𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
La guida naturalistica si documenta opportunamente e correttamente su tutti gli ambienti che frequenta. In teoria; poi in pratica, dà ampio spazio alle preferenze e alle inclinazioni. Solo così potrebbero nascere i miei spiegoni. Considerato l’ambiente in cui opero quest’estate e le specie vegetali e animali nuove che incontro, qualche approfondimento mirato l’ho svolto. E ho scoperto cose assai interessanti sui 𝙜𝙖𝙗𝙗𝙞𝙖𝙣𝙞 𝙧𝙚𝙖𝙡𝙞 𝙯𝙖𝙢𝙥𝙚𝙜𝙞𝙖𝙡𝙡𝙚 (𝘓𝘢𝘳𝘶𝘴 𝘮𝘪𝘤𝘩𝘢𝘩𝘦𝘭𝘭𝘪𝘴).
E’ un uccello di notevoli dimensioni. Lungo 52-58 cm, con un’apertura alare di 120-140 cm e un peso che supera agevolmente il chilogrammo da adulto. Il piumaggio delle ali dell’adulto è grigio superiormente, con la punta nera e macchie bianche. Il restante piumaggio è bianco. I piedi palmati sono ovviamente gialli, come anche il becco, massiccio e robusto, con una 𝙢𝙖𝙘𝙘𝙝𝙞𝙤𝙡𝙞𝙣𝙖 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙖 sulla mandibola inferiore. Tenete presente questo particolare anatomico.
I pulli di gabbiano reale invece posseggono un piumaggio grigio-marrone, zampe grigie e la testa variamente colorata, dal bianco striato a tonalità più scure. Dovrà attendere quattro anni prima di poter sfoggiare il piumaggio da adulto.
Mentre il pulcino è in grado di emettere un solo pigolìo acuto e penetrante, l’adulto dispone di una grande varietà di vocalizzi, tra schiamazzi, stridii, borbottii ecc. che usa per comunicare tra cospecifici.
Cospecifici che stanno diventando sempre più numerosi, soprattutto in aree in cui la loro presenza era sporadica. Originariamente erano diffusi nelle regioni mediterranee tra Gibilterra e Turchia, con qualche popolazione sedentaria e piuttosto occasionale nell’alto Adriatico. Il naturalista ornitologo Graziano Vallon (Dalmazia, 25 marzo 1851 – Palmanova, 26 aprile 1926) racconta di aver incontrato un esemplare nella laguna di Marano; evento evidentemente eccezionale per l’epoca.
Oggi il gabbiano reale si è diffuso ampiamente, con nidificazioni anche in Nord Europa. E non si limita agli ambienti prettamente marittimi o lagunari. Ha trovato risorse trofiche e ricoveri anche sui grandi laghi e nelle città, scegliendo zone poco antropizzate, ma non disdegnando la vicinanza dell’uomo.
La sua alimentazione è composta da pasci, ratti, uova e nidiacei, carcasse e rifiuti commestibili provenienti dalle attività umane. E’ proprio la sua estrema adattabilità a diete molto varie, che lo ha portato a colonizzare habitat condivisi con l’uomo. Le discariche sono un’attrazione irresistibile per un onnivoro vorace come il gabbiano. E’ intelligente al punto da riuscire ad approfittare anche dei cassonetti urbani più facilmente accessibili.
La città offre, oltre a numerosi luoghi di nidificazione e a fonti di cibo, anche assenza di predatori. Ecco spiegata la rapida e, per certi versi, preoccupante espansione di gabbiani anche nell’entroterra.
Torniamo ai pulli. Mamma gabbiana depone uno o due uova, che cova per un mese scarso, in un nido poco strutturato e molto disordinato. I pulcini abbandonano il nido dopo circa 40 giorni; 40 giorni in cui mangiano di continuo, mettendo in difficoltà i genitori, alla costante ricerca di cibo per la prole.
Mamma e papà gabbiano catturano in volo uccelli oppure catturano pesce in acqua o rovistano a terra in cerca di scarti alimentari. Lo ingurgitano e lo portano al nido, pronti a rigurgitarlo in risposta alla fame del pulcino. Ma compiono questo atto solo e soltanto se il pulcino preme sul “𝙗𝙤𝙩𝙩𝙤𝙣𝙚 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙤” posto nella parte bassa del becco dell’adulto (vedi foto). Se il pulcino non becca il puntino rosso, il genitore non rigurgita. Al contrario, se il genitore non presenta il puntino rosso, il pulcino resta in attesa, ma non pretende cibo.
Questo atteggiamento è stato studiato da alcuni biologi, che hanno modo e tempo per chiedersi i “perché” più strampalati dell’universo. E hanno condotto uno studio molto preciso e articolato su questo fenomeno. Si sono chiesti il motivo di questo “𝙨𝙩𝙞𝙢𝙤𝙡𝙤 𝙘𝙝𝙞𝙖𝙫𝙚” evoluto dalla specie.
Hanno quindi selezionato alcuni nuclei famigliari di gabbiani randomizzati. Hanno catturato gli adulti, coprendo loro la macchia rossa. Una volta liberati questi sono tornati al nido col gozzo pieno. Ma i pulcini sono rimasti immobili, non sapendo come comportarsi in assenza del puntino rosso. E sono rimasti a stomaco vuoto.
Come controllo, i biologi hanno piazzato davanti ai pulcini di gabbiano oggetti ben poco rassomiglianti ai genitori: un pupazzo bianco-grigiastro con in cima una protuberanza gialla munita di puntino rosso. I pulcini si accanivano a beccare quello, aspettandosi il cibo che non arrivava.
In sostanza, perché il pullo riceva nutrimento, serve il bottoncino rosso che dev’essere beccato dallo stesso. In mancanza di bottoncino o di beccata mirata, l’adulto non rigurgita e il pullo muore di fame. Lo studio sui “𝘱𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘯 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘥𝘶𝘢𝘭𝘪 𝘦 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘯𝘪𝘮𝘢𝘭𝘪” è valso il premio Nobel al biologo, etologo e ornitologo olandese 𝙉𝙞𝙠𝙤𝙡𝙖𝙖𝙨 𝙏𝙞𝙣𝙗𝙚𝙧𝙜𝙚𝙣 (condiviso coi colleghi Karl von Frisch e Konrad Lorenz) per la Fisiologia e la Medicina nel 1973.