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Sto visitando un po’ di scuole sparse in Friuli e ho notato che parecchie sono intitolate a Cecilia Deganutti. Ma sappiamo davvero chi fu questa donna straordinaria?
Ne accenno brevemente, senza alcuna pretesa di essere esaustiva o imparziale; per gli approfondimenti vi consiglio i buoni e vecchi libri storici e specifici dell’argomento “Resistenza partigiana”.
Cecilia nasce a Udine il 26 ottobre 1914, in pieno periodo prebellico. Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, col padre al fronte, la numerosa famiglia (4 bambini piccoli, madre e nonna) รจ costretta a sfollare da Udine. Al ritorno del padre, la famiglia si riunisce nuovamente nel capoluogo friulano; Cecilia frequenta lโIstituto magistrale arcivescovile di Udine e si diploma, dedicandosi poi all’insegnamento presso alcune scuole elementari della provincia.
Purtroppo la Seconda Guerra Mondiale torna a minacciare direttamente la famiglia di Cecilia, con le inevitabili sofferenze che un conflitto impone ai civili. Insieme alla sorella Lorenzina, frequenta un corso per infermiere volontarie (anni 1942-1943) mossa dal dovere morale di rendersi utile al prossimo.
Presterร , dopo l’armistizio, i suoi primi servizi di assistenza CRI presso la stazione ferroviaria di Udine, dove tocca con mano le tragedie vissute dapprima dai militari italiani diretti nei campi di internamento in Germania, poi quelli degli ebrei e dei politici destinati ai lager nazisti. Aiuta personalmente alcuni di loro a fuggire dai convogli e presta cure a partigiani feriti, nascosti in abitazioni private del circondario.
Nel giugno 1944 entra quindi nella resistenza partigiana, col nome di copertura “Giovanna”, continuando a offrire soccorso sanitario e logistico a partigiani feriti o in fuga. Il suo impegno si allarga, diventa anche portatrice di messaggi, coordinatrice tra i vari comandi, informatrice della stampa clandestina.
Conosce due sacerdoti, don Giorgio Vale e don Albino Perosa, membri attivi ma insospettabili delle brigate partigiane operanti sul territorio, che la avvertono dei crescenti rischi che la donna corre. Ma lei, incurante, trasporta ordini da comandi della Resistenza verso quelli alleati, ricopia cartine topografiche che consegna ai vertici operativi, diffonde materiale propagandistico, rischiando ogni giorno la propria incolumitร , senza mai imbracciare un’arma.
Viene tradita da un telegrafista, tale “Mauro”, che, arrestato in flagranza di reato, ottiene la libertร in cambio della consegna di “Giovanna”. Don Vale riesce ad avvertire dell’imboscata la donna, ma questa preferisce farsi catturare piuttosto che esporre la propria famiglia alle inevitabili torture che sarebbero seguite alla sua fuga.
Risponde cosรฌ al prete che la implora di darsi alla macchia: โ๐๐ญ๐ป๐ข๐ณ๐ด๐ช? ๐๐ถ๐จ๐จ๐ช๐ณ๐ฆ? ๐๐ฆ๐ฎ๐ฎ๐ฆ๐ฏ๐ฐ ๐ฑ๐ฆ๐ณ ๐ด๐ฐ๐จ๐ฏ๐ฐ! ๐๐ช ๐ด๐ฐ๐ฏ ๐ฃ๐ข๐ฃ๐ฃ๐ฐ ๐ฆ ๐ฎ๐ข๐ฎ๐ฎ๐ข: ๐ข๐ณ๐ณ๐ฆ๐ด๐ต๐ฆ๐ณ๐ข๐ฏ๐ฏ๐ฐ ๐ญ๐ฐ๐ณ๐ฐ, ๐ต๐ฐ๐ณ๐ฎ๐ฆ๐ฏ๐ต๐ฆ๐ณ๐ข๐ฏ๐ฏ๐ฐ ๐ญ๐ฐ๐ณ๐ฐ. ๐๐ญ ๐ฎ๐ฆ๐ต๐ฐ๐ฅ๐ฐ ๐ฅ๐ฆ๐ญ๐ญ๐ข ๐ณ๐ข๐ฑ๐ฑ๐ณ๐ฆ๐ด๐ข๐จ๐ญ๐ช๐ข รจ ๐ฏ๐ฐ๐ต๐ฐ. ๐๐ฐ. ๐๐ข๐ฑ๐ข’ ๐ฆ ๐ฎ๐ข๐ฎ๐ฎ๐ข ๐ฏ๐ฐ๐ฏ ๐ฑ๐ฐ๐ต๐ณ๐ฆ๐ฃ๐ฃ๐ฆ๐ณ๐ฐ ๐ด๐ฐ๐ฑ๐ฑ๐ฐ๐ณ๐ต๐ข๐ณ๐ฆ ๐ถ๐ฏ๐ข ๐ฏ๐ฐ๐ต๐ต๐ฆ ๐ช๐ฏ ๐ค๐ข๐ณ๐ค๐ฆ๐ณ๐ฆ. ๐๐ฆ ๐ช๐ฐ ๐ฑ๐ฐ๐ต๐ณ๐ฆ๐ช ๐ด๐ฐ๐ฑ๐ฑ๐ฐ๐ณ๐ต๐ข๐ณ๐ฆ ๐ช๐ญ ๐ฑ๐ฆ๐ฏ๐ด๐ช๐ฆ๐ณ๐ฐ ๐ฅ๐ช ๐ด๐ข๐ฑ๐ฆ๐ณ๐ญ๐ช ๐ต๐ฐ๐ณ๐ฎ๐ฆ๐ฏ๐ต๐ข๐ต๐ช ๐ฑ๐ฆ๐ณ ๐ฎ๐ฆโ.
La sera del 6 gennaio 1945 viene arrestata dal Sicherheitsdienst e portata dapprima presso lโalbergo โCroce di Maltaโ di Udine, poi nelle carceri di via Spalato e infine, dopo giorni di torture e interrogatori, nei sotterranei degli uffici delle SS in piazza Oberdan a Trieste, dove rimane per 40 giorni.
Cecilia non parlerร mai, nemmeno quando le scariche di corrente elettriche e le bastonate le lesionano l’occhio sinistro.
Viene poi trasferita al carcere del Coroneo di Trieste, dove rimane per circa un mese. Il 4 aprile 1945 viene prelevata assieme ad altri 12 detenuti e condotta al campo di concentramento presso la risiera di San Sabba, dove viene gettata viva nel forno crematorio del campo.
La prossima volta che vediamo un cartello della toponomastica locale che riporta il suo nome, dedichiamole un pensiero.
แถ แตแตแต: แตโฑแตโฑแตแตแตโฑแต