𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
La Passiflora è un genere di piante che in Friuli VG cresce piuttosto bene, tanto da aver assunto comportamenti quasi invasivi. E’ originaria dell’America centro-meridionale ed è giunta in Europa molto dopo la scoperta del Nuovo Mondo probabilmente per mano di missionari di ritorno dalle loro opere di conversione (verso il 1600).
Il nome fa riferimento alla Passione di Cristo, associando alcune parti vegetali ad altrettanti simboli religiosi.
La raggiera centrale viene associata alla corona di spine posta sul capo di Gesù; i tre stigmi rimandano ai tre chiodi usati per la crocifissione e i 5 stami alle lesioni subite; i 10 petali/sepali identificano gli apostoli rimastigli fedeli; infine i flessuosi viticci indicano le fruste della flagellazione.
Ma la Passiflora è apprezzata anche per altri motivi, oltre che per l’innegabile bellezza e complessità dei suoi fiori: la specie 𝘦𝘥𝘶𝘭𝘪𝘴 produce dei frutti commestibili – chiamati Maracuja – con cui preparare sorbetti, cocktail e marmellate. Anche la specie 𝘤𝘢𝘦𝘳𝘶𝘭𝘦𝘢 fa frutti commestibili, da assumere però in piccole dosi per evitare effetti collaterali indesiderati.
Invece alcune specie di farfalle (ad esempio 𝘊𝘦𝘵𝘩𝘰𝘴𝘪𝘢 𝘣𝘪𝘣𝘭𝘪𝘴 e 𝘋𝘳𝘺𝘢𝘴 𝘫𝘶𝘭𝘪𝘢) hanno scoperto che tutte le parti vegetali della Passiflora contengono wistarina, un glicoside tossico che se ingerito può causare nausea, vomito, dolori allo stomaco e diarrea. Immuni alla tossina, ne assumono in grandi quantità, diventando esse stesse indigeste (vedi lo spiegone sulla velenosità o tossicità), e pure i bruchi contenuti nelle uova che depongono sono tossici.
Ma la Passiflora ha adottato una efficace contromisura alle abbuffate commesse dalle farfalle: simula sulla propria superficie fogliare la presenza di uova di farfalla appena deposte. Queste, temendo di commettere cannibalismo, evitano accuratamente di nutrirsi delle foglie già “occupate” e non vi depongono nemmeno altre uova, per evitare un sovraffollamento che non avrà mai luogo.
Bella e impossibile.
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