𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Alcuni giorni fa una mia amica mi ha donato un frutto a dir poco singolare: la castagna d’acqua. Ha una forma e consistenza davvero particolari e ovviamente mi sono documentata.
La pianta che la produce è la 𝘛𝘳𝘢𝘱𝘢 𝘯𝘢𝘵𝘢𝘯𝘴, una specie acquatica che può ancorarsi al fondo melmoso di bacini d’acqua lente ( = senza correnti significative) o galleggiare in superficie. Se attecchisce in corpi idrici che non gelano, può addirittura diventare infestante. Originaria dell’Asia, è giunta in Europa secoli fa e ha trovato il suo optimum in numerosi laghi delle pedemontane alpine.
Il frutto è di consistenza coriacea e di forma conicotriangolare o piramidale, a trottola, munito di 2-4 espansioni spinose simili a coni; è commestibile fresco, lessato e arrostito e il suo uso fitoterapico ha effetti astringenti e antidiarroici.
Data la peculiarità della forma, la castagna d’acqua viene utilizzata nelle composizioni di fiori secchi, come ornamento e monile. In alcune tombe romane (risalenti al IV e V secolo d.C.) sono state trovate coroncine e collane assemblate con le castagne.
In Friuli, come conferma la mia amica, se ne trovavano tantissime nel lago di Ragogna / San Daniele, galleggianti a pelo d’acqua e spiaggiate sulle sue rive, a fine estate. Ho però appurato che da alcuni anni sembrano sparite; pare che la Trapa natans non riesca più a completare un ciclo vegetativo nel bacino lacustre e quindi a produrre semi e frutti. I motivi sarebbero molteplici: l’introduzione di specie di pesci alloctone, l’attività antropica (non solo di pescatori, sia ben chiaro), le eccessive variazioni del pH dell’acqua del lago.
Allego qualche foto (due sono mie, la terza l’ho ricavata da Wikipedia) per incuriosirvi e farvi ammirare la fantasia e l’estro creativo della natura che ci circonda.


