Inversione

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

In montagna è buona norma dotarsi e indossare il famigerato “abbigliamento a cipolla”. Chi frequenta l’ambiente montano nelle quattro stagioni conosce fin troppo bene alcuni fenomeni che potrebbero stravolgere repentinamente le condizioni meteorologiche. E’ assodato che, guadagnando 100 metri di quota, la temperatura si abbassi di 0,65 °C (in pratica, ogni 1000 metri sono 6,5°C in meno).

Ma ci sono delle eccezioni, ad esempio 𝙡’𝙞𝙣𝙫𝙚𝙧𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙩𝙚𝙧𝙢𝙞𝙘𝙖 che si genera soprattutto in presenza di condizioni meteo stabili e assenza di interferenze (tipo vento, variazioni di pressione atmosferica) e durante le ore notturne, per dissolversi solitamente verso tarda mattinata.

Vediamo nel dettaglio il meccanismo: i fondivalle ampi, gli altipiani circondati da rilievi importanti, le piane fluviali sono tutti ambienti in cui il suolo, irraggiato dal Sole durante le ore diurne, si scalda di più rispetto ai versanti montuosi che hanno attorno. L’aria che vi si deposita si scalda a sua volta e sale per convezione verso l’alto. Incontrando, mano mano che si alza, pressioni decrescenti, si espande in maniera adiabatica, cioè senza scambiare calore con l’ambiente circostante. Ne risulta che, guadagnando quota, le masse di aria sono sempre più fredde.

Il meccanismo si inverte quando il Sole non riesce a scaldare a sufficienza il suolo degli ambienti di cui sopra. Le cause scatenanti o concomitanti sono numerose. La presenza di neve (il cosiddetto effetto albedo, laddove i raggi solari vengono riflessi in percentuali variabili dalla superficie bianca della coltre nevosa), l’inclinazione ridotta dei raggi (il Sole segue una traiettoria molto bassa nel cielo invernale) o la minore durata delle ore di luce solare, ma anche l’elevata cementificazione o densità e copertura di infrastrutture, ad esempio le serre.

Il suolo risulta quindi più freddo rispetto ai versanti del circondario. E lo stesso vale per le masse d’aria: quelle a contatto col suolo hanno temperature inferiori di quelle che si sono scaldate lungo i pendii montani. Se poi è assente anche il vento, che garantirebbe un minimo di rimescolamento dell’aria, allora l’inversione termica è servita, offrendoci scorci e panorami da immortalare.

L’effetto “panna montata” che si osserva sostando al di sopra della coltre nuvolosa, la quale permane umida e stagnante negli strati bassi, è strepitoso. Ovviamente le masse d’aria che galleggiano al di sopra del margine di nebbia si scaldano indisturbate ai primi raggi del Sole mattutino, regalando all’escursionista mattiniero temperature sicuramente più gradevoli ad alte quote che a fondovalle. L’effetto tende a scemare con il trascorrere delle ore: anche l’aria nel fondovalle inizierà ad essere irraggiato e l’umidità contenuta si dissolverà.

Accanto all’effetto paesaggistico davvero notevole, l’inversione termica offre anche spunti per soppesare e rivalutare i nostro impatto sull’ambiente. Lo smog, l’inquinamento, l’aria satura di particolati inalabili sono il rovescio della medaglia perché anche loro si depositano negli strati bassi, laddove solitamente risiede e lavora l’uomo.

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Monte Jouf, direzione sud
Dalla cima del Fara si vede la cima dello Jouf sbucare dalle nubi
Panorama dalla cima del Fara