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In Friuli, nella zona dei Magredi, ospitiamo un souvenir di Mongolia. L’erba dei Tartari (šš³š¢š®š£š¦ šµš¢šµš¢š³šŖš¢) predilige l’ambiente steppico dei greti calcarei di torrenti planiziali ( = di pianura) come il Cellina e il Meduna. Sembra sia stata importata in Friuli tramite gli Ungari, popolo nomade che giunse fin qui, tra il IX e X secolo, alla ricerca di territori piĆ¹ ospitali.
La pianta fiorisce e fruttifica solo il secondo anno; il primo anno lo dedica allo sviluppo delle strutture vegetative – radice, fusto, foglie. Al suo disseccamento, il cespo si stacca dal fusto e rotola, sospinto dal vento, per le lande magre, ricordando vagamente anche i leggendari villaggi fantasma del Far West.
Edit: per chi, durante un’uscita naturalistica sui Magredi, mi ha chiesto – da buon friulano – se la Crambe sia commestibile, ecco qualche info gastronomica: http://www.clubaquilerampanti.it/crambe%20tartarica.htm
Ma visto lo stato di protezione totale di cui gode la pianta, vi invito a non strapparne nemmeno una frazione per l’assaggio. Brucate il tarassaco, semmai.
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