𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Il “salame ungherese” non è ungherese, ma friulano. A metà del 19° secolo l’emigrazione dei friulani verso “𝘭𝘪𝘴 𝘨𝘫𝘦𝘳𝘮𝘢𝘯𝘪𝘪𝘴” era dettata dalle condizioni economiche locali svantaggiate e dal richiamo di offerte di lavoro stagionale al di fuori dei confini nazionali. Nel 1850 zio Giovanni (Barbe Nane) partì da Budoia, con la sua valigia carica di generi di prima necessità, attrezzi da lavoro e qualche salame stagionato e confezionato in patria, con cui prepararsi lo spuntino da consumare nel cantiere. I suoi colleghi magiari, incuriositi dall’insaccato, inizialmente ne chiesero alcune fette, poi salami interi.
Ma quando la richiesta divenne talmente alta da giustificare l’apertura di un laboratorio artigianale in loco, Barbe Nane fu costretto a chiamare come rinforzi i tre fratelli Dozzi, “𝘱𝘶𝘳𝘤𝘪𝘵â𝘳𝘴” di Frisanco. Dalla loro collaborazione nacquero due stabilimenti a Budapest e uno a Vienna, con un fiorente commercio dell’insaccato esteso a tutto l’impero austro-ungarico. Solo l’invasione russa, durante la seconda guerra mondiale, che nazionalizzò le unità produttive e impose la denominazione “ungherese”, costrinse i proprietari ad abbandonarle e a riparare nelle terre d’origine. Ad oggi la tradizione viene portata avanti da un macellaio di Maniago che segue la ricetta trasmessagli oralmente da un discendente dei Dozzi.
La carne (suina e bovina) con cui preparare l’insaccato dev’essere macinata molto finemente, per evitare che durante la stagionatura si creino interstizi tra le tipologie diverse di carni utilizzate, con conseguente irrancidimento.
ᶠᵒᵗᵒ: ʷʷʷ.ᶠᵘᵒʳⁱᵖᵒʳᵗᵃ.ᵒʳᵍ
𝚛𝚒𝚗𝚐𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘 𝚒𝚕 𝚍𝚘𝚌𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚍𝚒 𝚏𝚛𝚒𝚞𝚕𝚊𝚗𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚒𝚕 𝚜𝚞𝚐𝚐𝚎𝚛𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