𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Continua la carrellata di spiegoni incentrati sulla fauna friulana; oggi è il turno della donnola, presente con due sottospecie. La 𝙙𝙤𝙣𝙣𝙤𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙪𝙣𝙚 (𝘔𝘶𝘴𝘵𝘦𝘭𝘢 𝘯𝘪𝘷𝘢𝘭𝘪𝘴 𝘷𝘶𝘭𝘨𝘢𝘳𝘪𝘴) e la 𝙙𝙤𝙣𝙣𝙤𝙡𝙖 𝙖𝙡𝙥𝙞𝙣𝙖 (𝘔𝘶𝘴𝘵𝘦𝘭𝘢 𝘯𝘪𝘷𝘢𝘭𝘪𝘴 𝘯𝘪𝘷𝘢𝘭𝘪𝘴), entrambe autoctone in Friuli VG, ma con una diffusione diversa. La comune vive a tutte le latitudini e altitudini, quella alpina solo dal collinare fino a 1500 mt. s.l.m. in ristrettissime zone delle Alpi Carniche e Giulie, tanto da essere considerata un relitto glaciale quaternario. Quest’ultima può vestire una livrea parzialmente o completamente bianca nella stagione invernale; la comune invece fa la muta da una pelliccia color bruno-rossiccia a bruno scuro, con la parte ventrale bianca.
D’inverno è facile scambiare la donnola alpina con l’ermellino, l’unica discriminante è la coda: molto lunga e con la punta nera nell’ermellino, corta e bianca nella donnola. Le misure della donnola sono assai varie per il dimorfismo sessuale e la presenza di sottospecie. Ma a spanne sono: 13-26 cm lunghezza corpo, 2-8 cm di coda, 40-250 gr di peso per il maschio. La femmina è decisamente più piccola.
E’ dunque la specie di 𝙢𝙪𝙨𝙩𝙚𝙡𝙞𝙙𝙚 più piccola, ma anche il 𝙘𝙖𝙧𝙣𝙞𝙫𝙤𝙧𝙤 più minuto presente oggi sulla Terra. Diffusissima nell’emisfero boreale, in Europa e Asia centro-settentrionale; presente nell’isola britannica, Stati Uniti centro orientali, Canada. E’ stata introdotta in alcune isole dell’Oceano Atlantico e Nuova Zelanda, dove ha “attecchito” talmente bene da rappresentare una grave minaccia per la biodiversità delle specie autoctone. Gradisce ambienti rurali, ampi prati, ghiaioni ed ecotoni boschivi; non fuggendo alla presenza dell’uomo, arriva ad occupare anche zone di periferie cittadine.
Come gran parte dei mustelidi (tasso – poverino – esclusa) ha forma allungata e cilindrica, molto affusolata. Le sue 𝙯𝙖𝙢𝙥𝙚𝙩𝙩𝙚 𝙘𝙤𝙧𝙩𝙚 le permettono movimenti scattanti e sinuosi, di strisciare sul terreno, di infilarsi in gallerie, stretti anfratti, tronchi cavi muovendosi a piccoli balzi e inarcando il dorso, proprio come farebbe un bruco. Le orecchie sono piccole, attaccate al capo, larghe e tonde e il musetto è a punta, abbastanza ampio.
Di cosa si nutre la donnola? Innanzitutto è utile sapere che caccia e si muove sul suo territorio sia di giorno che di notte. Preda soprattutto micromammiferi (topi e arvicole) ma anche ratti, giovani conigli e lepri. Ripiega in assenza di meglio, su anfibi e rettili (lucertole, orbettini, piccoli di serpenti). Compie una caccia feroce, basata sulla velocità e resistenza. Spesso sfinisce le sue prede inseguendole, per poi ucciderle con un morso secco alla gola.
Invece volpi, faine, martore, rapaci diurni e notturni, serpenti sono i suoi predatori più pericolosi. La competizione per ricoveri e ristori con altri mustelidi, oltre all’azione dell’uomo, che con la frammentazione del territorio, la costruzione di infrastrutture, l’uso di pesticidi e la caccia indiscriminata ne ha ridotto drasticamente il numero in regione, sono gli ulteriori fattori della presenza sempre più risicata del mustelide in regione.
E’ un animale solitario e piuttosto territoriale. Usa le marcature (soprattutto cacche, maleodoranti, posizionate su pietre sopraelevate) per delimitare il suo areale, ma accetta di buon grado la presenza di altri individui, femmine, non solo nel periodo dell’accoppiamento, cioè a primavera. La gravidanza di mamma donnola inizia immediatamente dopo il concepimento. Al contrario, altri mustelidi adottano la 𝘥𝘪𝘢𝘱𝘢𝘶𝘴𝘢 𝘦𝘮𝘣𝘳𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦, cioè l’impianto ritardato dell’embrione per scegliere il momento più opportuno per far nascere i cuccioli. I piccoli di donnola vengono partoriti ad aprile-maggio. In caso di “pasciona” e conseguente abbondanza di prede, si ha una seconda cucciolata a luglio-agosto.
I cuccioli, da tre a sette, sono da principio ciechi e sordi e vengono accuditi solo da mamma donnola. Questa inizia a svezzarli verso la terza settimana, ma fino al terzo mese di vita i cuccioli restano dipendenti dalla madre. A tre mesi vanno in dispersione e a quattro mesi sono sessualmente maturi. Vivranno in natura mediamente 3 anni, mentre in cattività arrivano a 10 anni di vita.
Le donnole soggiornano in tane sottratte alle prede: arvicole, rettili o nidi di uccelli. Le riempiono di peli, foglie, muschi per renderle più confortevoli; mamma donnola accumula scorte di cibo per coprire i primi dieci giorni di allattamento dei cuccioli.
Lo spiegone termina con alcune peculiarità dell’animale. E’ un ottimo scalatore, arrampicatore e nuotatore. Si addomestica facilmente ed entra in empatia col suo umano adottante. Se invece è infastidita nel suo habitat, può diventare particolarmente aggressiva. Il termine 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘰𝘭𝘢 deriva dal latino tardo 𝘥𝘰𝘮𝘪𝘯𝘶𝘭𝘢 “signorina”, diminutivo di 𝘥𝘰𝘮𝘪𝘯𝘢 “signora”, sincopato in 𝘥𝘰𝘮𝘯𝘶𝘭𝘢.
Essa rappresenta la capacità di smascherare la falsità, di andare oltre le apparenze; anche quelle che riguardano noi stessi, quelle che releghiamo in un angolo dell’inconscio rifiutandoci di accettare. Colui che gode delle capacità attribuite dal totem della Donnola è dotato di un grande intuito e quindi riesce a prevedere determinati eventi prima che accadono basandosi sull’analisi di tanti piccoli particolari.
In antichità i guerrieri erano soliti indossare pelli di questo animale per ottenere da esse l’abilità di anticipare le mosse dell’avversario. Di contro le persone con le caratteristiche della Donnola avvertono spesso il peso di tutto ciò che accade nel mondo. Riescono, inoltre, a immedesimarsi nel prossimo come nessun’altro sa fare. Proprio per quest’ultima peculiarità soffrono più di ogni altro individuo.
ᶠᵒᵗᵒ: ᵗʳᵃᵗᵗᵃ ᵈᵃˡ ʷᵉᵇ, ᵈⁱ ᵖᵘᵇᵇˡⁱᶜᵒ ᵈᵒᵐⁱⁿⁱᵒ
