𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
In natura ogni comportamento e ogni adattamento selettivo ha una causa scatenante (o un buon motivo) che lo determina. Ma spesso noi, animali dotati di coscienza e intelligenza, non lo comprendiamo e, piuttosto che ricercarne i processi evolutivi, lo etichettiamo come strano e aberrante.
E’ il caso di alcuni uccelli rapaci. La monogamia delle coppie riproduttive è cosa ben nota (e ci gratifica), ma anche in questo caso la sensazione di comfort provata nel vedere entrambi i genitori impegnarsi nella costruzione del nido deriva da un presupposto sbagliato.
La coppia nidificante non sta assieme perché i due rapaci si sono scelti come compagni per la vita. No. Lo fanno per opportunismo: crescere la prole in due è meno faticoso e ha più successo che delegare la sopravvivenza della specie a una sola figura genitoriale.
Ma l’aspetto splatter deve ancora venire: mamma rapace solitamente depone due uova.
La specie ha deciso (o la selezione naturale per lei) che è meglio procreare poco e dedicare gli sforzi congiunti a un numero ridotto di piccoli (la cosiddetta strategia “K”). L’altra strategia animale (detta “r”) prevede invece reiterate cucciolate numerose, ma ben presto trascurate e abbandonate al loro destino.
Funzionano entrambe, sia ben chiaro, soprattutto quando l’ambiente non viene perturbato da fattori esterni (attività antropica, specie invasive, cambiamenti climatici, etc).
Torniamo ai nostri rapaci. Due uova, dicevamo.
La schiusa dei pulli avviene solitamente a giorni di distanza, dando un evidente vantaggio al pulcino nato per primo. Ha già banchettato abbondantemente, anche per il fratello ancora chiuso nell’uovo. Quando arriva il turno del secondo pullo, il fratello maggiore è pasciuto, arrogante e prepotente.
In alcune specie, questo si accanisce contro il minore addirittura in presenza dei genitori, che letteralmente gli lasciano carta bianca. E si dimostrano pure “complici”, continuando a nutrire solo il figlio maggiore (ai nostri occhi: il prediletto).
Ma la spiegazione c’è e ovviamente non è piacevole, sempre per la nostra morale antropocentrica.
Il secondo pullo fa da dispensa al primo. Il suo uovo è stato covato solo ed esclusivamente per permettere al fratello maggiore di cenare, in tempi di eventuale magra. La strategia si chiama “cainismo”; non mi dilungo sull’etimologia del termine, immagino sia evidente.
Eppure a volte gli inconvenienti capitano: il pullo/bullo muore, per malattia o per un altro intoppo. Ed ecco pronto il piano B: i genitori d’ora in poi concentreranno le loro amorevoli cure sul figlio superstite. Ammettetelo: vi siete immedesimati nel pulcino trascurato e avete pensato: “Che fortuna, nascere per essere bullizzato, sopraffatto e infine divorato da un parente stretto, salvo poi – colpo di scena – sopravvivergli nonostante un destino già segnato. Riscatto e vendetta!”
Ma non vi illudete, seguirà uno spiegone sulle mancate cure parentali nel mondo animale, e di come l’assenza (o poca presenza) dei genitori segni irrimediabilmente i comportamenti degli individui ignorati.
ᶠᵒᵗᵒ: ᵃᵍᵘⁱˡⁱˡˡᵃᶜᵃˡᶻᵃᵈᵃ.ᵇˡᵒᵍˢᵖᵒᵗ.ᶜᵒᵐ/