Le orme di Osoppo

๐‹๐จ ๐ฌ๐š๐ฉ๐ž๐ฏ๐ข ๐œ๐ก๐ž?

Alcuni spiegoni fa ho accennato alla geomorfologia del colle di Osoppo (qui: https://www.tangia.it/colle-di-osoppo/ ). Ho stuzzicato la vostra curiositร  con un accenno alle piste fossili rinvenute sulla parte sommitale del colle. Oggi cerco, coi miei limiti, di affrontare l’argomento, sicuramente interessantissimo. Per completezza riporto quanto scritto dal paleontologo F. M. Dalla Vecchia: “๐˜Š๐˜ฐ๐˜ฏ ๐˜ช ๐˜ด๐˜ถ๐˜ฐ๐˜ช ๐˜ง๐˜ฐ๐˜ด๐˜ด๐˜ช๐˜ญ๐˜ช ๐˜ฆ ๐˜ญ๐˜ฆ ๐˜ด๐˜ต๐˜ณ๐˜ถ๐˜ต๐˜ต๐˜ถ๐˜ณ๐˜ฆ ๐˜ด๐˜ฆ๐˜ฅ๐˜ช๐˜ฎ๐˜ฆ๐˜ฏ๐˜ต๐˜ข๐˜ณ๐˜ช๐˜ฆ, ๐˜ฒ๐˜ถ๐˜ฆ๐˜ญ๐˜ญ๐˜ฐ ๐˜ฅ๐˜ฆ๐˜ญ ๐˜Š๐˜ฐ๐˜ญ๐˜ญ๐˜ฆ ๐˜ฅ๐˜ช ๐˜–๐˜ด๐˜ฐ๐˜ฑ๐˜ฑ๐˜ฐ รจ ๐˜ต๐˜ณ๐˜ข ๐˜ช ๐˜ฑ๐˜ชรน ๐˜ช๐˜ฎ๐˜ฑ๐˜ฐ๐˜ณ๐˜ต๐˜ข๐˜ฏ๐˜ต๐˜ช ๐˜ด๐˜ช๐˜ต๐˜ช ๐˜ฑ๐˜ข๐˜ญ๐˜ฆ๐˜ฐ๐˜ฏ๐˜ต๐˜ฐ๐˜ญ๐˜ฐ๐˜จ๐˜ช๐˜ค๐˜ช ๐˜ค๐˜ฐ๐˜ฏ ๐˜ฐ๐˜ณ๐˜ฎ๐˜ฆ ๐˜ง๐˜ฐ๐˜ด๐˜ด๐˜ช๐˜ญ๐˜ช ๐˜ฅ๐˜ช ๐˜ฎ๐˜ข๐˜ฎ๐˜ฎ๐˜ช๐˜ง๐˜ฆ๐˜ณ๐˜ช ๐˜ฅ’๐˜๐˜ต๐˜ข๐˜ญ๐˜ช๐˜ข”.

A chi avesse letto lo spiegone geologico sul colle di Osoppo, appare evidente la complessitร  e relativa difficoltร  a definire e datare con incontrovertibile certezza i sedimenti che lo compongono. Suddetta complessitร , nel caso delle orme fossili, non diminuisce affatto. Anzi: consultando alcune pubblicazioni, le teorie ed opinioni divergono sostanzialmente.

La parte sommitale del colle di Osoppo รจ composta da conglomerati (da alcuni studiosi, chiamato “๐˜Š๐˜ฐ๐˜ฏ๐˜จ๐˜ญ๐˜ฐ๐˜ฎ๐˜ฆ๐˜ณ๐˜ข๐˜ต๐˜ฐ ๐˜ฅ๐˜ช ๐˜–๐˜ด๐˜ฐ๐˜ฑ๐˜ฑ๐˜ฐ”) di diversa granulometria, a testimoniare che la zona era attraversata da corsi d’acqua dolce a canali intrecciati, i cui detriti avevano riempito il bacino marino che si estendeva a sud. L’epoca geologica di formazione a cui fare riferimento รจ il ๐™‹๐™ก๐™ž๐™ค๐™˜๐™š๐™ฃ๐™š, tra i 5,33 e i 2,58 milioni di anni fa.

