Bollicine e moccio

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
L’Australia è il continente con la più alta presenza di endemismi del mondo. L’essere un’enorme isola, con numerosi microclimi, habitat, nicchie ecologiche e ambienti, la posizione geografica relativamente distante da altri continenti e l’essere stata scoperta “di recente” l’hanno favorita senza dubbio.

Spulciando alcune riviste naturalistiche sono incappata nella foto qui sotto.

Ritrae un’echidna, che già il nome è uno scioglilingua, un mammifero oviparo monotremo della famiglia dei 𝘛𝘢𝘤𝘩𝘺𝘨𝘭𝘰𝘴𝘴𝘪𝘥𝘢𝘦, genere 𝘡𝘢𝘨𝘭𝘰𝘴𝘴𝘶𝘴.

Ha il corpo ricoperto di aculei e peli, testa piccola e muso appuntito, è priva di denti ma ha tante altre peculiarità a cui accenno di seguito.

La riproduzione è ovipara, cioè mamma echidna depone un uovo fecondato che viene inserito immediatamente nel marsupio (hanno pure quello, le echidne). Il cucciolo sbuca dall’uovo dopo circa 10 giorni, ma resterà nel marsupio ancora 50 giorni, fino a che non inizieranno a spuntargli gli aculei.

Dimenticavo di dire che papà echidna dispone di un organo riproduttore quadriforcuto, di cui solo due apici sono operativi, anche perché mamma echidna ha una cloaca (cioè un canale unico, che funge sia come “tubo di scarico” che come “ingresso al tratto riproduttivo”) biforcuta. Abbondanza sì, ma ragionata.

Una volta adulta, l’echidna raggiunge dimensioni notevoli: 80 cm di lunghezza e 16 kg di peso. Caccia spazzando il terreno col lungo muso, dotato di elettrorecettori in grado di percepire i segnali elettrici prodotti dai muscoli delle prede invertebrate e catturandole con la lunga lingua.

Ha vita prevalentemente crepuscolare e sfrutta di preferenza le ore più fresche per avventurarsi all’esterno, mentre quelle più calde le trascorre solitamente all’ombra, riparandosi in tane e grotte. Tanto più perché è priva di ghiandole sudoripare, non ansima e non si cosparge il corpo di liquidi o fanghi.

Quelli appena elencati sono i metodi classici che adottano i mammiferi (uomo, cane, elefante, per fare degli esempi) per abbassare la temperatura corporea in un ambiente troppo caldo.

Si è sempre pensato che l’echidna avesse una bassa tolleranza al calore proprio perché considerata incapace di regolare la propria temperatura interna (che si assesta sui 29°C-32°C) e quindi costantemente esposta a morte per colpi di calore. Invece studi recenti hanno smentito questa supposizione, avendo certificato la presenza dell’animale nelle lande desolate e bollenti dell’Australia, anche con 40°C all’ombra.

L’echidna, a quelle temperature, sarebbe destinata a morte certa. Ma lei non lo sa, e sopravvive lo stesso….facendo il moccio dal naso. Le scoppiettanti bollicine che vedete in foto le permettono un repentino abbassamento della temperatura soprattutto nel tratto più esposto alla disidratazione: il lungo muso e il naso in punta. Smoccolare e fare bolle sono il suo adattamento alle condizioni proibitive di certe aree che ha eletto a propria dimora.

Quanta bellezza in un animale così singolare!
ᶠᵒᵗᵒ: ᵀʷⁱᵗᵗᵉʳ