𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
La comune edera (𝘏𝘦𝘥𝘦𝘳𝘢 𝘩𝘦𝘭𝘪𝘹) è una pianta rampicante a crescita rapida, apprezzata per la funzione decorativa ed ornamentale. E’ diffusa alle medie latitudini, prediligendo zone ombreggiate e fresche, nonché terreni ben drenati dove insediarsi. In ambiente forestale si arrampica su tronchi e altri supporti che le permettano di raggiungere l’agognata (e necessaria) luce solare.
La pianta adulta può crescere fino a 20-30 metri dal suolo, rappresentando, per il peso, un pericolo oggettivo di schianto del vegetale di supporto. E questo, in ambito forestale, è l’unico danno che l’edera reca alla vegetazione. Infatti la reputazione di essere una “parassita” è errata. Non possiede alcuna struttura adatta a sottrarre linfa o sostanze nutritive ad altre piante e non ha nemmeno la forza di “soffocarle”.
Eppure vedo sempre più frequentemente squadre di epuratori, armate di seghetti e machete, scandagliare le boscaglie alla ricerca dei tronchi pelosetti da tranciare.
Invece, una corretta informazione potrebbe indurre a comportamenti più sensati, visto il ruolo ecologico di fondamentale importanza per l’equilibrio del bosco e per la fauna.
Ecco alcuni spunti oggettivi.
Il suo peso è effettivamente un fattore di rischio, ma compie anche un’importante selezione naturale: a schiantarsi saranno tronchi meno resistenti (marcescenti) o malati. E saranno il nutrimento per insetti xilofagi ( = che si nutrono di legno morto) e funghi, rimettendo in circolo i nutrienti di cui era composta la pianta ospite.
Le foglie che crescono abbondanti e rigogliose sul tronco dell’edera offrono all’ospite un’efficace protezione dalle temperature rigide dell’inverno. Sono anche la fonte di cibo residua, durante l’inverno, per erbivori (cervi e caprioli) e farfalle (𝘊𝘦𝘭𝘢𝘴𝘵𝘳𝘪𝘯𝘢 𝘢𝘳𝘨𝘪𝘰𝘭𝘶𝘴 e 𝘌𝘶𝘱𝘭𝘢𝘨𝘪𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘥𝘳𝘪𝘱𝘶𝘯𝘤𝘵𝘢𝘳𝘪𝘢 – la falena dell’edera) e cadendo a terra, formano un humus di buona qualità.
Fiorendo molto tardi – settembre / ottobre – offre un’ultima abbuffata per gli insetti bottinatori, api soprattutto, che possono così finire di riempire i propri alveari. L’apicoltore accorto sa che quel miele serve come riserva trofica alle api e non lo estrarrà (anche perché cristallizza molto rapidamente).
Le bacche sono un cibo ghiotto per numerosi uccelli che le prediligono a quelle prodotte da altre piante.
Il rampicante, proprio per la trama fitta delle sue spire e la densità delle foglie, offre riparo e luoghi di nidificazione a numerose specie di uccelli.
E “last but not least” svolge notevole funzione assorbente di agenti inquinanti: studi approfonditi hanno dimostrato che è capace di assorbire formaldeide, benzene e tricloroetilene presenti nell’aria.
Ovviamente ha anche dei difetti: le bacche, se ingerite dall’uomo, sono tossiche.
ᶠᵒᵗᵒ: ʷʷʷ.ᵍⁱᵃʳᵈⁱⁿᵃᵍᵍⁱᵒ.ⁱᵗ/ᵍⁱᵃʳᵈⁱⁿᵒ/ʳᵃᵐᵖⁱᶜᵃⁿᵗⁱ/ᵉᵈᵉʳᵃ⁻ʳᵃᵐᵖⁱᶜᵃⁿᵗᵉ.ᵃˢᵖ
