𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
In occasione di un trekking lungo il nostro “Re dei fiumi alpini”, il 𝙏𝙖𝙜𝙡𝙞𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤, ho avuto modo di studiare siti storici, di culto e di attività umane poste sulle sue rive. Di “materiale” ce ne sarebbe per scrivere decine di spiegoni, e poco a poco ve li farò leggere. Sempre se ne avrete voglia e mi farete l’onore.
Intanto oggi vi parlo di un gigante, chiamato 𝙍𝙚𝙥𝙧𝙤𝙗𝙤, che nel III secolo d.C. abitava in Licia (odierna Turchia). O forse si chiamava Offesus ed era di Canaan; l’agiografia non è una materia scientificamente precisa. Il gigante si mise alla ricerca del Signore più potente della Terra, a cui avrebbe offerto i suoi servigi. Giunse alla corte di un re, che aveva proclamato di essere invincibile. Reprobo decise di fermarsi presso il sovrano e seguirlo nelle sue attività.
Un giorno, assistendo allo spettacolo offerto da un menestrello che cantava delle vicende dell’umanità afflitta dal diavolo, vide il re farsi il segno della croce. Ne chiese il motivo e il suo signore gli confessò di temere il diavolo. Reprobo partì alla ricerca di quest’ultimo, che gli sembrò essere più potente del re. Senza troppo penare, Reprobo lo incontrò e gli chiese di poterlo seguire, reputandolo il signore più potente della Terra.
Poco tempo dopo, mentre i due attraversavano le campagne, giunsero a un bivio, dove era stata piantata una croce. Il diavolo cambiò repentinamente strada, evitando di passare nei pressi della croce. Reprobo chiese conto dell’atteggiamento del diavolo, che gli spiegò che su quella croce era morto Gesù e che lui era stato condannato a fuggire alla vista della croce. Il gigante abbandonò il diavolo, sicuro che non fosse lui il signore più potente della Terra, ma bensì Gesù.
La ricerca fu lunga e infruttuosa, fino a quando un eremita non suggerì a Reprobo di costruire una capanna sulla riva di un fiume impetuoso. Lì avrebbe potuto offrire, vista la sua stazza, aiuto ai viandanti e pellegrini che avessero voluto attraversare le correnti pericolose del corso d’acqua. Gesù, vedendolo prodigarsi per il prossimo, ne sarebbe stato felice e molto probabilmente gli avrebbe fatto visita. Il gigante seguì le indicazioni del saggio e si fece trasportatore e traghettatore di persone e merci da una sponda all’altra del fiume.
Un giorno si presentò alla sua dimora un bimbo che desiderava guadare il fiume. Reprobo accettò di buon grado di svolgere il servizio, anche perché il piccoletto era minuto e non gli sarebbe costata troppa fatica portarlo sulla spalla fino alla sponda opposta. Ma mentre si immerse nelle acque tumultuose, il peso del bimbo aumentò a dismisura e il livello dell’acqua si alzò improvvisamente. Con estrema fatica e a rischio della propria vita, depositò infine il fanciullo sulla riva. Reprobo si lamentò con lui per il peso enorme portato in spalla; mai aveva sopportato tanta fatica. Gli era sembrato di aver portato addosso il peso di tutto il mondo.
E fu proprio in quel momento che il fanciullo si rivelò al gigante: lui era Gesù e Reprobo si era effettivamente caricato sulla spalla il mondo intero, quello salvato dal martirio di Gesù. Da quel giorno Reprobo si chiamò Χριστός (Christós, “Cristo“) e φέρω (phérō, “portare”), ‘𝘾𝙤𝙡𝙪𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙤𝙧𝙩𝙖 𝘾𝙧𝙞𝙨𝙩𝙤’.
Ma la storia del santo non termina con la sua conversione a Gesù. 𝙅𝙖𝙘𝙤𝙥𝙤 𝙙𝙖 𝙑𝙖𝙧𝙖𝙜𝙞𝙣𝙚 (o da Varazze) – per inciso: non vi ricorda il personaggio di un romanzo storico capolavoro della letteratura italiana? – ci racconta la morte del santo, nella sua 𝙇𝙚𝙜𝙜𝙚𝙣𝙙𝙖 𝘼𝙪𝙧𝙚𝙖.
