𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Eccolo, l’ultimo spiegone sui mustelidi autoctoni friulani; tratta della 𝙡𝙤𝙣𝙩𝙧𝙖 (𝘓𝘶𝘵𝘳𝘢 𝘭𝘶𝘵𝘳𝘢), forse il rappresentante più atteso e simpatico della famiglia. In rete abbondano video ripresi da fototrappole che immortalano l’animale nelle sue pose più buffe ed atteggiamenti più disparati. A fondo spiegone vi allego qualche link.
Dell’ultimo esemplare presente in Friuli VG nel secolo scorso si ha notizia nel 1967, con la sua sfortunata cattura. Ma sono gli anni a cavallo del 1950 e 1970 quelli più feroci, nella caccia (per competizione e pelliccia) e sterminio dell’animale (la cui causa, molto probabilmente, è ascrivibile all’uso di DDT e pesticidi simili), su tutto il territorio europeo.
Affermare con certezza che, con la sua morte, la presenza del mustelide sia stata eliminata in Friuli VG è azzardato; c’era pur sempre la remota possibilità che qualche esemplare fosse sopravvissuto in zone impraticabili della regione. Ma il censimento dei segni di presenza della lontra, nello specifico gli spraints (un misto di secrezioni odorose ed escrementi necessari per marcare il territorio), ha dato esito completamente negativo nel 1986.
Da allora molte cose sono cambiate, per fortuna. E’ aumentata la 𝙨𝙚𝙣𝙨𝙞𝙗𝙞𝙡𝙞𝙩𝙖’ verso il mondo animale, che sia puccioso o crudele, utile o dannoso (sempre per non tradire il nostro ego antropocentrico smisurato); soprattutto si è capito come ogni singolo tassello, vivente o non-vivente, abbia acquisito il diritto di esserci, in Natura. E svolge un suo ruolo ben specifico, che a noi può restare oscuro: la nostra ignoranza non sconvolgerà i piani di madre Natura.
La situazione della 𝙨𝙤𝙥𝙧𝙖𝙫𝙫𝙞𝙫𝙚𝙣𝙯𝙖 della lontra, a livello nazionale, non è stata rosea per lungo tempo. Negli anni 80 dello scorso secolo, in Italia centro-meridionale, si contavano 100 – 130 individui. Nel 1984 anche l’Austria si rende conto della sparizione della lontra dal territorio nazionale. Lungimiranti e incisive politiche conservazionistiche iniziano fin da subito a dare i primi significativi risultati. La messa al bando di PCB (pesticidi), i progetti di protezione e tutela (europei) della specie, l’istituzione di aree protette, favoriscono la diffusione e proliferazione dell’animale. Nel 2004 un monitoraggio conferma il suo ritorno nel 20% delle località studiate, alcune posto molto a ridosso del confine italiano. Il che fa immaginare lo sconfinamento di alcuni individui in dispersione.
Le stesse politiche di tutela, adottate anche in Italia, danno i medesimi riscontri. Nel 2021 un monitoraggio svolto nel Centro-Sud italiano rivela la presenza di 800 – 1000 individui. Le popolazioni di lontre iniziano a espandersi verso il Veneto, l’Austria e – da lì – verso la Slovenia. La prima lontra “documentata” in Friuli VG è un maschio, investito l’11 settembre 2011, tra le zone paludose di Buja (Urbignacco) e Bueriis. Un successivo incidente automobilistico, nel 2012 a Trasaghis, conferma la diffusione del mustelide anche nelle zone pedemontane. Sono entrambi provenienti dall’Austria, come confermano analisi genetiche.
Di altri soggetti si hanno riscontri diretti (gli spraints) già dal 2008, anche se pare che una popolazione stabile si fosse assestata alla confluenza dei torrenti Gail e Slizza nel 2003. A partire dal 2014 è finalmente comprovata la stanzialità di una piccola popolazione nel medesimo bacino danubiano (una femmina con cuccioli). Nel 2020 alcuni individui si trasferiscono sui bacini idrici di Tagliamento e Isonzo, provenendo da est. Anche i corsi d’acqua Stella, Corno, Torre e Judrio (un giovane maschio) ospitano lontre a partire dal 2023, provenienti stavolta da nord.
