Lisca maggiore

๐‹๐จ ๐ฌ๐š๐ฉ๐ž๐ฏ๐ข ๐œ๐ก๐ž?

Vi siete mai chiesti come si generino quelle spighe marroni che spuntano nei fossi a lato delle strade o campi coltivati? Sono le infruttescenze della ๐™ก๐™ž๐™จ๐™˜๐™– ๐™ข๐™–๐™œ๐™œ๐™ž๐™ค๐™ง๐™š (๐˜›๐˜บ๐˜ฑ๐˜ฉ๐˜ข ๐˜ญ๐˜ข๐˜ต๐˜ช๐˜ง๐˜ฐ๐˜ญ๐˜ช๐˜ข), una specie di canna palustre che in questo periodo dell’anno campeggia nelle aree umide con la sua parte vegetale piรน appariscente e riconoscibile.

E’ una pianta autoctona, i cui numerosi impieghi si perdono nella notte dei tempi. Gradisce i terreni umidi, dicevamo: fossi, rigagnoli, le rive di stagni, paludi e torbiere. L’acqua dev’essere ferma o lentamente corrente. Puรฒ formare popolamenti puri, cioรจ monospecifica, dalla costa fino alla fascia montana (0 – 1800 mt. s.l.m.). E’ presente praticamente su tutto il globo, laddove sussistano le condizioni a lei ideali.

La nomenclatura binomiale ci racconta che ๐™ฉ๐™ฎ๐™ฅ๐™๐™– deriva dal greco ‘ฯ„ฯฯ†ฮท tรฝphe’ e significa ‘giunco d’acqua’. Invece ๐™ก๐™–๐™ฉ๐™ž๐™›๐™ค๐™ก๐™ž๐™– descrive la forma larga delle foglie, piรน ampia della cugina ๐˜ข๐˜ฏ๐˜จ๐˜ถ๐˜ด๐˜ต๐˜ช๐˜ง๐˜ฐ๐˜ญ๐˜ช๐˜ข (che significa ‘dalla foglia stretta’). Uno dei nomi comuni attribuiti in alcune aree tedescofone alla pianta, improprio ma evocativo, รจ ‘Pfeifenputzer’, scovolino per pipe.

Ma vediamo come si รจ formato lo scovolino, partendo dal ๐™›๐™ช๐™จ๐™ฉ๐™ค: eretto, semplice, alto fino a 250 cm. Alla base spuntano le foglie lineari, tipiche delle canne palustri, che possono allungarsi fino a raggiungere l’estremitร  dell’infruttescenza. Il fiore, o meglio, l’๐™ž๐™ฃ๐™›๐™ž๐™ค๐™ง๐™š๐™จ๐™˜๐™š๐™ฃ๐™ฏ๐™– รจ davvero singolare. E’ sostanzialmente divisa in ๐™™๐™ช๐™š ๐™จ๐™ฅ๐™ž๐™œ๐™๐™š; quella inferiore, la femminile, รจ lunga 15-25 cm, di forma cilindrica; quella superiore, la maschile, si estende al di sopra della spiga femminile, ed รจ poco piรน corta di quest’ultima.

L’infiorescenza femminile รจ cosparsa da piccolissimi ๐™›๐™ž๐™ค๐™ง๐™ž (vedi foto, sx alto), disposti stretti stretti a raggiera lungo tutta la pannocchia. Gli stimmi – la parte del pistillo che accoglie il polline maschile durante il periodo di impollinazione – sono inizialmente verdi. Mano mano che maturano, si colorano di marrone. La parte maschile della pannocchia (foto, sx basso) รจ quel ciuffo ‘incolto’ di setole giallognole posto in cima.

Una volta fecondati i fiori femminili, la parte inferiore della pannocchia si copre di numerosi ๐™จ๐™š๐™ข๐™ž pronti a spiccare il volo, sospinti dal vento. E’ quella peluria (foto in alto, centro) che fa apparire la spiga come un enorme e informe batuffolo di cotone. Trascorso il periodo della disseminazione e seccatasi l’infiorescenza maschile, resta solo lo scovolino, quello che in autunno fa bella mostra di sรจ.

