𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
In Italia ospitiamo 257 specie di formiche, delle circa 15’000 presenti sulla faccia della Terra. Allargando un po’ l’orizzonte, al giorno d’oggi sono state scoperte e classificate circa un milione di specie di insetti, rappresentando la classe di animali più numerosa sulla Terra. Considerando che tutto il regno animale annovera 1,8 milioni di specie, possiamo tranquillamente affermare che il nostro globo è degli insetti.
Ma non basta: il mondo scientifico reputa che solo il 20% delle specie animali viventi sia stato scoperto; largo ad altri insetti, insomma.
Ma lo spiegone verte sugli insetti? No, non tutti. Su due specie: un coleottero e una formica. Nello specifico un coleottero (che è sempre un insetto) che è in grado di insediarsi in un formicaio, farsi servire e riverire dalle residenti, delegare loro addirittura le cure neonatali della propria prole.
Ma andiamo con ordine.
Il coleottero (𝘓𝘰𝘮𝘦𝘤𝘩𝘶𝘴𝘢 𝘴𝘵𝘳𝘶𝘮𝘰𝘴𝘶𝘴) individua un formicaio, di preferenza della formica rossa Europea (𝘍𝘰𝘳𝘮𝘪𝘤𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘺𝘤𝘵𝘦𝘯𝘢), e vi si introduce. Le formiche lo attaccano immediatamente, ma nel volgere di alcuni secondi, l’aggressione difensiva si trasforma in un invito a fermarsi per cena. La cena delle formiche, offerte dal coleottero, per intenderci.
L’intruso è dotato di peli (detti tricomi) che secernono un liquido, di cui le formiche vanno ghiotte, e le “allatta” letteralmente. Le formiche mostrano i segni evidenti di uno stato di ebbrezza (simile alla ubriachezza, che può degenerare addirittura in una condizione somigliante all’alcolismo), tanto da dedicarsi solo alla suzione della secrezione, dimenticandosi di tutte le altre faccende domestiche.
Ma il coleottero se ne approfitta smaccatamente: depone le sue larve nel formicaio. Larve che sono già dotate di “rubinetto” e concedono il proprio essudato in cambio di cure parentali (che mamma coleottera si risparmia). Le formiche si dedicano anima e corpo alla larva, ignorando le proprie, con costi elevatissimi per la socialità e conseguente sopravvivenza del formicaio.
Le mancate cure alle larve di formica ne causano anche uno sviluppo incompleto, che porta a generazioni di individui incapaci di compiere i propri compiti sociali nel formicaio. Questo va presto incontro a una grave denatalità e al rovinoso declino, che si manifesta solitamente in primavera, quando ormai la larva di coleottero è pronta per abbandonare il formicaio e dedicarsi alla vita aerea.
Ringrazio il libro “Animali che si drogano” di Giorgio Samorini, che sto rileggendo per la 43esima volta e mi (vi) regalerà tante chicche “tossiche”.
ᶠᵒᵗᵒ ᴸᵒᵐᵉᶜʰᵘˢᵃ ˢᵗʳᵘᵐᵒˢᵘˢ: ᵂⁱᵏⁱᵐᵉᵈⁱᵃ
