𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Il Friuli VG ospita (per ora) due specie di salamandre: la pezzata (a cui ho già accennato) e la alpina. L’etologia delle due specie è sostanzialmente diversa.
La pezzata è più comune, avendo eletto come habitat le fasce collinari e pedemontane (tra i 180 e i 1600 mt. s.l.m); la alpina raramente si incontra al di sotto dei 1000 mt. s.l.m. mentre può raggiungere agevolmente i 2200 mt. prediligendo foreste di conifere e latifoglie. La S. alpina è però più difficile da scovare, un po’ per la sua colorazione completamente nera (da cui il nome scientifico 𝘚𝘢𝘭𝘢𝘮𝘢𝘯𝘥𝘳𝘢 𝘢𝘵𝘳𝘢 – atra, latino = scuro, nero) un po’ per la sua attività prevalentemente notturna.
Le temperature rigide del suo habitat naturale hanno prodotto alcuni adattamenti naturali, caratteristici di questa specie.
L’accoppiamento avviene in ambiente asciutto e la gravidanza può durare fino a 4 anni. Dopo di che mamma salamandra partorisce 2 piccoli sempre all’asciutto, perfettamente formati e dotati di polmoni, lunghi circa 4 cm. e fin da subito pronti ad affrontare la vita aerea. Infatti la S. alpina, sebbene sia un anfibio, conduce vita svincolata dalla presenza di acqua. Le basta l’umidità ambientale e sotterranea delle sue tane, dove si rifugia durante le ore diurne.
E’ dotata di ghiandole parotoidi che secernono un liquido urticante che, in caso di aggressione, può far desistere i pochi predatori (nello specifico il marasso) che azzardassero attacchi all’anfibio. La livrea nera e costantemente umida è aposematica: indica chiaramente che tutta la pelle dell’animale è cosparsa del veleno urticante.
Gli individui adulti possono raggiungere i 12-14 cm di lunghezza e hanno una vita media di 15 anni. Si nutrono di preferenza di limacce e lombrichi e conducono vita attiva per soli 4 – 5 mesi all’anno, quando le temperature più miti glielo concedono. I mesi più rigidi inducono l’animale al torpore tipico degli anfibi, uno stato di latenza vissuto sottoterra, in ambiente a temperatura e umidità costanti.
Le attività umane, le infrastrutture in ambiente montano e la frammentazione del loro habitat stanno minacciando la specie, che è quindi protetta dalla Convenzione di Berna e dalla Direttiva Habitat.
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