarico”, la zecca deve rigurgitare quanto ingerito, per fare posto a un eventuale secondo pasto (anche se non necessario). Ed Γ¨ proprio in questa fase che la bestiola, se infetta da patogeni, diventa vettore di malattie anche gravi. La zecca subisce a questo punto l’ultima metamorfosi che la porta allo stadio 𝙖𝙙π™ͺ𝙑𝙩𝙀. Per potersi riprodurre con successo serve un ultimo pasto a base di sangue. Ma in assenza di ospiti adatti, la zecca, in qualsiasi stadio, puΓ² attendere mesi, o anni, cadendo in uno stato di quiescenza temporanea, chiamato β€œdiapausa”. Dopo la riproduzione, la femmina si lascia cadere a terra, dove dΓ  alla luce la prossima generazione e muore.

Vi chiederete, a questo punto, quale sia la sopraffina tecnica di approvvigionamento dell’animale. Studi indicano nell’emissione di 𝘒𝘯π˜ͺπ˜₯𝘳π˜ͺπ˜₯𝘦 𝘀𝘒𝘳𝘣𝘰𝘯π˜ͺ𝘀𝘒 la discriminante che fa diventare l’uomo (ma qualsiasi altro animale di media stazza) preda ambita. Altri incolpano le 𝘳𝘒π˜₯π˜ͺ𝘒𝘻π˜ͺ𝘰𝘯π˜ͺ π˜ͺ𝘯𝘧𝘳𝘒𝘳𝘰𝘴𝘴𝘦 prodotte dai corpi a sangue caldo. Di certo c’Γ¨ che le zecche sanno attendere; lo fanno stando sulle sommitΓ  degli steli erbosi, delle fronde arbustive, dei rami pendenti, negli incavi delle pietre, nella lettiera del sottobosco, da cui si lasciano cadere al minimo sfioro o da cui si arrampicano leste.

Ammettiamolo: Γ¨ una π™¨π™©π™§π™–π™©π™šπ™œπ™žπ™– π™™π™ž π™₯π™–π™§π™–π™¨π™¨π™žπ™©π™žπ™¨π™’π™€ sopraffina, evoluta in secoli di adattamenti e selezioni. Se non avesse perfezionato tale strategia, oggi non avremmo le zecche. O avremmo animali diversi, ma con funzioni simili. E quello della zecca Γ¨ di essere vettore di patogeni.

Immaginate di essere un virus, o un batterio, e di non disporre di un organismo che vi ospita, standovene al sicuro, protetti e nutriti. La vostra esistenza e quella della vostra eventuale progenie finirebbe lΓ¬. Estinzione di una specie che non era adatta a vivere in quell’ambiente, vuoi per mancanza trofica (di cibo) o di ripari.

Mi permetto di ricordare che i patogeni hanno una fondamentale funzione di selettore naturale e di controllo demografico: gli individui deboli e anziani delle specie parassitate, sono quelli che maggiormente ne risentono e vanno incontro a morte certa. Solo così la specie si mantiene sana, vitale, attiva nel complesso mondo della Natura.

Ma la zecca ha anche altre funzioni. E’ cibo apprezzato da uccelli e formiche allo stadio adulto, mentre le ninfe vengono predate da imenotteri entomofagi (insetti che mangiano insetti). In assenza di zecche, i predatori riverserebbero la loro fame su altre specie animali, che andrebbero incontro a un rapido declino. Declino che a cascata interesserebbe tutta la catena alimentare.

Appare evidente come l’equilibrio naturale possa essere (e venga sistematicamente) alterato da qualsiasi intervento esterno. Sta a noi esserne coscienti e adottare π™¨π™©π™§π™–π™©π™šπ™œπ™žπ™š π™–π™‘π™©π™§π™šπ™©π™©π™–π™£π™©π™€ 𝙨𝙀π™₯π™§π™–π™›π™›π™žπ™£π™ž π™™π™ž 𝙨𝙀π™₯π™§π™–π™«π™«π™žπ™«π™šπ™£π™―π™– e mitigazione degli inevitabili effetti, senza sconvolgere a ogni piΓ¨ sospinto ciΓ² che la Natura ha permesso che esistesse.

αΆ α΅’α΅—α΅’ β½α΅‡α΅˜αΆ α΅ƒα΅Κ°α΅‰ ˒ᡘ ⁱᡐᡖᡃˑᡃ, ⁱⁿᡗᡉⁿᡗᡉ ⁿᡉˑ ᡍʳᡒᡒᡐⁱⁿᡍ ⁻ ᡃ˒ᡖᡒʳᡗᡃᢻⁱᡒⁿᡉ ᡈⁱ ᡖᡃʳᡃ˒˒ⁱᡗⁱ⁾: αΆ α΅’αΆœα΅˜Λ’Κ²α΅˜βΏβ±α΅’Κ³

Bufaghe su impala, asportazione di parassiti (zecche, pulci, pidocchi)