𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
In una piccola frazione del comune montano di Lauco (UD), precisamente a Trava, sorge un santuario venuto alla ribalta di recente, grazie a “Piccolo Corpo”, un film che consiglio di vedere.
Si tratta del santuario della Madonna di Trava o del Santo Nome di Maria, eretto verso il 1660 sui ruderi di un precedente edificio del XIV secolo.
L’architettura si rifà chiaramente alle pievi carniche, con un portico quadrato recintato, un’aula unica dove accogliere i fedeli e, sul retro, un’abside poligonale con annessa sacrestia. Campeggia, in posizione arretrata, il campanile a pianta quadrata e cella campanaria a monofore.
Il santuario di Trava, insieme alla Pieve di Santa Maria Maddalena a Invillino e quella di San Martino a Verzegnis, ospitava tra il XV e il XIX secolo il rito “à 𝘳é𝘱𝘪𝘵”.
Il rito nacque attorno all’anno 1100 in Francia, che arrivò a contare 279 santuari dedicatigli; una prima testimonianza scritta, risalente al 1172, colloca il medesimo rito in un’abbazia olandese, ma questo si espanse ben presto anche in Svizzera, Carinzia, Slovenia e nell’Italia alpina. L’ultima testimonianza risale al 1912 (Francia) nonostante papa Benedetto XIV l’avesse condannato e proibito nel 1755.
In cosa consisteva l’ “à 𝘳é𝘱𝘪𝘵” (tradotto con “del respiro”)? Rappresentava l’unico escamotage per poter battezzare i neonati morti. Per la chiesa cattolica, soltanto coloro che avessero emesso almeno un respiro, sarebbero potuti essere battezzati, condannando di fatto i bimbi nati morti a vagare per l’eternità nel Limbo.
I genitori, affranti dall’evento luttuoso e dalla condanna inappellabile del credo religioso, vedevano nel suddetto rito l’unica possibilità di sollevare il neonato da un destino ingiusto. Ne portavano quindi le mortali spoglie in un santuario dove – assistiti da donne pie, una mammona (santona) e addirittura sacerdoti e medici – il rito e le preghiere dei presenti riportavano in vita il neonato per il tempo necessario a emettere un respiro ed essere quindi battezzato e sepolto in terra consacrata.
La seconda morte lo avrebbe pertanto condotto direttamente in Paradiso, ponendo parzialmente fine anche alle pene dei famigliari.
A Trava le centinaia di ex-voto ancora custoditi testimoniano la provenienza multiculturale di genitori affranti: Carinzia, Slovenia ma anche regioni italiane limitrofe.
Il santuario merita una visita non solo per il panorama di cui si gode, ma per atmosfera mistica e serena che si respira lassù.
Per approfondire:
https://vivereilmorire.eu/il-saluto/repit/?fbclid=IwAR09TcqoVB6_88Zq68fYC9GBJAA7MLm431KykE0Il2c1NWaB4TyYI35Lspo
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