Loxosceles rufescens

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Alcuni giorni fa vi ho promesso uno spiegone sull’altro ragno presente in Italia e avente ‘rilevanza medica’, il cui morso può – in rari casi – causare la morte del malcapitato di turno. (Lo spiegone sul primo ragno è qui: https://www.tangia.it/vedova-nera-a-chiazze-rosse/ )

Il suo nome scientifico è 𝘓𝘰𝘹𝘰𝘴𝘤𝘦𝘭𝘦𝘴 𝘳𝘶𝘧𝘦𝘴𝘤𝘦𝘯𝘴, ma noi lo conosciamo, grazie al terrorismo mediatico degli ultimi anni, come 𝙧𝙖𝙜𝙣𝙤 𝙫𝙞𝙤𝙡𝙞𝙣𝙤. Quello generico 𝘓𝘰𝘹𝘰𝘴𝘤𝘦𝘭𝘦𝘴 deriva dal greco e significa letteralmente “gambe storte”, per il modo in cui il ragno ritrae le zampe quando è immobile. Il nome specifico 𝘳𝘶𝘧𝘦𝘴𝘤𝘦𝘯𝘴 deriva dal latino e significa “tendente al rosso” per il colore dell’animale. Invece il nome comune indica una macchia presente sul suo 𝙥𝙧𝙤𝙨𝙤𝙢𝙖 (l’equivalente della nostra regione interscapolare). Effettivamente potrebbe ricordare lo strumento musicale, ma l’alta variabilità della macchia, nei colori e nelle forme, non permette di identificare la specie solo grazie a questo particolare anatomico.

Il ragno adulto è di modeste dimensioni: 9 mm il corpo e 4-5 cm la 𝙡𝙚𝙜 𝙨𝙥𝙖𝙣 (la misura da punta a punta di due zampe opposte, quando queste sono distese).

Il dimorfismo sessuale non è così accentuato come in altre specie di ragno, quindi capire se quello che fuggendo alla nostra vista sia un maschio o una femmina, non è così facile. Importante è che scappi; è un ragno con abitudini notturne, esce solitamente a caccia o per corteggiare le femmine. E’ molto timido e non appena si accorge della presenza di un possibile pericolo, scappa a nascondersi dietro a battiscopa, mobili o quadri. Questo perché al ragno piaccioni gli ambienti antropizzati, dove trova calore e clima asciutto, e abbondante cibo (formiche, ragni, blatte). Per catturarle non tesse la classica tela, ma usa il veleno per immobilizzarle. L’aracnide lo inietta nelle prede e attende che abbia inizio la digestione dei loro organi interni. Non gli resta che risucchiarli. Però non disdegna nemmeno animali già morti.

Purtroppo può trovarsi nella pessima situazione di dover usare il veleno anche contro l’uomo. Il ragno ha, infatti, la predilezione per i tessuti in cui nascondersi: lenzuola, asciugamani, scarpe, ciabatte, guanti. Nel momento in cui noi, inavvertitamente, lo schiacciassimo, lui morde. Lo fa, nel 40% dei casi, 𝘢 𝘴𝘦𝘤𝘤𝘰, cioè senza iniettare veleno. Nel restante 60% dei casi il decorso medico dipende molto dal soggetto che è stato morso.

Inizialmente non si avverte dolore, per cui non sempre chi viene morso se ne accorge subito. Il dolore compare dopo 30/60 minuti ed è accompagnato da altri sintomi quali eritema, vesciche, alterazione del colore della pelle, ulcerazioni. Nei casi più gravi può verificarsi il Loxoscelismo, una patologia che provoca necrosi cutanee e cancrena, con cicatrici permanenti ed estese. Ma può portare anche a nausea, vomito, insufficienza renale, con conseguente coma e decesso.

E’ buona norma tentare di catturare o fotografare il ragno autore del morso, prima di recarsi in ospedale, in modo da facilitare la diagnosi al personale medico.

Attualmente non esiste un siero antiveleno o una cura efficace per il Loxoscelismo.

Ma oltre al presunto violino (che poi non è sempre così riconoscibile), come possiamo identificare il nostro ospite indesiderato? A differenza della stragrande maggioranza dei ragni, che hanno 8 occhi, il violino ne ha solo 6, disposti a coppie sul capo. Quindi date un occhio agli occhi.

E da ultimo sfatiamo alcune leggende metropolitane: il Loxosceles rufescens non è una specie alloctona; la sua presenza su tutto il territorio italiano non è in espansione ed è documentata da oltre 100 anni, con un solo decesso incontestabile causato dal suo morso.

ᶠᵒᵗᵒ: ʷʷʷ.ˢᵃⁿⁱᵗᵃᵃᵐᵇⁱᵉⁿᵗᵃˡᵉ.ⁱᵗ/ʳⁱᶜᵉʳᶜᵃ⁻ⁱⁿᶠᵉˢᵗᵃⁿᵗⁱ/ⁱⁿˢᵉᵗᵗⁱ⁻ᵈⁱ⁻ⁱᵐᵖᵒʳᵗᵃⁿᶻᵃ⁻ˢᵃⁿⁱᵗᵃʳⁱᵃ/ᵃʳᵗʳᵒᵖᵒᵈⁱ⁻ᵛᵉˡᵉⁿᵒˢⁱ/ʳᵃᵍⁿᵒ⁻ᵛⁱᵒˡⁱⁿᵒ/

Loxosceles rufescens
Loxosceles rufescens