San Cristoforo accettò di buon grado di predicare il credo del Signore più potente della Terra. Si recò a Samo, in Licia, negli anni delle persecuzioni cristiane, operate prima dall’imperatore romano Decio (249 – 251 d.C.) e dal successore Valeriano poi (253 – 260 d.C.). Venne quindi catturato e invitato ad abbandonare la fede cristiana. Al suo rifiuto, fu condannato alla tortura tramite verghe di metallo roventi e frecce infuocate. Ma il santo non ricevette alcun danno; addirittura una delle frecce scoccate si arrestò a mezz’aria, tornando indietro e trafiggendo l’occhio dell’imperatore. Il tribunale decise quindi di decapitare san Cristoforo. Questo suggerì all’imperatore di bagnare l’occhio ferito col sangue che sarebbe sgorgato dal suo capo mozzato. L’imperatore seguì l’invito e riacquistò la vista, convertendosi a sua volta al credo cristiano. Invece san Cristoforo verrà, da allora, invocato per guarire dalle malattie relative alla vista.
L’iconografia occidentale raffigura il santo con Gesù seduto sulla spalla, mentre questo regge sulla punta delle dita il globo terrestre. Ed è nominato santo protettore di barcaioli, pellegrini, viandanti e automobilisti. Quanti di noi, o dei nostri genitori e nonni, non avevano appeso una medaglietta di san Cristoforo in auto? Il martirio di san Cristoforo si festeggia il 25 luglio sia dalla chiesa cattolica che ortodossa.
In oriente invece il santo è raffigurato con la testa di cane. L’origine di questo aspetto iconografico non è storicamente certo; sono innegabili però le numerose opere pittoriche religiose conservate a San Pietroburgo e Sofia che ritraggono il santo con fattezze canine. Qui un esempio: https://liturgicus.com/san-cristoforo-santo-trasporto-cristo-sulle-spalle
Una plausibile spiegazione associa “Colui che porta Cristo” fino all’estremo martirio, all’asinello che portò Gesù a Gerusalemme il giorno delle Palme. Anche l’asino era un “portatore di Cristo”; la rappresentazione iconografica collega quindi la testa di asino al santo, tramutandola successivamente in quella (forse più onorevole) di un cane.
Ma qual è il motivo di uno spiegone incentrato su un santo? Provate a pensare al Friuli, ai fiumi e ai torrenti che lo plasmano, ai suoi confini più orografici che politici, alle genti che l’hanno percorso e hanno avuto bisogno di guadare acque, percorrere antiche vie, attraversare territori non sempre amichevoli. Vi pare che invocare un santo protettore come Cristoforo non sia di buon auspicio? Fateci caso: sono numerose le chiese, poste soprattutto lungo il Tagliamento o altri corsi d’acqua, a recare un affresco, un dipinto o una statua del santo.
Ve ne elenco solo alcuni; a voi il divertimento di scoprirne l’ubicazione precisa.
- Chiesa san Antonio abate a San Daniele del Friuli
- Duomo di Spilimbergo
- Chiesa dei Santi Pietro e Biagio a Cividale del Friuli
- Chiesa di San Giovanni a Gemona del Friuli (con sorpresa)
- Chiesa SS. Pietro e Paolo a Valvasone
- Chiesa di san Girolamo di Rivis di Sedegliano
- Chiesa dei Battuti di Valeriano (Pinzano al T.to)
- Chiesa di San Giusto Martire di Gruaro
- Chiesa di Santa Croce a Baseglia (Spilimbergo)
Ovviamente mi auspico anche che ne aggiungiate, di san Cristofori dei vostri luoghi. Magari aguzzate l’occhio sull’elemento fluido in cui affondano solitamente i suoi piedi; sarà materia di futuro spiegone.