Grifone

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Vi avevo promesso una carrellata di fauna friulana e, visto che sto studiando i miei dintorni, oggi tocca al 𝙜𝙧𝙞𝙛𝙤𝙣𝙚 (𝘎𝘺𝘱𝘴 𝘧𝘶𝘭𝘷𝘶𝘴).

E’ un rapace diurno di grandi dimensioni. L’apertura alare raggiunge i 280 cm e il peso dell’adulto supera i 10 kg. E’ un avvoltoio, uno delle 23 specie esistenti al mondo, divisi in avvoltoi del Vecchio Mondo e del Nuovo Mondo. Le due sottofamiglie non sono strettamente imparentate tra loro (cioè si sono evolute senza un parente filogenetico affine abbastanza recente) e quindi rappresentano una 𝙘𝙤𝙣𝙫𝙚𝙧𝙜𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙚𝙫𝙤𝙡𝙪𝙩𝙞𝙫𝙖.

Questa avviene quando due specie viventi frequentano ambienti o nicchie ecologiche simili, cioè con caratteristiche morfologiche, climatiche, trofiche quasi uguali. Sono queste caratteristiche a selezionare gli individui più adatti che, rispondendo alle necessità e agli stimoli ambientali, tendono ad assomigliarsi sempre di più, lungo le loro linee evolutive.

Torniamo al nostro grifone, definito rapace, ma in realtà è un consumatore seriale di carcasse (detto “𝙣𝙚𝙘𝙧𝙤𝙛𝙖𝙜𝙤”). Non caccia attivamente, si ciba di ciò che altri animali o l’ambiente hanno ucciso. Ha l’ingrato ma anche utilissimo scopo di spazzino degli ambienti montani. Ovviamente ha adottato strategie e tecniche peculiari per reperire le sue risorse trofiche.

Una 𝙫𝙞𝙨𝙩𝙖 acutissima per scorgere le carogne. La capacità di digiunare per tempi prolungati. Il 𝙫𝙤𝙡𝙤 𝙥𝙡𝙖𝙣𝙖𝙩𝙤 per raggiungere il cibo col minor dispendio energetico. Lo sfruttamento delle correnti ascensionali, sempre per ridurre il consumo di energia, che gli permettono di arrivare a quote di 6000 metri e rimanere in volo per centinaia di chilometri senza sbattere le ali. La 𝙘𝙖𝙘𝙘𝙞𝙖 “sociale” o “gregaria”: quando un individuo scova una carcassa, scende sul bersaglio in volo planato; i grifoni vicini in perlustrazione, lo seguono planando a loro volta in strette spirali. Il planaggio a strette spirali sembra essere il segnale in codice che i grifoni a vista leggono come disponibilità di cibo e che li fa accorrere numerosi anche da 10/12 km di distanza. Per inciso: la spartizione del cibo non avviene sempre pacificamente; spesso sono messe in discussione le gerarchie e gli ordini di arrivo.

Anche il 𝙥𝙞𝙪𝙢𝙖𝙜𝙜𝙞𝙤 è funzionale al cibo consumato: il collo è glabro, per evitare che carne in decomposizione ci si attacchi. Alla base del collo è presente un collare di piume che fa da bavaglino ed impedisce a suddetta carne di sporcare le piume del torso. Pure le zampe sono glabre, sempre per una questione igienica.

Fino agli anni ’60 il grifone nidificava spontaneamente nelle Alpi Carniche e Giulie. Le nostre montagne sono comunque al limite dell’areale di nidificazione e l’ecologia insegna che le specie in declino abbandonano per prime proprio queste zone, che come rete trofica e risorse sono meno promettenti. Il grifone abbandona quindi le nostre Alpi come luogo riproduttivo, per bracconaggio, frammentazione degli habitat, attività antropiche.

A cavallo degli anni ’80 torna a transitare per i cieli della regione; la sua presenza è registrata tra maggio e fine settembre, ma non diventa stanziale. La Spagna invece sembra essere più gradita ai rapaci, contando 35’000 coppie nidificanti, e nel 1992 ben 75 individui – tutti esemplari orfani o incidentati, prossima alla re-immissione in libertà – vengono donati alla Riserva Naturale Regionale di Cornino (spiegone qui: https://www.tangia.it/la-riserva-di-cornino/ )

Inizialmente si contano numerosi decessi per elettrocuzione, incidenti, bracconaggio; solo nel 1996 cala la mortalità. La biologia del grifone lo fa diventare sessualmente maturo a 6 anni, con un solo uovo deposto ogni anni. Facile comprendere come natalità e mortalità abbiano grande peso sulla numerica degli individui gravitanti nell’area protetta.

Negli anni le coppie stanziali sono aumentate, fino a contare oltre 30 coppie nidificanti e un via vai di 150/200 grifoni migranti che non disdegnano il carnaio allestito a ridosso delle pareti strapiombanti di Monte Prât. I nidi, inizialmente sparsi solo nelle Prealpi (valle del Tagliamento), ora vengono individuati anche in Carnia (Amaro, Villa Santina, Strabut). Nel 2020 risultano involati ben 44 nuovi individui, unica colonia dell’arco alpino in crescita ed espansione di areale.

Alcuni grifoni sono dotati di un sistema satellitare applicato sul dorso, avente lo scopo di monitorare i loro spostamenti e le loro condizioni di salute. Dati quali velocità, altezza di volo, chilometri percorsi, orari di maggiore attività sono preziosi per lo studio della loro biologia e dell’ecologia degli ambienti frequentati. Si rilevano le rotte migratorie e l’home range, si possono individuare o delocalizzare strutture impattanti, quali ad esempio le pale eoliche.
Nei pressi del carnaio è stata installata una webcam consultabile liberamente qui: http://81.174.43.109:15003/cgi-bin/mjpeg?framerate=2&resolution=640×480
I grifoni inanellati sono quindi riconoscibili e testimoniano che il luogo è frequentato da individui provenienti da Croazia, Francia, Spagna, Bulgaria, Serbia e Israele, oltre ad accertare il ritorno di quelli liberati nella Riserva.

Abbiamo un’eccellenza tutta friulana a due passi da casa, approfittiamone per conoscerla, perché solo chi conosce, protegge e tutela.

Altre info sulla Riserva e il progetto le trovate qui: https://www.riservacornino.it/chi-siamo/la-riserva/
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Grifone
Grifone immortalato nei pressi della Riserva Naturale Regionale di Cornino