La frana di Clauzetto II

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Seconda parte del racconto di http://web.tiscali.it/valdarzino/page76.html. La prima parte la trovate qui.

Alla Prefettura viene richiesto il pronto invio di soldati e di agenti per il servizio di polizia. E’ infatti necessario accelerare le operazione di sgombero delle case nelle zone più direttamente minacciate, presso i molini e, più in basso, nelle località 𝘍𝘭𝘢𝘶𝘪𝘨𝘯𝘢𝘵 e 𝘚𝘤𝘰𝘻𝘻𝘢𝘪. Un plotone di zappatori del Battaglione Alpino “Gemona”, al comando del ten. Guido Dalla Bona, arriva a Clauzetto nel cuore della notte e si mette subito al lavoro per portare in salvo persone, bestiame e masserizie.

All’alba del giorno successivo si deve purtroppo constatare che la frana ha fatto passi enormi e si allunga ormai per quasi un chilometro. Acque sotterranee scaturiscono copiose da bocche improvvisate e, unite alla pioggia incessante, dilavano il terreno e convogliano ciottoli e fango distruggendo ogni cosa. Daniele Fabricio stenta a riconoscere nel fabbricato tutto deformato e spostato di quasi tre metri a valle il piccolo edificio quadrato in muratura che fino a ieri era il suo mulino. Verso sera lo vede crollare definitivamente per effetto dello slittamento del suolo.

E la frana non risparmierà neppure la sua casa attigua al “molino grande”. In località 𝘍𝘭𝘢𝘶𝘪𝘨𝘯𝘢𝘵, dove Pietro De Stefano ha già visto crollare la sua stalla, rimane sepolta dall’alluvione anche l’abitazione di questo poveretto che in poche ore si vede togliere tutti i suoi averi. Presso il margine inferiore della massa franosa in movimento scompaiono una dopo l’altra la stalla e la casa di Luigi Fabricio. E infine anche il suo mulino per la brillatura dell’orzo. Più in basso, in località 𝘚𝘤𝘰𝘻𝘻𝘢𝘪, si sfascia sotto il peso enorme del materiale trascinato dalla frana la casa nuova, appena ultimata, di Daniele Concina.

Nella serata del giorno 25 (mercoledì) si ha la sensazione che il disastro stia assumendo proporzioni sempre più allarmanti. Sulla strada per Vito d’Asio e Anduins le reti telefoniche e della luce elettrica sono scomparse, mentre la frana tende ad allargarsi verso Clauzetto. L’indomani il cammino della frana progredisce a vista d’occhio. In alto, il monte Corona appare come tagliato di netto. Il sommovimento sulla nuova parete che si è formata ha messo in luce una piccola grotta interna con incrostazioni stalattitiche.

Mentre altri edifici, la cantina e la stalla di Giovanni Pillin, le case di Giovanni Maria Zanier detto Pecol, di Regolo Gerometta e di Giovan Battista Colledani vengono investiti e letteralmente “mangiati” dalla frana. Si assiste allo strano fenomeno di alcuni tratti di terreno che sembrano galleggiare come delle zattere sulla congerie di materiale in movimento. In mezzo al terreno giallastro sono infatti perfettamente riconoscibili un campicello verde slittato una ventina di metri verso valle, ancora intatto con i suoi muretti di sasso e le erbe già alte. Ed un altro, pure circondato dal muro di cinta, ma piegato ad angolo come un libro semiaperto.

Il 27 marzo (venerdì) i fenomeni si intensificano, provocando nuovi sconvolgimenti. Il geom. de Cillia segue assiduamente l’evolversi della situazione. Deve constatare che durante la notte il movimento della zona staccata si è accentuato, specialmente dalla parte di Clauzetto. E che la frana è già discesa di circa 30 metri con una velocità media di 10 o 20 centimetri all’ora. Sono più di 1500 metri quadrati di terra che scendono a valle e intanto dal ciglione del Corona è un continuo grandinare di massi e detriti calcarei sulla strada rovinata.

