๐๐จ ๐ฌ๐๐ฉ๐๐ฏ๐ข ๐๐ก๐?
In una delle mie escursioni ho attraversato un sentiero detto “dei faggi secolari”, ai cui lati si ergono creature del bosco davvero straordinarie. Sono esemplari di ๐๐๐๐ช๐จ ๐จ๐ฎ๐ก๐ซ๐๐ฉ๐๐๐ di una bellezza unica: contorti, feriti, traumatizzati, cocciuti e perseveranti. Sono evidentemente stati gestiti a ceduo, cioรจ il tronco principale, raggiunta una certa etร , รจ stato tagliato, stimolando il ricaccio di polloni. Questi saranno i futuri fusti che daranno l’aspetto maestoso all’albero (o meglio, alla ceppaia).
Il nome scientifico del genere deriva dal greco ‘๐ง๐ข๐จ๐ฆ๐ช๐ฏ’, cioรจ ‘mangiare’. Quello specifico dal latino ‘๐ด๐ช๐ญ๐ท๐ข’ = bosco; pianta che cresce nei boschi, nei luoghi selvosi.
Lo troviamo in ambito europeo fino a 1600 metri di altitudine, sopportando temperature anche piuttosto rigide. Tant’รจ vero che cresce bene anche in Scandinavia meridionale. Preferisce suoli ben drenati, freschi e umidi, ma sopporta anche climi secchi e terreni aridi. Difficilmente convive con altre essenze. In Friuli VG lo troviamo spesso accanto ad abeti, bianchi o rossi. La sua chioma, ampia e densa, lascia filtrare poca acqua piovana e ancora meno raggi solari al suolo. Nelle nostre faggete rappresenta quindi un limite alla biodiversitร , lasciando alle classiche piante di sottobosco ben poche risorse per vegetare.
Ha invece grande importanza ecosistemica. Fornisce legname, specie nelle foreste cedue, di facile lavorazione nonostante la sua durezza. Il cippato รจ apprezzato per l’ottima cellulosa, mentre il carbone (e il legname da brucio) sono ad alta resa calorica. In Friuli VG il mestiere del carbonaio e le fornaci di carbone vegetale hanno caratterizzato un’economia rurale di sussistenza piuttosto apprezzata in passato.
Ma veniamo al suo fondamentale ruolo nell’๐๐๐ค๐ฃ๐ค๐ข๐๐ ๐๐๐ก ๐๐ค๐จ๐๐ค. I dendrotelmi (spiegone qui:https://www.tangia.it/dendrotelmi-nel-bosco/ ), spesso presenti nei tronchi dei faggi vetusti, offrono piccole ma preziose riserve di acqua per animali assetati. Il fogliame, quello che in autunno ci fa impazzire per le colorazioni dal giallo ambrato al rosso fuoco, รจ un fondamentale isolante termico, nonchรฉ ricovero nei periodi di coperture nevose, per i micromammiferi, insetti, rettili e anfibi che abitano il sottobosco.
Vi ricordate il periodo di ‘๐ฑ๐ข๐ด๐ค๐ช๐ฐ๐ฏ๐ข’ finito sulle testate dei mezzi di comunicazione? ร un fenomeno ciclico che, secondo studi recenti, si verifica teoricamente ogni due anni. Ma i fattori che ne influenzano la ‘riuscita’ sono tali e tanti che noi ce ne accorgiamo solo quando coinvolge tutta la catena trofica del bosco. In pratica si tratta della sovrapproduzione dei semi del faggio, detti ‘๐๐๐๐๐๐ค๐ก๐’ che rappresentano prezioso cibo per varie specie animali (dall’orso alle arvicole).
Ogni 10-12 anni questo eccesso di faggiole disponibili implica una crescita “esponenziale” del numero di piccoli roditori, sciuridi, gliridi che animano la stagione estiva. Di conseguenza, anche i loro predatori (rapaci diurni e notturni, rettili, mustelidi, etc) possono permettersi cucciolate – in anni successivi – piรน numerose e prolifiche, contando su risorse trofiche piรน abbondanti del solito. Il rovescio della medaglia รจ che, all’aumentare dei predatori e allo stabilizzarsi della produzione di faggiole, la microfauna forestale รจ nuovamente destinata a ridursi in un’andamento altalenante, ma equilibrato (fintanto che l’uomo non decide di metterci mano).
Anche l’uomo ha provato a nutrirsi di faggiole, ma la loro debole tossicitร (dovuta a saponine e acido ossalico) ha invitato alla cautela. Le tossine sono perรฒ termolabili, cioรจ si eliminano col calore, tant’รจ che in periodi di magra, le faggiole venivano tostate, macinate e utilizzato come surrogato del caffรจ. L’alto contenuto di olii invece veniva sfruttato per alimentare olio per lampade e, sempre in tempi di ristrettezze economiche, per cucinare. Si รจ addirittura tentato di produrre farina dalle faggiole, ma i costi di produzione superavano di gran lunga gli introiti economici.
E ora vi svelo il luogo dove potete ammirare i faggi ritratti nelle foto che allego qui sotto (scattate dalle mie escursioniste di fiducia): da Piano d’Arta salite al bivacco Lander. Poco prima di giungervi, la cartellonistica vi avverte che state attraversando un tratto di bosco davvero unico. Ma sono sicura, che ben prima dei pannelli informativi, vi sarete accorti della maestosa presenza dei faggi.