Della pianta non si buttava via niente. Con le radici essiccate e coi semi tostati si otteneva una farina ricca di proteine e amido, simile a quella di grano, utilizzata per la panificazione. Nei paesi nordici, dalle radici cotte si ricavava anche uno sciroppo dolce. I giovani germogli, come anche le radici, raccolti a primavera sono ottimi sia crudi che cotti, in abbinata ad altre verdure. I semi pressati rilasciano un olio vegetale apprezzato ma difficilmente commercializzato. La pianta giovane, ancora tenera, รจ alimento apprezzato dal bestiame.

Sia l’olio che le foglie, usate come cataplasma, sono emostatici e antisettici cutanei. Pare che l’olio ingerito sia anche antielmintico (elimina i vermi parassiti dell’intestino).

I pappi, la parte soffice – il paracadute – dei semi, servivano a imbottire cuscini, materassi e selle, o a isolare termicamente le pareti delle abitazioni. Dalle foglie e dallo stelo si ottengono fibre per confezionare stuoie, impagliare damigiane e fabbricare imbarcazioni, ceste, panieri. Nei paesi nordici, si utilizzano per farne coperture di tetti e sigillare le fessure delle botti. Le composizioni floreali sono spesso abbellite dalla spiga femminile secca, opportunamente trattata con glicerina, per evitare il rapido disseccamento e l’inevitabile disfacimento. Le stesse, accese, rilasciano un fumo che scaccia insetti molesti. La foglia, divisa in listarelle, era usata in agricoltura per legare le piante ai tutori. Le carrozze di prima classe delle Ferrovie dello Stato erano imbottite con l’infiorescenza secca, opportunamente scomposta e ammorbidita.

La lisca maggiore รจ di massima ๐™ž๐™ข๐™ฅ๐™ค๐™ง๐™ฉ๐™–๐™ฃ๐™ฏ๐™– ๐™š๐™˜๐™ค๐™ก๐™ค๐™œ๐™ž๐™˜๐™–, poichรฉ resiste a fattori inquinanti anche di origine chimica ed รจ utilizzata nei moderni impianti di fitodepurazione. Ed รจ anche una pianta decorativa, apprezzata da chi intende abbellire le sponde di uno stagno o laghetto artificiale.

EDIT: un mio attento lettore mi ha fatto notare che a Trento la lisca maggiore รจ chiamata “๐™ฅ๐™–๐™œ๐™–๐™›๐™ง๐™–๐™ฉ๐™ž”. Ho chiesto delucidazioni: magari era moneta di scambio o un sostituto del cilicio. Riporto la risposta del lettore: [con la lisca] venivano sferzati i frati che non seguivano la regola”. Interessante aneddoto, grazie Lino.

Le foto mostrano (in senso antiorario, da sinistra in alto): sezione dell’infiorescenza femminile, l’infiorescenza maschile, l’infruttescenza matura con l’infiorescenza maschile – il pennacchio bianco – ormai priva di stami, particolare dell’infruttescenza, la dispersione dei semi.

แถ แต’แต—แต’: แถ สณแตƒโฟแถœแต’ แดฟแต’หขหขโฑ แต‰ แดฌหกแตˆแต’ แดฐแต‰ แดฎแตƒหขแต—โฑแตƒโฟโฑ แต–แต‰สณ แดฌแถœแต—แตƒ แดพหกแตƒโฟแต—แตƒสณแต˜แต

Lisca maggiore
Lisca maggiore (๐˜›๐˜บ๐˜ฑ๐˜ฉ๐˜ข ๐˜ญ๐˜ข๐˜ต๐˜ช๐˜ง๐˜ฐ๐˜ญ๐˜ช๐˜ข)