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E’ vero che la bellezza sta negli occhi di chi guarda. In questi giorni fervono lavori di trinciatura dei residui colturali nei campi che attraverso di solito. A bordo campo qualche pianta rimane cocciutamente in piedi, nonostante l’autunno stia colorando pure lei dei colori tipici della stagione. Lo spiegone Γ¨ dedicato a una pianta invasiva, dal nome comune quasi denigratorio ma con una parte vegetale, il frutto, che trovo davvero affascinante per la perfetta disposizione geometrica. Si tratta del cencio molle (ππ£πΆπ΅πͺππ°π― π΅π©π¦π°π±π©π³π’π΄π΅πͺ).
E’ definita ‘π’π³π€π©π¦π°π§πͺπ΅π’ πͺπ―π·π’π΄πͺπ·π’’, nel senso che Γ¨ originaria di un altro continente, ma Γ¨ stata introdotta in Europa prima della scoperta dell’America (1492). Sul termine ‘invasiva’, dubito servano delucidazioni. Arriva dall’Asia, precisamente dall’area del Mar Nero con clima cosiddetto “sudsiberiano”, tipicamente steppico della Siberia meridionale. E’ coltivata fin da tempi preistorici e utilizzata come sostituto della juta (Cina) e come alimento, per quanto riguarda foglie e semi (Cina e Kashmir). Si Γ¨ poi espansa rapidamente in Nord America, Canada ed Europa mediterranea e sud-orientale, dove Γ¨ arrivata circa 4000 anni fa.
Sceglie di preferenza luoghi ruderali e incolti, argini di fossati e canali, ma sono i margini dei campi coltivati e irrigati i suoi habitat ottimali. L’alta invasivitΓ Γ¨ proprio causata dalle macchine agricole che sarchiando, mietendo e trebbiando le colture ‘gradite’, disperdono un’enorme quantitΓ di semi su aree vastissime. Al cencio molle basta poco: un terreno argilloso, umido, assolato, posto ad altitudini non superiori ai 300 mt. s.l.m. perchΓ© gradisce climi miti.
Il suo nome scientifico ππ£πΆπ΅πͺππ°π― π΅π©π¦π°π±π©π³π’π΄π΅πͺ in parte deriva dall’arabo (Abutilon = malva indiana; termine usato da Avicenna, 980-1037 d.C.), in parte Γ¨ una dedica a Teofrasto d’Efeso (371-287 a.C.), filosofo e botanico greco. Il nome comune invece si riferisce alle foglie, piuttosto grandi (15-20 cm.), cuoriformi e morbide. Tanto da assomigliare a stracci per le pulizie.
Il fusto arriva a misurare in media 150 cm.; eretto e robusto, si ramifica nella parte alta. Motivo per cui le infiorescenze sono numerose, dalla tipica forma di malva: una corolla a 5 petali. Il colore puΓ² andare al giallo smunto all’arancione intenso. L’impollinazione Γ¨ affidata agli insetti, soprattutto quelli melliferi (che producono miele), che approfittano del suo lungo periodo di fioritura (giugno – novembre).
Ed ecco il frutto, che sembra una coroncina perfettamente raggiata, composta da 10/15 sezioni, terminanti con un becco semirigido, che si getta verso l’esterno del frutto. Dapprima sono di colore verde, poi, con l’avanzare della stagione autunnale, diventano neri. Il termine scientifico, molto poco fantasioso e immaginifico, Γ¨: camario semigloboso con follicoli irsuti e deiscenti, disposti a corona.
All’interno di ogni “corona” sono contenuti circa 200 semi, neri e reniformi. Ogni pianta di cencio molle ne puΓ² produrre, in un anno, da 7’000 a 17’000. Hanno un’elevatissima vitalitΓ (anche di 50 anni in ambiente asciutto) e un tasso di germinazione, a 39 anni dalla caduta al suolo, del 43%. L’espansione della pianta, oltre all’efficiente riproduzione sessuale, Γ¨ facilitata anche dall’assenza di parassiti o malattie che ne possano controllare la diffusione.
Data la sua natura non invasiva in ambiente naturale, ma solo in quello coltivato e antropizzato, il suo impatto, almeno in Italia, Γ¨ ritenuto basso. Invece in Nord America Γ¨ considerata una delle peggiori piante infestanti e viene accuratamente monitorata. Si ottengono buoni risultati di controllo delle infestazioni, utilizzando erbicidi sintetici specifici, ma sono in avanzata fase di studio anche delle preparazioni microbiologiche (la famosa lotta biologica) a base di Colletotrichum coccodes, un fungo che solitamente attacca i pomodori. Non tutto il male vien per nuocere, insomma.
Infatti, la pianta ha anche dei pregi, oltre alla bellezza dei suoi fiori e alla meravigliosa geometria del frutto. La medicina popolare ne faceva ampio uso. I semi erano utilizzati per le proprietΓ emollienti, antinfiammatori, lassative e diuretiche, grazie ai principi attivi, quali mucillaggine e asparagina, contenti nella pianta. Sempre i semi pare fossero utili nell’eliminazione di ossiuri (vermi) dall’intestino dei bambini. Gli impacchi di foglie erano applicate su ferite cutanee, foruncoli ed ulcere, con effetto lenitivo e antisettico. Il thΓ¨ di radici riduceva i sintomi dell’incontinenza urinaria.
L’utilizzo moderno della pianta rimane quello ornamentale, con le dovute cautele nel limitarne la diffusione. Nell’orto Γ¨ consigliabile impedirne la proliferazione: semi e foglie del cencio molle inibiscono la crescita di ravanelli e rape. I frutti invece sono elementi apprezzati e ricercato di composizioni di fiori secchi.
Ah sì, dimenticavo: la pianta emana un odore, specie nei giorni umidi, davvero sgradevole.
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