𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Il gelso bianco (𝘔𝘰𝘳𝘶𝘴 𝘢𝘭𝘣𝘢) è stato introdotto in Friuli, proveniente dall’Asia orientale (Cina e Corea), nel XII secolo con lo scopo specifico di fornire le foglie di cui è ghiotto il baco da seta.
La seta era conosciuta e apprezzata sin dai tempi dell’Impero Romano e viaggiava, come prodotto finito, da est a ovest lungo la “Via della Seta”. Quando il baco giunse in Europa (la leggenda narra che alcuni esemplari furono nascosti da dei monaci, in viaggio dalla Cina verso l’Europa, nel cavo di alcune canne) prese piede rapidamente la bachicoltura e la relativa filiera produttiva sericola (chi non ricorda le 𝘧𝘪𝘭𝘢𝘯𝘥𝘦?) anche in Friuli.
Però il baco (𝘉𝘰𝘮𝘣𝘺𝘹 𝘮𝘰𝘳𝘪) – in friulano “cavalìr” – preferiva le foglie del gelso bianco a quelle della specie nera (𝘔𝘰𝘳𝘶𝘴 𝘯𝘪𝘨𝘳𝘢), motivo per cui vennero piantumate ampie zone del collinare a macchie (gruppi di alberi) o a filari, a occupare intere porzioni di terreni coltivabili o a delimitarne i confini.
Il nome generico del gelso deriva dagli antichi Romani: 𝘮𝘦𝘳𝘰𝘴 significa “parte”, in riferimento all’infruttescenza composta da tanti piccoli frutti bianchi o neri, le more appunto. Si tratta di una pianta molto longeva, anche pluricentenaria, che vive su molteplici terreni, resistente e versatile, dall’aspetto imponente e con fusto e rami molto caratteristici.
Considerato il valore storico, culturale e anche affettivo dei filari di gelsi, ma anche delle singole piante che decorano le antiche corti friulane, si è provveduto a censirli, a valutarne lo stato di salute e conservazione e a promuovere progetti di recupero, gestione e conservazione di esemplari particolarmente pregevoli.
A San Giovani in Colle (Fagagna – UD) l’ecomuseo “Il Cavalìr” ha individuato un gelseto storico, risalente al XIX secolo, che verrà iscritto a breve nell’elenco regionale degli alberi monumentali. La mappa WEBGIS che li localizza, la potete consultare qui: https://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/FOGLIA200/FOGLIA9/#id3 ). Verranno sostituiti gli alberi morti di recente per ripristinare l’assetto geometrico del filare e si prevedono manifestazioni di sensibilizzazione e di divulgazione del valore storico e antropologico del gelseto.
Una visita ve la consiglio, come al solito.
Seguirà uno spiegone sul baco da seta e sulle nuove tecniche di allevamento.
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