Il sinistro rombo della frana è a tratti coperto dal suono a distesa delle campane di Clauzetto che avvertono i valligiani dell’arrivo di mons. Isola, vescovo di Concordia, il quale, abbandonato ogni altro impegno, è venuto a portare il suo conforto a questa popolazione tanto duramente colpita. Tutti gli abitanti di Clauzetto lo accolgono al limitare del paese e lo accompagnano in chiesa cantando le litanie. Ma c’è qualcuno che, di fronte alle rovine della propria casa, sente vacillare la fede e si chiede se tutte quelle disgrazie non siano un castigo di Dio. E qualche altro sentenzia convinto: “E’ son i spirits dal mal chei che no furin guariz, che buttin iù la tiere”. Sono gli spiriti che buttano giù la terra o le streghe, che nelle loro grotte sotto il Clap des aganes hanno ordito un intrigo ai danni dei poveri abitanti di Clauzetto?

Chi si prodiga da tanti giorni per arginare il disastro e per prevenire in qualche modo i danni della frana, cerca invece di dare una spiegazione logica del fenomeno e di capirne le cause. “Il terreno superficiale e spugnoso – afferma il geom. De Cillia – beve l’acqua e questa filtrando fino a raggiungere le marne sottostanti le rende viscide, scorrevoli. Il terreno è ormai imbevuto d’acqua e prima che si arresti nel suo cammino anche se ormai non piovesse più, ci vorranno per lo meno tre o quattro giorni”.

Considerati perduti i fabbricati delle borgate di 𝘍𝘭𝘦𝘶𝘪𝘢𝘳𝘵 e di 𝘚𝘤𝘰𝘻𝘻𝘢𝘪, ora controlla quelli della borgata di 𝘛𝘳𝘪𝘷𝘪â𝘵 e in particolare il palazzo Concina. Le sue condizioni destano notevole apprensione, benché sorga su un ripiano in posizione abbastanza protetta. Il giorno successivo il pericolo sembra farsi ancora più vicino. I sommovimenti nel terreno sconvolgono il giardino ed il frutteto del palazzo Concina, che a sua volta presenta nuove e gravi lesioni.

Quel 28 marzo (domenica) è tuttavia una giornata diversa dalle precedenti. Il tempo, dopo una settimana di pioggia ininterrotta, si è finalmente rasserenato e la ricomparsa del sole induce a sperare in un miglioramento. La frana, come sì vedrà in seguito, ha ormai raggiunto la sua massima ampiezza con un’estensione di circa 25 ettari, due terzi dei quali nel territorio di Clauzetto. Riprende a scorrere impetuoso il rio 𝘓𝘢𝘷𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘪𝘦. Ma le sue sorgenti, sepolte dalla frana, scaturiscono 21 metri più a valle sotto forma di un torrente di melma che trascina macigni, rami, tronchi e quant’altro viene a trovarsi sul suo cammino.

I danni materiali della frana saranno ingenti. 26 fabbricati crollati completamente, di cui 11 case, 12 stalle, 1 fienile e 2 mulini e di questi 18 in territorio di Vito d’Asio e 8 in quello di Clauzetto.

Qui il link al progetto AVI (archivio frane) con tutti i dati tecnici dell’evento, molto interessante:

http://wwwdb.gndci.cnr.it/php2/avi/frane_tutto.php?numero_frana=1300280&lingua=it

ᴵᵐᵐᵃᵍⁱⁿᵉ ᵗʳᵃᵗᵗᵃ ᵈᵃ ᶠᵃᶜᵉᵇᵒᵒᵏ, ᵈⁱ ᵖᵘᵇᵇˡⁱᶜᵒ ᵈᵒᵐⁱⁿⁱᵒ

La frana di Clauzetto II
Clauzetto, prima dell’evento franoso
La frana di Clauzetto II
La frana di Clauzetto