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Per il quarto spiegone sui Presidi Slow Food del Friuli VG non mi allontano troppo da casa. E’ il turno delle πΌπ£π©ππππ π’ππ‘π πππ‘π‘’πΌπ‘π©π€ ππ§ππͺπ‘π, con una delle aziende produttrici, nonchΓ© referente dei produttori, domiciliata nella vicina ππ’ππ¦π³πͺπ’π―π° (Pinzano al T.to – PN). Conoscendo l’azienda di persona, confermo l’altissima qualitΓ dei loro prodotti, la passione che i titolari e collaboratori ci mettono nel coltivare il prodotto e la serietΓ con cui promuovono la missione di ππ‘π€π¬ ππ€π€π.
Torniamo alle mele, che da fonti storiche sono coltivate in Friuli VG giΓ nel periodo in qui la nostra regione faceva parte dell’Impero Romano. La coltivazione delle mele conosce poi lo sviluppo delle tecniche di gestione e dell’ampliamento delle superfici dedicate, specie in ambienti collinari e montani, tra la fine del Settecento e la metΓ dell’Ottocento. Negli anni precedenti lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, le mele prodotte sono per lo piΓΉ esportate. Destinazione: Europa settentrionale (Austria), Egitto, USA.
E’ merito degli emigranti, che ogni anno partono per il mondo a causa delle condizioni economiche in cui versa allora larga parte della regione, che in Friuli vengono introdotte alcune nuove varietΓ di mele. Queste, sotto forma di marze (un ramo adatto all’innesto su una pianta ospitante) o semi, trovano terreno fertile e clima adatto a prosperare anche lontano dalle terre d’origine.
Accanto a queste nuove specie, in collina e in montagna, si continua a coltivarne di autoctone, nonostante la frutticoltura regionale dislocata in pianura stia concentrando interessi, investimenti e sforzi su varietΓ commerciali da reddito. Gli impianti si specializzano, l’automazione prende piede, la selezione delle varietΓ coltivate Γ¨ subordinata alla quantitΓ di mele prodotte, le colture diventano progressivamente intensive. A discapito delle specie di mele meno commerciali, con produzioni sufficienti solo a soddisfare i bisogni delle famiglie che le coltivano.
I piccoli coltivatori di prodotti autoctoni si diradano, le varietΓ si perdono, il patrimonio genetico delle mele antiche Γ¨ minacciato dalla modernitΓ . Slow Food ha quindi riunito i pochi custodi di mele storiche rimasti sul territorio. Ne ha individuate una decina: gialla di Priuso, di Corone, ruggine dorata, rosso invernale, chei di rose, naranzinis, striato dolce, zeuka di Treppo, Marc Panara, blancon. Alcune varietΓ prendono il nome dalle caratteristiche morfologiche del frutto o della pianta (ruggine dorata, striato dolce). Oppure dal periodo di utilizzo (rosso invernale) o ancora dal detentore del frutteto storico (Marc Panara).
La mela di πΎπ€π§π€π£π ha buccia rossa, forma conica e polpa bianca soda e croccante, ottima mangiata fresca e di raccolta tardiva (in ottobre). Come anche π¨π©π§πππ©π€ ππ€π‘ππ e la π§π€π¨π¨π€ ππ£π«ππ§π£ππ‘π, che si distingue per il colore rosso scuro quasi vinoso su quasi tutta la superficie, la forma appiattita e una minore dolcezza. La ππππ‘π‘π ππ ππ§ππͺπ¨π€ si caratterizza per il colore giallo dorato della buccia e per il sapore acidulo e si conserva bene fino a gennaio.
Ottima per preparare dolci la π§πͺππππ£π ππ€π§ππ©π: molto dolce, gialla, con sovracolore marrone rugginoso e aspetto rugoso. CosΓ¬ come la ππ‘ππ£ππ€π£, di forma conica, gialla e dalla buccia lucida e cerosa. Piccola profumata e croccante la ππππ ππ π§π€π¨π, dal colore giallo e rosato. Di grandi dimensioni e dalla buccia rosa e rossa la π£ππ§ππ£π―ππ£ππ¨, che si mangia fresca ma si conserva anche da settembre a dicembre. Ancora piΓΉ grande la πππ§π πππ£ππ§π: alcuni frutti possono superare i 700 grammi. Ancora molto diffusa la mela π―ππͺπ π: dolce, croccante, succosa, si conserva addirittura fino ad aprile.
I frutteti, che ancora oggi coltivano le varietΓ storiche, sono pochi e di dimensioni ridotte. Ma testimoniano la grande biodiversitΓ localmente ancora preservata grazie alla caparbietΓ di pochi estimatori. Slow Food intende tutelare queste piccole produzioni, conservarne il patrimonio genetico e valorizzare le aziende che se ne fanno promotrici. Ha quindi stilato un disciplinare che definisce area di produzione e le tecniche di coltivazione sostenibili. Queste possono contare sulla rusticitΓ e resistenza, da parte delle piante produttrici, alla maggior parte delle patologie che affliggono altre varietΓ piΓΉ commerciali.
L’area in cui vengono coltivate le Antiche mele dell’Alto Friuli Γ¨ la fascia montana e pedemontana delle (ex) province di Pordenone e Udine. I due trasformatori (Borgo delle Mele ed Ecomela La Carnica) lavorano le mele che coltivano in proprio e quelle conferite da: Pian dei Tass, Vivaio Ballin, Paolo Solari, Dario Nereo, Pietro De Corte, Gianlucio Marongiu, Renato Gonano, Fabio Enrico Deotto, Michele Pascolini.
Assaggiatele, sia le mele che i prodotti trasformati; attendo vostri commenti.
