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I termini “ππ¦π΅π’π³π¨π°”, “πͺπ£π¦π³π―π’π»πͺπ°π―𦔠e “π΅π°π³π±π°π³π¦” sono attinenti al mondo animale (a volte anche umano) usati spesso a sproposito; non sono sinonimi e ognuno di loro indica un comportamento adattativo tenuto da una specie animale o da un singolo individuo in risposta alle condizioni climatiche ed ambientali.
Ma andiamo per ordine.
Ibernazione e letargo comportano un rallentamento di tutti i fattori vitali di un individuo: abbassamento del ritmo cardiaco, degli atti respiratori, rallentamento del metabolismo e riduzione della temperatura corporea. Questi fattori inducono l’individuo in una modalitΓ a basso consumo: non mangia, non beve, non urina, non defeca (o lo fa molto meno che non durante la vita attiva).
Entrambe le modalitΓ interessano soprattutto animali endotermi, che producono il proprio calore corporeo da sΓ¨, indipendentemente dai fattori climatici, e sono indotte volontariamente dall’individuo. Ma c’Γ¨ una differenza tra i due metodi di sopravvivenza a un periodo temporale circoscritto (solitamente la stagione rigida, invernale, con poche risorse trofiche a disposizione).
L’ππππ§π£ππ―ππ€π£π permette all’animale, ad esempio l’orso, di svegliarsi a intermittenza, magari perchΓ© i mesi invernali non sono poi cosΓ¬ rigidi e c’Γ¨ la speranza di trovare qualcosa da sgranocchiare prima dell’arrivo della primavera. L’animale puΓ² anche riprendere, senza alcun danno, l’ibernazione e attendere tempi migliori per il risveglio definitivo.
Il π‘ππ©ππ§ππ€ invece dura 5-6 mesi e non prevede risvegli. Anzi, un risveglio indotto da fattori estranei (disturbo per attivitΓ antropica, presenza di un predatore o cambiamenti nelle condizioni del ricovero) puΓ² portare alla morte l’animale letargico. E’ per questo che le specie animali che vanno in letargo prediligono ricoveri inaccessibili, cavitΓ profonde e lontane da fonti di disturbo, ad esempio le marmotte, i ghiri, alcuni pipistrelli.
Invece rettili e anfibi, che sono ectotermi (regolano la temperatura corporea in funzione di quella climatica), sono indotti involontariamente dall’arrivo della cattiva stagione al π©π€π§π₯π€π§π.
Gli animali, dopo aver approfittato delle prime giornate rigide per trovarsi un ricovero sicuro – un anfratto o cavitΓ naturale – scivolano in uno stato di latenza, immobilitΓ e temperature corporee legate a quelle dell’ambiente esterno. Sono periodi brevi (possono durare anche solo 24 ore) e permettono all’animale di risvegliarsi ai primi segnali di giornate meno rigide, proprio per approfittare del calore ambientale in leggera risalita.
Il cambiamento climatico sta influendo pesantemente sui naturali cicli circadiani e stagionali di tutti i viventi del globo terrestre, ma ne accenno in un altro spiegone.
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