𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
L’𝘏𝘺𝘴𝘴𝘰𝘱𝘶𝘴 𝘰𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴 o issòpo comune, nella sottospecie 𝘢𝘳𝘪𝘴𝘵𝘢𝘵𝘶𝘴, è una pianta che cresce nel Triveneto e nell’Italia centro-meridionale. In regione la possiamo trovare in espansione sul Carso, tra i 200 e i 1200 mt. s.l.m., meno frequente altrove.
Gradisce ambienti aridi e caldi, assolati, rupi calcaree e distese sassose, a granulometria grossolana povere di sostanze azotate; sopporta bene anche raffiche di vento e bruschi cali di temperatura. Caratteristiche tipiche del Carso, per l’appunto.
La pianta è nominata già nell’antico testamento, anche se l’identificazione con la specie oggetto di questo spiegone è dubbia. L’epiteto generico deriva forse dall’ebraico “ezób” o “ezóv” ( = origano, erba sacra) legato ai riti di purificazione. Oppure dal greco “ὕσσωπος hýssopos” ( = a forma di freccia). Quello specifico si riferisce all’uso che se ne fa fin dall’antichità: erboristeria, profumeria, fitofarmacologia, liquoristica. Infine 𝘢𝘳𝘪𝘴𝘵𝘢𝘵𝘶𝘴 per la sottospecie che indica la parte terminale degli stami, allungati e sporgenti, detta “resta”.
L’𝙞𝙨𝙨𝙤𝙥𝙤 è una pianta perenne cespugliosa, alta 30-50 cm. e fusto legnoso alla base. Sono soprattutto foglie e fiori dell’issopo, ad essere apprezzate per le molteplici proprietà. Come specifico a fondo spiegone, in Friuli VG la raccolta della specie spontanea è vietata, salvo delega. E’ pianta comunque coltivabile, in vaso o in terra, con le opportune cure e accorgimenti.
I 𝙛𝙞𝙤𝙧𝙞 devono essere raccolti all’apice dell’antesi (periodo di fioritura, che va da luglio a ottobre), in una mattinata asciutta e assolata. Le 𝙛𝙤𝙜𝙡𝙞𝙚 invece a seconda della necessità, lungo tutto l’arco dell’anno. L’essiccatura avviene in un luogo ombreggiato, all’aria aperta, mentre per la conservazione sono indicati barattoli in vetro ermetici riposti in luoghi asciutti. Sono componenti apprezzate per pot-pourri e profumatori di ambienti.
Sia fiori che foglie fresche e tenere si possono aggiungere nelle insalate, minestre, ragù e arrosti. Il suo sapore di menta è molto forte, va quindi usato con parsimonia. Gli apici fioriti sono presenti in numerose preparazioni alcoliche: il liquore 𝘊𝘩𝘢𝘳𝘵𝘳𝘦𝘶𝘴𝘦, di origini certosine, e alcuni tipi di assenzio. Sono anche utilizzati, assieme ad altre 17 specie vegetali, per comporre il 𝘵è 𝘴𝘷𝘪𝘻𝘻𝘦𝘳𝘰. Esiste infine il miele di issopo, delicato ma molto profumato. Il nome comune assegnato all’issopo nelle aree tedescofone (“𝘉𝘪𝘦𝘯𝘦𝘯𝘬𝘳𝘢𝘶𝘵” = erba delle api) suggerisce che i fiori siano effettivamente molto apprezzati dagli imenotteri melliferi.
Come fitofarmaco, l’issopo è usato per le proprietà espettoranti, digestive, balsamiche, stomachiche, antisettiche ed antiasmatiche. Nell’antichità si curavano asma, affezioni bronchiali e polmonari.
Ma è l’industria cosmetica che ne fa il più ampio utilizzo. Il macerato di fiori rende lucente e morbida la pelle del viso; l’infuso, applicato su occhi stanchi e cerchiati, ne riduce il gonfiore. L’olio essenziale (attenzione: neurotossico a certe concentrazioni) è una componente essenziale dell’acqua di colonia. Ma finisce anche in saponi, lozioni, creme e profumi.
Pare che Re Salomone fosse fervente cultore e utilizzatore dell’issopo. Re Davide invece invocava “la liberazione dai suoi peccati” con l’issopo. Testi di botanica, risalenti al VII secolo, ne trattano meticolosamente. Ma sono l’antico e nuovo testamento che conferiscono sacralità alla pianta. I ramoscelli di issopo furono adoperati come pennelli per segnare con sangue di agnello gli stipiti e architravi delle porte delle famiglie israelitiche. Durante la “notte della veglia”, l’angelo distruttore le avrebbe risparmiate, mentre avrebbe massacrato i primogeniti delle famiglie “infedeli”. La spugna imbevuta di aceto, offerta a Gesù in croce, era fissata su una canna di issopo.
Ancora oggi, i rametti riuniti in piccole fascine, sono utilizzati in alcune celebrazioni liturgiche di purificazione, per aspergere i presenti.
L’issopo aristato rientra nell’allegato B della Legge Regionale 9/2007, che regolamenta la raccolta delle piante in Friuli VG. Trattandosi di specie vegetale di interesse regionale, ne è vietata la raccolta. Provate a dare una sbirciata all’allegato B e prenderete coscienza di quante siano le specie friulane tutelate:
Ultima nota: secondo l’interpretazione di illustri linguisti (Don G. Pressacco, G.B Cognali, R. Paluzzano) l’epiteto 𝙃𝙮𝙨𝙨𝙤𝙥𝙪𝙨 è la radice del toponimo “Osoppo“.
ᶠᵒᵗᵒ: ᴬⁿᵈʳᵉᵃ ᴹᵒʳᵒ ᵖᵉʳ ᴰʳʸᵃᵈᵉˢ