E giร  qui si palesano i primi dissidi: chi afferma Pliocene inferiore (il Zancleano, 5,33 – 3,60 milioni di anni fa) e chi Pliocene superiore (il Piacenziano, 3,60 – 2,58 milioni di anni fa). Ai nostri occhi ignoranti queste distinzioni appaiono sottigliezze: “Cosa vuoi che sia qualche milione di anni di differenza, considerato anche che sono passati altri milioni di anni, da quell’evento?” Ma non รจ cosรฌ per un geologo od antropologo; e vi spiego perchรฉ. Datare con ragionevole certezza un polline, un fossile o un’impronta comporta conoscere chi abbia lasciato quella traccia fossile, pianta o animale che fosse. Ma implica anche poter definire il limite temporale di formazione dello strato in cui il reperto รจ stato ritrovato. Lo si fa spesso per comparazione con sedimenti dalle composizioni (inclusi gli organismi presenti all’interno) simili.

Proprio per la distanza temporale che ci separa dall’evento – che ha prodotto i sedimenti e la morte o transito degli organismi reperiti nello stesso – la datazione diventa sovente incerta e scatena accese discussioni tra esperti.

Torniamo sul cocuzzolo del colle di Osoppo. Basandosi sulle poche certezze, gli studiosi hanno identificato nella zona interessata dal transito cinque diversi depositi litici cementati, afferenti ai corsi d’acqua di cui sopra (vedi illustrazione allegata). Il dosso (o barra) ghiaioso, in grigio nell’illustrazione sotto riportata, รจ quello che contiene la maggior parte delle impronte. Tutte e cinque le piste transitano per questa sezione. Al momento del loro passaggio, il dosso ghiaioso รจ composto inferiormente da ghiaia vera e propria, la stessa che troviamo oggi nel greto del vicino Tagliamento. Al di sopra delle ghiaie si stende un sottile strato di sabbia fangosa, la stessa che potremmo trovare, sempre nel Tagliamento, dopo un evento alluvionale. Questa – oggi come allora – ricopre temporaneamente i ciottoli ghiaiosi e verrร  asportata in seguito dagli agenti atmosferici.

Gli animali, con i loro zoccoli, hanno impresso l’orma sicuramente nello strato fine di sabbia, ma anche nella sottostante ghiaia. Sono le cosiddette “๐™จ๐™ค๐™ฉ๐™ฉ๐™ค๐™ž๐™ข๐™ฅ๐™ง๐™ค๐™ฃ๐™ฉ๐™š”, quelle che osserviamo ancora oggi. In pratica, la lamina sottile di sabbia รจ stata erosa dal tempo e dagli agenti atmosferici, rivelando le sottoimpronte ormai cementate in un tenace conglomerato.

Su entrambi i lati del centrale dosso ghiaioso, occhi molto acuti possono intravvedere canaletti di scolo paralleli, dal fondo sabbioso e caratteristiche increspature. In quei canali, profondi pochi centimetri, scorreva sicuramente acqua, ma con una debole corrente. Le increspature sono causate, a seconda dello studioso che le ha esaminate, dalle onde dell’acqua o dal vento. Il fondo fangoso cementato, presente nei canaletti, indica in alcuni punti anche il disseccamento che potrebbe rappresentare un indizio delle condizioni climatiche della zona in un determinato periodo. Ma possiamo soprassedere su queste sottigliezze.

E veniamo alle impronte. Sono cinque piste, tutte direzionate da SO a NE, lasciate da tre specie animali diverse. Anzi no, le specie sono impossibili da attribuire. I paleontologi azzardo al massimo alla tribรน o al genere del vivente.

La pista piรน settentrionale รจ anche la piรน breve; รจ composta da orme lunghe 15-30 centimetri. Le zampe terminano con tre dita corte, caratteristica che restringe parecchio il ventaglio di viventi: ๐™ง๐™ž๐™ฃ๐™ค๐™˜๐™š๐™ง๐™ค๐™ฃ๐™ฉ๐™š o tapiro. Ma il tapiro, anche quello che passeggiava nel Friuli nel Pliocene, ha zampe meno lunghe, quindi anche il suo passo (la distanza tra le orme lasciate dalla stessa zampa) รจ inferiore. Per esclusione, le orme sono quindi attribuite a un rinoceronte, di piccole dimensioni, ormai estinto.

Le orme della pista che inizia ad O e termina a E e si sviluppa centralmente rispetto alle altre, รจ di un grande artiodattilo. Gli artiodattili sono, ancora oggi, mammiferi che hanno zoccoli composti da un numero pari di dita, 4 o 2. Sono artiodattili, ad esempio, gli ungulati e i suidi. Le impronte della pista rivelano che la zampa terminava con due sole dita, lunghe 15-20 centimetri. Alcuni studiosi azzardano la famiglia ๐™—๐™ค๐™ซ๐™ž๐™™๐™š, generi ๐˜—๐˜ข๐˜ณ๐˜ข๐˜ฃ๐˜ฐ๐˜ด o ๐˜“๐˜ฆ๐˜ฑ๐˜ต๐˜ฐ๐˜ฃ๐˜ฐ๐˜ด (un cervide estinto) a seconda dell’autore dell’attribuzione. Altri restano sul vago con l’ordine degli artiodattili. Il dubbio nasce, come sempre, dalla controversa datazione del sedimento. In certe epoche geologiche nel Friuli di allora vivevano alcune specie, altre erano assenti (estinte o dislocate altrove). Attribuendo diverse datazioni al sedimento cambia anche la fauna presente e il dubbio rimane.

