Lavatoio

๐‹๐จ ๐ฌ๐š๐ฉ๐ž๐ฏ๐ข ๐œ๐ก๐ž?

Nel comune di Lusevera, tra le frazioni di ๐™‘๐™ž๐™ก๐™ก๐™–๐™ฃ๐™ค๐™ซ๐™– ๐™™๐™š๐™ก๐™ก๐™š ๐™‚๐™ง๐™ค๐™ฉ๐™ฉ๐™š e ๐™‘๐™ž๐™œ๐™–๐™ฃ๐™ฉ, c’รจ un antico lavatoio, riportato alla luce in tempi molto recenti. L’acqua, lo sappiamo tutti, รจ un bene prezioso e la sua disponibilitร , sia come luoghi che come tempi, non รจ sempre scontata.

I borghi citati sono situati sul gruppo montuoso chiamato “Bernadia”, di matrice sostanzialmente carsica. Il ๐™˜๐™–๐™ง๐™จ๐™ž๐™จ๐™ข๐™ค รจ quel fenomeno geologico, determinato dalla composizione chimica delle rocce, per cui il carbonato di calcio contenuto nelle matrici carsiche si scioglie al solo contatto con l’acqua. Questa dissoluzione porta alla conseguente formazione di scannellature, vaschette e solchi nei blocchi carsici. Col passare del tempo e soprattutto col lavorรฌo dell’acqua (anche sotterranea), queste formazioni diventeranno inghiottitoi, doline, grotte, pozzi, antri. E l’acqua continuerร  a scorrerci e a scomparire nelle viscere della Terra, sottraendosi al consumo di chi in superficie ne avrebbe bisogno.

Ma sotto alla bancata carsica della “Bernadia” scorre un deposito di Flysch, matrice completamente diversa, formata da argille e sabbie compresse. L’acqua da lรฌ non passa, il suo percolamento ha termine quando incontra questi strati impermeabili. E deve per forza riaffiorare in superficie, formando rigagnoli a regime torrentizio, con una portata incostante determinata dalle precipitazioni meteoriche.

Ma l’uomo รจ abile a intercettare questi preziosi corsi d’acqua e a costruire manufatti che rendano la vita piรน agevole. Ed ecco il ๐™ก๐™–๐™ซ๐™–๐™ฉ๐™ค๐™ž๐™ค, che รจ stato costruito – a detta di una testimone – ben prima dell’inizio del XX secolo. Intercetta ancora oggi le ormai esili portate del rio Tanaloho. Le stesse che poi, defluendo verso Vigant, hanno plasmato l’omonimo Abisso (spiegone qui: https://www.tangia.it/il-borgo-degli-errabondi/ ). Il lavatoio รจ stato utilizzato, sempre secondo la testimone interpellata, fino agli anni ’50, per poi essere abbandonato, quando in paese รจ arrivato il ‘benessere’: acquedotti, rubinetti, acqua corrente nelle abitazioni.

Per puro caso un gruppo di irriducibili amanti del territorio ha intuito che quell’angolo di cemento, affiorante da un cumulo di depositi inerti e vegetazione incolta, potesse essere parte del ripiano inclinato su cui, decenni prima, le donne di Villanova insaponavano, strofinavano e sciacquavano il bucato. Il recupero non รจ stato semplice; si รจ dovuto allestire una strada di accesso, disboscare i ripidi versanti adiacenti ormai inselvatichiti, scavare e asportare metri cubi di inerti, ripristinare le parti mancanti del manufatto.

Ciรฒ che รจ visibile oggi sono le due vasche principali, mentre quella, posta a ridosso del sito di sgorgamento del rio, รจ mancante. In quella vaschetta ci si ๐™–๐™—๐™—๐™š๐™ซ๐™š๐™ง๐™–๐™ซ๐™–, essendo l’acqua limpida e pura, filtrata dalle rocce in cui era scorsa poco a monte. Nella terza vasca, quella posta alla fine del lavatoio, avveniva il ๐™ฅ๐™ง๐™š๐™ก๐™–๐™ซ๐™–๐™œ๐™œ๐™ž๐™ค dei panni particolarmente sporchi: pannolini, abiti da lavoro, stracci. Invece la grande vasca centrale, dotata di ampi ripiani inclinati su entrambi i lati, serviva al ๐™ก๐™–๐™ซ๐™–๐™œ๐™œ๐™ž๐™ค quotidiano.

Il sapone allora era un bene sconosciuto o poco utilizzato. Si fabbricava in casa la ๐™ก๐™ž๐™จ๐™˜๐™ž๐™ซ๐™–, utilizzando la cenere del focolare. Il lavaggio era un’occupazione ad appannaggio delle donne, soprattutto le giovani donzelle del paese. Le abitazioni del borgo sono situate piรน in alto rispetto al lavatoio: portarci i panni sporchi, ma asciutti in discesa รจ un’attivitร  anche leggera. Riportarli bagnati zuppi fino in paese, decisamente no. Ricordo che allora le lenzuola non erano fatte di cotone leggero o seta impalpabile. Il materiale piรน adoperato era un cotone resistente e piuttosto grezzo (doveva durare una vita matrimoniale, come minimo) o il lino.

Per rendere meno faticose le giornate dedicate al bucato, le distese erbose che circondano il sito erano sfalciate regolarmente, per offrire ampie superfici su cui stendere ad asciugare lenzuola, tovaglie, tende. Le ragazze passavano il tempo cantando, pregando e raccontandosi le ultime novitร  accadute in paese o di “๐˜ค๐˜ฉ๐˜ฆ๐˜ช ๐˜ญรข๐˜ต๐˜ด ๐˜ฑ๐˜ข๐˜ญ ๐˜ฎ๐˜ฐ๐˜ฏ๐˜ต”. Al calare del Sole i panni venivano recuperati, piegati, posti nelle ceste e riportate a Villanova.

Ritmi e compiti difficilmente comprensibili ai giorni nostri, ma che rappresentavano molto probabilmente pochi e spensierati momenti di svago e complicitร  per i residenti di questo angolo di Friuli.

Il lavatoio รจ visibile dalla strada asfaltata che collega Vigant a Villanova, e visitabile tramite breve stradina lastricata di accesso. Se passate da lรฌ, vi invito a fermarvi e a riflettere sul valore dell’acqua e delle sue complesse e numerose attivitร  che, nella storia, hanno plasmato territori e popoli.

แถ แต’แต—แต’: แตโฑแต‰

Le due vasche del lavatoio
Le due vasche del lavatoio
il canale di adduzione alla vasca maggiore del lavatoio
il canale di adduzione alla vasca maggiore del lavatoio