๐๐จ ๐ฌ๐๐ฉ๐๐ฏ๐ข ๐๐ก๐?
Durante un’escursione in Carnia, un accompagnato mi ha chiesto delucidazioni in merito a una scritta, incontrata casualmente lungo il sentiero percorso. Recava la scritta “๐๐ค๐ก๐ ๐ฉ๐ ๐ฉ๐ง๐๐”. Sul momento ho saputo rispondergli solamente che รจ un’espressione, tipicamente friulana, bonaria e amichevole per augurare a una persona che il fulmine lo colpisca. Senza serbare rancore, sia ben chiaro. Messami la pulce nell’orecchio, sono andata a cercare l’origine dell’invocazione. Questa, che copio da “๐๐ฐ๐ต ๐ญ๐ข ๐ฏ๐ข๐ฑ๐ฆ” mi pare la piรน esaustiva e ineccepibile.
Secondo la religione etrusca, le divinitร manifestavano agli uomini il proprio valore, scagliando folgori sulla terra. Seneca sostiene che solo nove dรจi potevano lanciare i fulmini, tra questi Uni (Giunone), Menrva (Minerva), Velchans (Vulcano), Maris (Marte) e Satre (Saturno). Ma il piรน potente di tutti era Tiniaย (Giove), che poteva scagliare sulla terra tre tipi diversi di fulmini.
Il โ๐ง๐ถ๐ญ๐ฎ๐ฆ๐ฏ ๐ฑ๐ณ๐ฆ๐ด๐ข๐จ๐ถ๐ฎโ con il quale il dio si limitava a dare un avvertimento all’interessato. Il โ๐ง๐ถ๐ญ๐ฎ๐ฆ๐ฏ ๐ฐ๐ด๐ต๐ฆ๐ฏ๐ด๐ฐ๐ณ๐ช๐ถ๐ฎโ che solo impauriva chi se lo vedeva cadere vicino. E il โ๐ง๐ถ๐ญ๐ฎ๐ฆ๐ฏ ๐ฑ๐ฆ๐ณ๐ฆ๐ฎ๐ฑ๐ต๐ฐ๐ณ๐ช๐ถ๐ฎโ, quello devastante, definitivo, scagliato per distruggere e annientare, usato da Tinia come ๐ฆ๐น๐ต๐ณ๐ฆ๐ฎ๐ข ๐ณ๐ข๐ต๐ช๐ฐ, quando si rendeva conto del deludente risultato dei primi due. Insomma, i fulmini non venivano scagliati a casaccio.
Per gli dรจi ilย fulmen era l’๐ข๐ถ๐ด๐ฑ๐ช๐ค๐ช๐ถ๐ฎ ๐ฎ๐ข๐น๐ช๐ฎ๐ถ๐ฎ, il segno piรน importante e perciรฒ era essenziale perย lโ๐๐ง๐ช๐จ๐ฅ๐๐๐ ๐๐ช๐ก๐๐ช๐ง๐๐๐ฉ๐ค๐ง (l’interprete dei fulmini) conoscere le pratiche rituali ed espiatorie da mettere in atto per la caduta delle folgori. Infatti, tutti coloro che venivano a contatto con le tracce lasciate per lo piรน tronchi bruciacchiati e animali carbonizzati, diventavano in quanto contaminati, impuri. Il sacerdote provvedeva a purificarli con particolari riti espiatori, tra cui il โsotterramento del fulmineโ e di quanto da esso toccato, seguito dal sacrificio di pecore nere alle divinitร ctonie (sotterranee).
Riguardo ai fulmini, anche i Romani ebbero la stessa opinione. Con l’avvento del Cristianesimo poteva andar perso tutto questo rapporto โpaganoโ con le forze del cielo? Certamente no. Il fulmine era pur sempre una misteriosa manifestazione di forza, ascrivibile ora all’onnipotenza di Dio, con cui dall’alto dei cieli, egli ammoniva impauriva e colpiva i poveri cristi.
Erano cambiati gli dรจi, ma gli effetti dei fulmini erano chiaramente gli stessi, forse meno pregni di magie e di superstizioni, ma comunque riferibili dal popolino alle ire del Padreterno o di qualche malefico demone. Da qui i nostriย โ๐๐ค๐ก๐ ๐ฉ๐ ๐ฉ๐ง๐๐โ e โ๐๐ค๐ก๐ ๐ฉ๐ ๐๐ง๐๐โ (la folgore ti colpisca, la folgore ti incenerisca), da noi rivolti spesso col sorriso sulle labbra a qualche malefico guastafeste o invadente scocciatore. Un modo come un altro per mandare elegantemente e in ๐ข๐๐ง๐๐ก๐๐ฃ๐๐๐ qualcuno a quel paese. Mistero, magia, superstizione, forze arcane che solo gli dรจi sapevano gestire.
Poi arrivรฒ il Secolo dei Lumi e con esso il poliedrico Benjamin Franklin, che nel 1752 inventรฒ il parafulmine. Da allora la maggior parte dei fulmini andรฒ non piรน in lร dove volevano gli dรจi, ma dove volevano gli uomini. Fulmini, perรฒ non meno ๐ฑ๐ฆ๐ณ๐ฆ๐ฎ๐ฑ๐ต๐ฐ๐ณ๐ช๐ข, distruttivi e annientatori di quando li scagliava Tinia, il boss del pantheon etrusco.ย