Le ultime tre piste, col numero piรน alto di impronte, dovrebbe facilitare la corretta determinazione della specie. Sbagliato. Le orme sono lunghe 13-16 centimetri e sono attribuibili a una zampa con tre dita, che toccano il suolo con la sola punta. Appartengono molto probabilmente a degli equidi tridattili estinti, con uno zoccolo centrale e due dita laterali, riferibili, secondo alcuni, al genere ๐™ƒ๐™ž๐™ฅ๐™ฅ๐™–๐™ง๐™ž๐™ค๐™ฃ. Questi erano cavallini di modeste dimensioni, originari dell’America settentrionale, arrivati in Eurasia passando per lo stretto di Bering circa 12 milioni di anni fa.

Come per le altre piste, la dubbia datazione del sedimento complica l’attribuzione. L’Hipparion, con le sue varie specie, appare e scompare da certe ampie zone dell’Europa miocenica e pliocenica. Per tagliare la testa al toro, gli studiosi di recente hanno convenuto che il mammifero responsabile delle tracce fossili รจ della tribรน degli ๐™ƒ๐™ž๐™ฅ๐™ฅ๐™–๐™ง๐™ž๐™ค๐™ฃ๐™ž๐™ฃ๐™ž (una classificazione superiore, quindi piรน ampia del solo genere).

Ultime considerazioni, che possono stimolare l’immaginazione di chi osserva le piste.

Le orme sono spesso ๐™จ๐™ค๐™ซ๐™ง๐™–๐™ฅ๐™ฅ๐™ค๐™จ๐™ฉ๐™š, con la zampa posteriore che appoggia proprio sopra l’orma lasciata dall’anteriore. Questo aspetto aveva indotto i primi studiosi ad attribuirle a bipedi.

Gli animali si muovevano tutti nella ๐™จ๐™ฉ๐™š๐™จ๐™จ๐™– ๐™™๐™ž๐™ง๐™š๐™ฏ๐™ž๐™ค๐™ฃ๐™š, da SO a NE, e a moderata velocitร , seguendo la direzione del corso d’acqua interessato dal loro transito. Non sostavano per abbeverarsi, tantomeno erano alla ricerca di cibo da brucare; queste comportamento avrebbero prodotto orme piรน confuse e di stazionamento.

I cavallini sono transitati ๐™ž๐™ฃ ๐™œ๐™ง๐™ช๐™ฅ๐™ฅ๐™ค, confermando una certa socialitร , e per primi. Lo si deduce dal tipo di orme lasciate: su un suolo ancora “plastico”, facilmente deformabile anche da animali poco pesanti. Transita poi l’artiodattilo (il cervide) e per ultimo il rinoceronte, che deforma, per sovrapposizione su un sedimento giร  piรน asciutto e quindi resistente alla deformazione, le orme dell’artiodattilo.

Confido di aver prodotto uno spiegone di facile comprensione, nonostante la vastitร  e peculiaritร  degli argomenti coinvolti. Ma soprattutto spero di avervi incuriositi a visitare il sito con occhi e competenze nuove. Prometto che il prossimo spiegone su Osoppo sarร  piรน leggero e di facile assimilazione.

แถ แต’แต—แต’: แต—สณแตƒแต—แต—แต’ แตˆแตƒหก แดพแดฐแถ  โฝแตˆโฑ แต–แต˜แต‡แต‡หกโฑแถœแต’ แตˆแต’แตโฑโฟโฑแต’โพ สฐแต—แต—แต–://สทสทสท.แถœแต’สณสณแตƒแตˆแต’แต›แต‰โฟแต—แต˜สณโฑโฟโฑ.โฑแต—/แถœแต’สณ/สทแต–โปแถœแต’โฟแต—แต‰โฟแต—/แต˜แต–หกแต’แตƒแตˆหข/ยฒโฐยนยณ/โฐโต/แดณแต‰แต’หขโฑแต—โฑยนยณโถแถœแต’หกหกแต‰แต’หขแต’แต–แต–แต’.แต–แตˆแถ 

Le orme di Osoppo, rappresentazione grafica delle tracce
Le orme di Osoppo, rappresentazione grafica delle tracce