I faunisti coinvolti nei progetti di studio e monitoraggio del mustelide si augurano che le piccole popolazioni si allarghino e diventino stanziali, occupando stabilmente i tratti dei corsi d’acqua pedemontani e montani della regione. E sperano anche che la lontra raggiunga e colonizzi i fiumi di risorgiva della Bassa friulana, con qualche capatina pure in laguna.
Ovviamente il ritorno di una specie animale pressoché estinta in una determinata area esige adeguamenti di norme comportamentali, informazione corretta e puntuale presso la popolazione coinvolta, ricalibratura di progetti di protezione e tutela. Prendiamo ad esempio il naturale antagonista della lontra: la nutria, che occupa nicchie ecologiche sovrapponibili. La strategia di contenimento (ed eradicazione) del roditore alloctono invasivo viene effettuata di notte, alla luce di forti fonti di illuminazione. Ma così facendo si rischia di disturbare seriamente, se non addirittura di prelevare, lontre al posto delle nutrie.
Bisogna anche mitigare gli effetti, veri o presunti, della presenza della lontra in ambito di allevamenti ittiogeni, dove potrebbe diventare un antagonista. Ricordo che il mustelide, al pari della volpe, era ritenuto fino al 1971 “𝙖𝙣𝙞𝙢𝙖𝙡𝙚 𝙣𝙤𝙘𝙞𝙫𝙤”, perché competitore delle risorse ittiche.
Infine sarà utile e necessario adottare misure di gestione di manufatti stradali che rappresentano un reale pericolo per l’animale di essere investito. In aggiunta a tutti questi fattori di criticità, bisogna valutare gli effetti del cambiamento climatico sulla specie, la progressiva distruzione degli habitat (rimozione vegetazione riparia, canalizzazione delle acque e cementificazione delle opere di contenimento), la posa di nasse da pesca abusive e la caccia di frodo, il bioaccumulo causato dai pesticidi.
Ma concentriamoci sullo splendido animale i cui atteggiamenti buffi e curiosi sono ben immortalati dai video che vi linko qui sotto. Le sue abitudini prettamente notturne lo portano ad essere piuttosto elusivo; caccia lungo i corsi d’acqua in un home range di 20-30 km, non riuscendo a rappresentare una minaccia per le attività di pesca umane. Si ciba di preferenza di pesci, molluschi, micromammiferi, anfibi e rettili. E’ piuttosto territoriale, tollerando male anche la presenza dei propri figli maschi, una volta divenuti adulti.
Le sue dimensioni, da maschio adulto, sono: 120 cm di lunghezza, coda inclusa, e un peso max. di 16 kg. La femmina è decisamente più minuta. Diventa matura sessualmente a 2/3 anni e partorisce da 1 a 3 cuccioli alla volta. Il lungo periodo di cure parentali costringe mamma lontra a parti distanziati anche di alcuni anni. I cuccioli alla nascita sono inetti (ciechi e non autosufficienti), lunghi 12-15 cm. e del peso di circa 100 gr. Una volta usciti dalla tana, la mamma ha il compito di insegnare ai piccoli a nuotare. L’alta mortalità infantile è determinata anche dai frequenti annegamenti accidentali (o indotto da maschi adulti) dei cuccioli.
La lontra ha una pelliccia marrone intenso nella parte superiore e più chiara nella parte inferiore. Il corpo è allungato e la coda è lunga e affusolata. Il muso è tozzo e coperto di baffi robusti. Le orecchie sono molto piccole. Le zampe sono corte con piedi palmati, utili per il nuoto.
Come facciamo a riconoscere un sito di presenza di lontra? Dalla cacca, che lei usa abbondantemente per marcare il territorio. E visto che il suo areale è spesso soggetto ad allagamenti, le marcature vanno reiterate e i margini del territorio ribaditi ai maschi limitrofi. Si chiamano “𝙨𝙥𝙧𝙖𝙞𝙣𝙩𝙨”, sono di colore nerastro, odorano fortemente di miele & gamberetti e contengono resti di prede non completamente digeriti. Possiamo trovarli lungo le sponde dei torrenti, su massi leggermente rialzati, in evidenza, dove altre lontre possano vederle e annusarle.
Per la sua estrema duttilità nell’adattarsi agli ambienti fluviali – anche inquinati – che frequenta, l’animale non è reputato un buon bioindicatore. Può tutt’al più testimoniare la vocazione (o meno) all’offerta di nicchie ecologiche adatte ad essere colonizzate.
Qui sotto una carrellata di video ripresi con fototrappole, delle lontre in Friuli VG.