Cicoria comune

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Alla cicoria ho già accennato, qui: https://www.tangia.it/rosa-di-gorizia/ . Ebbene sì, anche la Rosa di Gorizia appartiene al genere 𝘊𝘪𝘤𝘩𝘰𝘳𝘪𝘶𝘮; ma lo spiegone odierno tratta della Cicoria comune o radicchio selvatico. Un genere davvero numeroso, con specie estremamente diverse tra loro, nell’aspetto, utilizzi e proprietà. Per capirci, sono cicorie il radicchio Rosso di Treviso, quello dei Castelfranco, l’Indivia.

La cicoria comune (𝘊𝘪𝘤𝘩𝘰𝘳𝘪𝘶𝘮 𝘪𝘯𝘵𝘺𝘣𝘶𝘴) possiede talmente tante proprietà e caratteristiche peculiari che potrei farne due spiegoni. Ma mi limiterò all’essenziale, giusto per farvi intuire quanto sia singolare una pianta ignorata e ritenuta banale e comune.

Cominciamo dalla distribuzione. La troviamo in tutto il continente eurasiatico, come progenitore dell’attuale radicchio coltivato. Gradisce ambienti ‘disturbati’: cigli stradali, parchi urbani e giardini, zone limitrofe ai coltivi o ruderali al di sotto della fascia montana. La conoscenza della pianta si perde nella notte dei tempi: già il “Papiro di Ebers”, un documento egizio di 4000 anni fa, la citava.

La pianta è perenne oppure bienne: in tal caso, nel primo anno nascono le foglie della rosetta basale, mentre il fusto, foglie e fiori compaiono solo il secondo anno. Le foglie spuntano in autunno e restano sul fusto tutto l’inverno. A inizio fioritura, cadono, lasciando il fusto pressoché glabro di foglie. Non è raro vedere sul fusto e sui rami della pianta, in estate, solo i fiori. Questi sono apprezzati dalle api mellifere che si nutrono abbondantemente del polline e del nettare. I 𝙛𝙞𝙤𝙧𝙞 sono ligulati (= a forma di lingua), con 5 denti su ogni linguetta (vedi foto), di colore azzurro intenso, più raramente bianchi. Al calar del Sole o all’arrivo di perturbazioni, i fiori si chiudono. Secondo un’altra fonte, i fiori si aprirebbero all’unisono alle 5 di mattina per chiudersi verso le 10 e indicherebbero sempre il Nord.

In cucina le foglie giovani sono apprezzate, soprattutto se cotte. Da crude sono amare, ma comunque gradevoli se mescolate ad altre varietà di verdure. Ma sono le radici la parte più apprezzata e utilizzata della pianta. Il botanico e medico padovano Prospero Alpini (1553 – 1616) nella sua opera De Medicina Egyptiorum (Venezia, 1591) ne auspicò l’uso a scopo terapeutico, come sostituto del caffè. A partire dal 1690 gli olandesi iniziarono a coltivarla – da cui il nome comune di “𝘤𝘢𝘧𝘧è 𝘰𝘭𝘢𝘯𝘥𝘦𝘴𝘦”. In seguito al blocco continentale (21 novembre 1806) voluto da Napoleone, con cui vietava l’attracco di inglesi nei porti francesi per boicottarne l’importazione di zucchero e caffè, la radice di cicoria, tostata e macinata, divenne succedaneo ufficiale del caffè. Nei periodi storici contrassegnati da crisi economiche o belliche, il caffè di cicoria è tornato regolarmente a riempire qualche tazzina.

Con le radici fresche pestate oppure cotte si ottiene una maschera rinfrescante ed emolliente da applicare sul viso, per combattere gli arrossamenti della pelle. Invece i principi attivi della cicoria comune sono in fase di studio per valutarne l’efficacia nel trattamento dell”alopecia androgenetica; i primi risultati appaiono incoraggianti. Sono utilizzati anche come coadiuvanti nelle terapie dimagranti e come depurativi e drenanti.

Nei paesi tedescofoni si prepara lo 𝙯𝙪𝙘𝙘𝙝𝙚𝙧𝙤 di cicoria comune: ad 1 parte di fiori freschi, triturati e pestati, si aggiungono 3 parti zucchero grezzo. Si mescola il tutto, lo si pone in un vaso di vetro al Sole finché non si forma una melassa. Un cucchiaio assunto in caso di tachicardia o reflusso gastrico pare alleviare di molto il disagio. Ma anche il 𝙫𝙞𝙣𝙤 è molto apprezzato: 2 cucchiai di radice di cicoria, 1 manciata di fiori di cicoria, 1 manciata di fiori di isoppo, 1 manciata di foglie di melissa, mezza stecca di vaniglia, 3 cucchiai di zucchero grezzo, vino rosso quanto basta per coprire tutti gli ingredienti. Travasare il tutto in un contenitore stagno, che va posto in un luogo caldo e agitato spesso. Dopo 2/3 settimane si filtra il liquido e si assume un cucchiaino al giorno, per combattere la melanconia e il malumore.

Sempre nei paesi nordici si crede che per apparire più piacevoli e accattivanti, ci si debba spalmare con un impasto fatto di foglie e radici di cicoria comune. Si racconta anche che la varietà bianca della cicoria protegga da ogni pericolo e guarisca ogni ferita. Non appena se ne vede una, bisogna legarla a un paletto conficcato nel terreno, altrimenti sparisce. Poi va estratta dal terreno, senza usare le mani nè oggetti in ferro. Meglio se si scava con il palco di un cervo. La radice di cicoria bianca, posta sotto al cuscino di una persona derubata, fa apparire nel sonno la figura del ladro al danneggiato. Come portafortuna bisogna raccogliere sette fiori all’alba e infilarli tra i capelli.

Invece nell’antichità si riteneva che la radice potesse rendere invisibili e che la pianta essiccata appesa fuori dalle abitazioni, le proteggesse da fulmini e incendi. Una leggenda rumena narra che il sole chiese in moglie una bellissima donna che si chiamava Domna Floridor, Donna dei Fiori. Lei non volle saperne, ed il sole indignato la trasformò in fiore di cicoria, condannato a fissare l’astro dal momento in cui appare e a richiudere i petali nel momento in cui scompare.

Da ultimo, torniamo agli utilizzi produttivi della cicoria comune. Dalle foglie si estrae un colorante blu. Dalle radici un biocarburante, uno sciroppo e un dolcificante alimentari; è usata nei birrifici per migliorare il sapore delle birre. I fiori sono acceleratori dell’attività batterica nelle compostiere. La pianta intera, se introdotta nel foraggio del bestiame, è capace di eliminare i parassiti intestinali degli animali.

ᶠᵒᵗᵒ: ᴹᵃʳⁱⁿᵉˡˡᵃ ᶻᵉᵖⁱᵍⁱ ᵖᵉʳ ᴬᶜᵗᵃ ᴾˡᵃⁿᵗᵃʳᵘᵐ

Cicoria comune
Cicoria comune