𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Il colle di Osoppo rappresenta ancora oggi, nonostante o forse proprio grazie all’implementazione e le migliorie apportate a studi scientifici, attrezzature di indagine e conoscenze geomorfologiche, un rompicapo difficilmente risolvibile. Per la sua posizione e conformazione piuttosto singolare, è stato fatto oggetto di reiterate e numerose indagini paleontologiche (e affini).
Nemmeno la stratigrafia, che agli occhi di una neofita e ignorante come me dovrebbe essere materia scientifica certa e inequivocabile, è univocamente determinata. Sono stati definiti alcuni “corpi conglomeratici”, come ad esempio quello denominato “𝘊𝘰𝘯𝘨𝘭𝘰𝘮𝘦𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘔𝘰𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘰” o il “𝘊𝘰𝘯𝘨𝘭𝘰𝘮𝘦𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘖𝘴𝘰𝘱𝘱𝘰”. Ma il come e il quando si siano formati, è ancora materia di dibattito e indagine.
Cos’è un conglomerato? E’ una roccia prodottasi in seguito alla sedimentazione di materiale derivante dallo smantellamento dei rilievi, poi cementatosi. Questo materiale può essere di diversa granulometria: si va dalle argille (con granulometria più sottile) ai massi veri e propri. Il nastro trasportatore che trascina tali materiali verso valle è sempre lei: l’acqua. Torrenti, fiumi, ghiacciai. Nella stratigrafia sedimentaria del Colle di Osoppo si sono rinvenute, per quel che riguarda la granulometria più minuta, sabbie silicee, sabbie carbonatiche, siltiti, come anche carbone fossile.
Ma si trovano anche conglomerati con evidenti ciottoli di dimensioni maggiori. Sono molto probabilmente ciò che resta di ben tre conoidi di deiezione (vedi spiegone sul Vegliato: https://www.tangia.it/vegliato/ ) di altrettanti corpi idrici che hanno solcato la piana di Osoppo.
La datazione di tutti questi diversi strati può essere fatta confrontando la composizione di quelli locali con sedimenti simili rinvenuti altrove. Sappiamo bene che l’odierno Friuli VG si è spostato sul globo terrestre da latitudini quasi antartiche, attraversando poi l’equatore, per finire, qualche milione di anni fa nella posizione in cui si trova oggi. In tutto quel “viaggiare”, oltre alle diverse condizioni climatiche, ha subito una cospicua sequenza di inabissamenti, emersioni, immersioni e riemersioni.
Il tutto condito dall’alternarsi di acque salate, dolci o salmastre, oppure assenza completa di corpi idrici. Ogni singola variazione di condizione, climatica o morfologica che fosse, ha comportato anche sostanziosi cambi di nicchie ecologiche che l’ambiente di volta in volta era in grado di offrire. La natura si adatta e seleziona gli organismi viventi che meglio vivono e si riproducono in una certa nicchia. Quindi, in sostanza, se un organismo d’acqua dolce si trova immerso in acqua salata, muore. Ma viene prontamente (“prontamente” può indicare anche milioni di anni) sostituito da un organismo più adatto a quella nicchia.
Conoscendo gli organismi che sono vissuti in un certo ambiente e in un certo lasso di tempo, si può ragionevolmente datare un sedimento che contiene gli stessi organismi. Questi organismi si chiamano “𝘧𝘰𝘴𝘴𝘪𝘭𝘪 𝘨𝘶𝘪𝘥𝘢” perché sono apparsi e vissuti sulla Terra per un periodo geologico (meglio se breve) e in ambienti (meglio se ampi) ben definiti.
Il colle di Osoppo serba all’interno delle sue stratigrafie sedimentarie numerosi fossili, gran parte marini: bivalvi, foraminiferi, gasteropodi, ostracodi. Ma anche pollini, riferibili a una flora tipicamente sub-tropicale, tra cui spiccano delle famiglie di gimnosperme che si sono poi evolute nelle odierne conifere. Sono presenti anche pollini di caducifoglie, tra cui il Sommaco (oggi diffuso soprattutto nell’Italia meridionale, da non confondere con lo Scotano, tipicamente “triestino”). E infine sembra che anche un dente fossilizzato di squalo, del genere 𝘏𝘦𝘹𝘢𝘯𝘤𝘩𝘶𝘴, faccia bella mostra di sè al Museo Friulano di Storia Naturale, trovato nel 1961 tra i ciottoli del colle di Osoppo.
Penserete che, stabilita la specie di “fossile guida” e/o polline, sia un gioco da ragazzi determinare l’età dello strato che li ospita. Magari lo fosse. Gli studiosi interpretano, leggono, confrontano e datano i sedimenti anche tenendo conto di numerose altre variabili. Vi ricordo che il colle di Osoppo è, in fin dei conti, un cumulo di detriti giunti lì da altrove, a cui si sono aggiunti e intercalati sedimenti formatisi in loco in tempi e condizioni diversissimi. Insomma un gran bel rompicapo che vede contrapporsi come minimo tre correnti di pensiero.
Non vi tedio oltre, perché dubito che sia di fondamentale importanza sapere chi pensa cosa. Questo spiegone è solo l’introduzione a uno successivo, che invece mi sta davvero a cuore. Quello sulle 𝙞𝙢𝙥𝙧𝙤𝙣𝙩𝙚 𝙛𝙤𝙨𝙨𝙞𝙡𝙞, trovate qualche decennio fa sulla parte sommitale del colle. Ho suscitato la vostra curiosità?
ᶠᵒᵗᵒ: ʰᵗᵗᵖˢ://ʷʷʷ.ᵃʳᶜʰᵉᵒᶜᵃʳᵗᵃᶠᵛᵍ.ⁱᵗ/ᵖᵒʳᵗᶠᵒˡⁱᵒ⁻ᵃʳᵗⁱᶜᵒˡⁱ/ᵒˢᵒᵖᵖᵒ⁻ᵘᵈ/
Girerò per il colle di Opoppo con occhio acuto da oggi in poi, alla ricerca di ostracodi, sommaco non triestícolo e soprattutto di foraminiferi simpatici! 😁
Ovviamente attendo prossimo spiegone! 😄
Lo spiegone sui piedoni è in fase di completamento. Potremmo organizzare “accurate campagne di studio e ricerca” sul e attorno al colle. Dotazione necessaria: guanti, cerotti e ginocchiere.