𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Il Centro Etnografico di Sauris “𝘚 𝘩𝘢𝘶𝘴 𝘷𝘢𝘯 𝘥𝘦𝘳 𝘡𝘢𝘩𝘳𝘦” (“La casa di Sauris”) ha sede in un edificio di particolare pregio per la documentazione della locale architettura tipica in pietra e legno. Ubicato a Sauris di Sopra (𝘗𝘭𝘰𝘻𝘯 o 𝘖𝘶𝘣𝘦𝘳𝘻𝘢𝘩𝘳𝘦), era un tempo un rustico adibito a stalla e fienile, ottimo esempio di struttura architettonica alpina. Orientato in modo tale da sfruttare al meglio insolazione per garantire il calore invernale interno nella parte inferiore, in muratura. E permettere la conservazione stratificata e differenziata del foraggio nella parte superiore, adatta anche a sopportare ingenti carichi di neve, grazie all’elasticità della struttura in legno.
Per rendere nuovamente fruibile l’edificio e tutti i suoi piani, sono stati effettuati interventi di recupero edilizi nel pieno rispetto delle caratteristiche architettoniche ed ambientali della struttura. Le pareti esterne in tronchi di larice ad incastro (tecnica chiamata “𝘉𝘭𝘰𝘤𝘬𝘣𝘢𝘶”) col solo utilizzo di chiodi di legno sono state conservate. Stesso dicasi per i pavimenti in tavoloni di abete e larice; per i ballatoi con la tipica struttura ad arpa su cui si ponevano ad essiccare cereali (le fave di Sauris) e fieno. Per le balaustre, i pilastri e le travi interne di legno che sostengono la copertura.
Nel tavolato che chiude le pareti al secondo piano si aprono degli òculi a chiusura scorrevole, utilizzati per regolare l’aerazione all’interno dell’edificio. Al variare delle condizioni atmosferiche, si poteva quindi garantire un’ottimale conservazione del foraggio stoccato. Il tetto è a quattro falde e si è mantenuta la originaria copertura con scandole (tavolette) di larice. In corso di restauro dell’edificio, si sono ripristinate anche le grondaie in legno.
Invece gli elementi nuovi, introdotti in funzione dell’attuale destinazione d’uso (scale, parapetti, serramenti, travi portanti) sono metallici, per evidenziarne la differente e nuova fruizione.
Il Centro Etnografico di Sauris dispone di una sala conferenze al piano seminterrato, che una volta fungeva da stalla. Al piano rialzato sono collocati gli spazi espositivi permanenti, che vantano una ricca collezione di oggetti, attrezzi, documenti, abbigliamenti e prodotti agroalimentari della plurisecolare storia e cultura saurana. Al piano superiore invece trovano spazio le esposizione temporanee, che hanno affrontato numerosi e variegati temi. Le malghe e la fienagione, l’architettura, il lavoro del fabbro e del falegname, la devozione popolare, la storia dei boschi in Friuli, l’acqua come fonte di vita ed energia, il carnevale di Sauris.
Il Centro è quindi non solo museo e spazio espositivo, ma anche luogo d’incontro e mediazione tra le attività e gli interessi culturali presenti sul territorio e le istituzioni di ricerca e gli studiosi interessati alla cultura di Sauris. Ricordo brevemente che il comune saurano è un’isola linguistica germanofona, la cui comunità – di probabili origini carinziane e/o tirolesi – si è insediata nella valle del Lumiei attorno all’anno 1250 d.C. La lingua presenta chiare affinità con il dialetto bavarese meridionale parlato nel Medioevo. Ha un ruolo di primaria importanza nella società saurana attuale, in un contesto plurilinguistico in cui si inseriscono anche l’italiano e il friulano.
Tradizioni, riti, leggende, credenze popolari trovano qui le corrette chiavi di lettura e i riferimenti ambientali che permettono al visitatore di comprendere anche ciò che sta alla loro base e origine.
Gli spazi espositivi sono corredati di didascalie in italiano, saurano e tedesco, a sottolineare le evidenti somiglianze tra le due lingue. Ma anche ad affermare la duttilità e flessibilità della comunità saurana ad offrire esperienze formative e culturali a tutto tondo. Nei prossimi giorni ve ne riporterò alcune, perché le ritengo un ottimo mezzo di conoscenza e – perchè no? – di incentivo a effettuare una visita di persona al Centro Etnografico.
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