𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Let it snow, let it snow, let it snow…
La neve è quel fenomeno meteorologico che scatena sentimenti opposti (tra chi ne teme gli effetti sulla mobilità e si preoccupa della sua rimozione e chi invece apprezza l’atmosfera gioiosa e leggiadra provocata dal manto candido); la moderna nivologia – la branca delle meteorologia che la studia – specifica che è una precipitazione atmosferica formata da una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio.
Ma l’interesse scientifico, metodico e documentale per la neve e i fiocchi che la compongono nasce alla fine del XIX secolo, grazie a 𝘞𝘪𝘭𝘴𝘰𝘯 𝘈𝘭𝘸𝘺𝘯 𝘉𝘦𝘯𝘵𝘭𝘦𝘺 (1865 – 1913, Jericho – USA). All’età di 15 anni sua madre gli regala un vecchio microscopio di seconda mano con cui il ragazzo, curioso e intraprendente, inizia ad osservare i cristalli di ghiaccio.
Le loro forme lo affascinano, la complessità è elevatissima e al ragazzo appare evidente che le strutture differiscono da cristallo a cristallo. Purtroppo il rapido scioglimento dei fiocchi non gli lascia il tempo necessario per disegnarne forme e contorni. Chiede quindi ai genitori, agricoltori non proprio facoltosi, una macchina fotografica in regalo. Attenderà alcuni anni, ma verrà accontentato il giorno di Natale del 1884.
Collegando il microscopio alla macchina fotografica e posando in ambiente freddo i singoli cristalli su un fondo di velluto nero, che ne permette l’esaltazione dei più piccoli particolari, scatta la sua prima foto il 15 gennaio 1885. Nei successivi 28 anni fotografa oltre 5000 singoli cristalli e, coadiuvato George Perkins, professore di storia naturale all’Università del Vermont, giunge alla conclusione che non ne esistono due perfettamente identici.
La passione per la fotografia naturalistica e le condizioni ambientali in cui lavora, gli procurano una polmonite che ne causa il decesso il 23 dicembre 1931. Postumo verrà pubblicata una sua raccolta di fotografie “𝘚𝘯𝘰𝘸 𝘊𝘳𝘺𝘴𝘵𝘢𝘭𝘴” in cui descrive i fiocchi come “𝘱𝘪𝘤𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘮𝘪𝘳𝘢𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘥𝘪 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘦𝘻𝘻𝘢” e i cristalli “𝘧𝘪𝘰𝘳𝘪 𝘨𝘩𝘪𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢𝘵𝘪”.
Ma come si spiega la loro infinita varietà? La risposta sono le diverse condizioni ambientali (umidità, temperatura, pressione, altezza, etc) in cui si formano, e quelle che incontrano durante la loro caduta, fino a raggiungere il suolo su cui si depositano. Si deve poi tenere conto che ogni cristallo è composto da miliardi di molecole d’acqua e la combinazioni possibili sono davvero incredibilmente numerose, pressoché (sottolineo pressoché) infinite.
Al di là delle delucidazioni scientifiche, godiamoci pure lo spettacolo di una nevicata e torniamo bambini spensierati, giocandoci senza inibizioni e apprezzando l’atmosfera ovattata che ci regala. In fin dei conti ogni nevicata è un evento irripetibile.
ᶠᵒᵗᵒ: ˢᵗⁱˡᵉᵃʳᵗᵉ.ⁱᵗ