I tigli del Tagliamento

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

L’estate scorsa ho avuto la fortuna sfacciata di collaborare con un’artista creativa, vulcanica e propositiva, Mina. In occasione di uno degli eventi da lei curati, ho assistito rapita al racconto de “I tigli del Tagliamento”. La mia memoria già allora faceva acqua da tutte le parti e mi sono astenuta dal riportare una versione inadeguata e monca del racconto fatto da Mina. Ma il destino a volte ci mette lo zampino, e sono incappata in un libro che narra numerose leggende e favole, che per filo conduttore hanno il nostro magnifico Fiume; tra di esse ho ritrovato quella dei tigli.

Eccovi una versione leggermente rivisitata per esigenze editoriali.

Tanti anni fa le sponde del Tagliamento erano fittamente coperte da piante di tiglio; il nome stesso del fiume pare derivare dal nome scientifico “Tilia” dell’albero. A quei tempi, San Pietro cercava una dimora per sua madre. La signora era ben nota per le sue azioni perfide e il caratteraccio scontroso e pestifero. Il paradiso quindi le era stato negato, ma il figlio, proprio perché santo, non poteva certo abbandonare sua madre all’oblio e all’incuria.

San Pietro sceglie una casetta dimessa, posta lungo il greto del Tagliamento, lontana da villaggi o altri insediamenti, ma con panorami strepitosi sull’arco alpino e un’atmosfera serena tutt’attorno. Il vicino boschetto di tigli offre fresca ombra d’estate, ospita uccellini cinguettanti e consegna delicati profumi floreali alla brezza mattutina. L’anziana madre brontola ancora prima di aver preso possesso dell’abitazione. Si lamenta che il luogo è ameno, troppo isolato e privo di stimoli.

Il santo, ridacchiando fra sé e sé, si convince che il nuovo ambiente ammorbidirà sicuramente la cattiveria della madre. Si congeda da lei, assicurandole che sarebbe giunto dal paradiso a farle visita ogni settimana. La vecchia non perde tempo e, scesa sul letto del fiume, intravvede un gruppo di boscaioli intenti a ripulire l’alveo. Li irretisce con mille moine e infine, allungando qualche denaro, li convince a radere al suolo tutti i tigli cresciuti davanti alla sua abitazione. Terminati i lavori di disbosco, la vecchia pianta in fretta e furia tra i sassi un’intricata distesa di rovi.

Alla prima visita del santo figlio, questi strabuzza gli occhi dinnanzi allo scempio operato dalla madre. Lei si giustifica maliziosamente, affermando che in quel roveto avrebbe colto grosse more, con cui avrebbe preparato deliziosi manicaretti per il figlio. San Pietro, abituato all’animo incorreggibile della genitrice, compie un miracolo e fa spuntare, stavolta sul retro della casa, un boschetto di tigli, ancora più grande e rigoglioso di quello precedente.

Stanco per le emozioni provate, ma felice per aver rimediato allo sgarbo materno, si addormenta tra l’erba fresca, cullato dallo scorrere dell’acqua tra i ciottoli del Tagliamento. Al suo risveglio promette alla madre che sarebbe tornato presto a trovarla, per non farle mancare la compagnia. Lei, dal canto suo, non vede l’ora che il figlio parta, in modo da lasciarle il tempo per combinare altre malefatte.

Si rende conto che l’estate sta per terminare e che la legnaia della sua nuova dimora è vuota. “Evviva” – pensa – “ho trovato una scusa buona per abbattere tutti i tigli appena piantati da Pietro. Devo riempire la legnaia”. Ma i boscaioli hanno terminato i loro lavori da alcuni giorni e sono tornati al paese d’origine. La vecchia non si capacita di tanta sfortuna ed esclama: “Per Belzebù, darei qualsiasi cosa a chi mi aiutasse a liberarmi di quegli inutili alberi”.

Dal sentiero petroso si avvicina a passo lento un signore distinto; ha ascoltato l’imprecazione della vecchia e le si presenta: “Eccomi, mi hai chiamato; sono Belzebù e ti darò una mano a ridurre il boschetto a ciocchi di legna per il tuo caminetto”. La vecchia esulta, ma subito si adombra: “E cosa vorresti in cambio per tutto quel lavoro?”. Il signore replica: “Metà della legna del boschetto, chè all’inferno ce n’è sempre bisogno… e la tua anima”.

L’anziana si rallegra, il prezzo da pagare non le pare nemmeno esagerato. E in fin dei conti, nonostante abbia viaggiato in lungo e in largo, l’inferno ancora non l’aveva visitato. Accetta divertita la proposta di Belzebù, il quale dà immediatamente inizio ai lavori di disbosco, chiamando a raccolta quattro diavoli attrezzati di tutto punto. Entro sera il boschetto è raso al suolo, ma l’euforia dilaga.

Belzebù comanda ai suoi sottoposti di continuare ad abbattere altri tigli, fin dove giunge lo sguardo. San Pietro, come promesso, torna a fare visita alla madre di lì a poco. Costernato dalla desolante distesa di sassi e pietre, laddove fino a pochi giorni prima troneggiavano splendidi tigli, chiede spiegazioni alla madre. Questa, con tono arrogante e di sfida, replica: “Un mio conoscente mi ha aiutato a riempire la mia e la sua legnaia. Anzi, visto che tu mi lasci qui da sola per lunghissimi periodi, vado a trovarlo, così ci teniamo compagnia.”

San Pietro, intuendo i programmi della madre, la saluta e le raccomanda di non combinare altri guai, specie in casa del conoscente. Lei ricambia il saluto e, fardello sulla schiena, si allontana dalle terre bagnate dal Tagliamento, in direzione inferno. Belzebù le spalanca le porte della sua dimora, felice di aver conquistato una nuova anima.

La felicità dura ben poco. Dopo alcuni giorni l’inferno è scosso da litigi, pettegolezzi, dispetti e faide fra diavoli. Belzebù si reca da san Pietro e lo implora di riprendersi sua madre. Il santo, allargando le braccia in un finto gesto sconsolato, risponde alle suppliche del diavolo: “La riprenderei più che volentieri, ma come hai potuto constatare anche tu, lei fa sempre di testa sua. Non riuscirei mai a farle cambiare idea. Sarà tua ospite per l’eternità.” E da allora l’inferno è luogo inospitale per eccellenza, mentre sul greto del Tagliamento non crescono più i tigli.

Grazie Mina Carfora.

ᶠᵒᵗᵒ ⁽ᶠᵒᵍˡⁱᵉ, ᶠⁱᵒʳⁱ ᵉ ᶠʳᵘᵗᵗⁱ ᵈⁱ ᵗⁱᵍˡⁱᵒ⁾: ᵗʳᵃᵗᵗᵃ ᵈᵃˡ ʷᵉᵇ, ᵈⁱ ᵖᵘᵇᵇˡⁱᶜᵒ ᵈᵒᵐⁱⁿⁱᵒ

Foglie, fiori e frutti di tiglio
Foglie, fiori e frutti di tiglio