Magredi

𝙇𝙤 𝙨𝙖𝙥𝙚𝙫𝙞 𝙘𝙝𝙚?

Sto studiando i Magredi, per cui vi tocca lo spiegone dedicato. Premetto che l’argomento, come anche l’ambiente, è complesso, vasto e interessante. Accenno solo ad alcuni aspetti, senza pretesa di completezza.

Innanzitutto dove si trovano? Nell’alta pianura friulana, nell’ex provincia pordenonese e vengono facilmente identificati dai due torrenti che li hanno generati e continuano a caratterizzarne clima e habitat: il 𝘾𝙚𝙡𝙡𝙞𝙣𝙖 e il 𝙈𝙚𝙙𝙪𝙣𝙖. A sud invece terminano laddove le acque tornano in superficie, lungo la cosiddetta “Linea delle Risorgive”.

L’ambiente assomiglia a una landa desolata, brulla, tendenzialmente piatta e apparentemente arida. Si stende ai piedi delle Prealpi carniche e riceve, oggi, le acque dai due torrenti sopra citati. Ma è il risultato di migliaia di anni di attività compiuta dai ghiacciai che si sono alternati a periodi di scioglimento. Le masse di acqua, sia allo stato solido che liquido, hanno inciso strette vallate (Val Tramontina e Cellina, per citarne alcune) nelle 𝘿𝙤𝙡𝙤𝙢𝙞𝙩𝙞 𝙁𝙧𝙞𝙪𝙡𝙖𝙣𝙚. Hanno plasmato forre, cascate, rapide e laghi. E trasportato a valle macigni, massi, rocce e pietre, spezzandole, levigandole, rotolandole. Facendole diventare la ghiaia, i ciottoli, le sabbie che oggi sono i Magredi.

Ma l’azione dell’acqua è costante, anche se non sempre visibile. Fornisce umidità agli strati esposti al sole, trasporta nutrienti (pochi), semi e spore. Quando compare, magari dopo intensi periodi di precipitazioni, s’intreccia a formare anse, bracci, pozze e stagni effimeri. Poi torna ad abissarsi nel materasso di ghiaia e sabbia. Nella Bassa si rifà presenza costante con rivoli, rogge ed olle.

Per secoli i Magredi sono stati utilizzati dalle popolazioni locali: come prati da sfalcio e come pascolo per gli animali d’allevamento (caprini, ovini e qualche sparuta vacca). La mancata aratura e dissodatura ha risparmiato ai Magredi i sostanziali cambiamenti anche morfologici portati dall’attività umana. I cambiamenti li fa solo l’acqua in tempi difficilmente comprensibili e apprezzabili dal genere umano. E l’acqua lascia intatte le vegetazioni, ne rispetta i ritmi, l’alternarsi delle stagioni, ne fa 𝙥𝙧𝙖𝙩𝙞 𝙨𝙩𝙖𝙗𝙞𝙡𝙞.

Intanto l’uomo si concentra altrove, sui terreni “grassi”, impianta colture intensive o monoculture, altera la composizione chimica del terreno, lo spiana, imbriglia i corsi d’acqua, non permette più alcuna stagionalità. Ma quando si rende conto che la biodiversità delle sue zone coltivate si sta impoverendo, con tutte le conseguenze nefaste, si ricorda di quei fazzoletti di terre aride, dove numerose specie viventi hanno continuato a prosperare, seppure fra stenti, intatte e isolate per secoli.

I Magredi sono un serbatoio di 𝙗𝙞𝙤𝙙𝙞𝙫𝙚𝙧𝙨𝙞𝙩𝙖’ ed 𝙚𝙣𝙙𝙚𝙢𝙞𝙨𝙢𝙞 eccezionale. La presenza di viventi unici e geneticamente vitali, favorisce anche le zone limitrofe, interessate dalla dispersione del materiale genetico.

Ma è anche territorio di 𝙜𝙚𝙣𝙩𝙞; da qui sono transitati ceppi di Veneti antichi, celti, carnici, romani e longobardi. E’ stato annesso al Patriarcato di Aquileia, alla Serenissima, all’impero degli Asburgo; ha vissute le guerre mondiali e le occupazioni (anche recenti) di forze armate.

Le genti del posto hanno continuato a vivere con e grazie a queste terre magre; coltivando i pochi cereali adatti a terreni aridi (granoturco, nella varietà “maran”, frumento, segale, orzo), un po’ di erba medica negli appezzamenti più nutrienti, qualche vite. Le pecore venivano allevate per la lana, e mucche per il latte e i vitelli, ma sempre in numeri contenuti. Invece di sassi per costruire, contenere, trattenere ce ne sono stati sempre in abbondanza. Arrivavano i falciatori dalla Bassa; si fermavano per 20-25 giorni. Il tempo utile per sfalciare ampi settori, lasciare essiccare l’erba, raccogliere il fieno e ripartire coi carri carichi di foraggio per le bestie della pianura.

L’esile equilibrio non è mai stato intaccato e le stagioni si sono susseguite, invariate.

L’𝙞𝙣𝙫𝙚𝙧𝙣𝙤 è silenzioso e il bianco delle pietre dei Magredi si confonde col bianco delle coltri nevose dei primi rilievi. La natura è sospesa, attende fiduciosa.

A 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙖𝙫𝙚𝙧𝙖 fioriscono la ginestrella, la viola ciocca, il cavolo friulano, le orchidee di maggio, il lino delle fate. Gli arbusti si coprono di boccioli, i “gattini”: salici, pruni. Altri presentano ancora le colorate bacche autunnali, come la rosa canina. Anche gli animali si ridestano, all’inizio della stagione degli amori: rospi, rane, allodole, starne, quaglie, pavoncelle e occhioni, che non tardano a deporre le loro uova a terra, tra sassi o buche scavate nel terreno. Usignoli e grilli compongono la colonna sonora dei prati primaverili.

L’𝙚𝙨𝙩𝙖𝙩𝙚 è la stagione più ostica: l’erba si secca per l’assenza di acque (meteoriche o del sottosuolo). Le pietre assorbono calore durante le torride giornate e lo rilasciano durante la notte, contribuendo al clima steppico.

Poi arrivano le piogge, al limitare della stagione estiva, e fioriscono le ultime varietà di piante: il fiordaliso giallo-rosa, l’orchidea treccia di dama, la crambe tataria (retaggio di antiche migrazioni di Ungari dalle steppe mongole). L’𝙖𝙪𝙩𝙪𝙣𝙣𝙤 è l’ultimo sprazzo di vitalità, colori e rumori sui Magredi, prima che il ciclo si rinnovi.

La Comunità Europea ha istituito un programma “𝘓𝘪𝘧𝘦 𝘕𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢” di tutela, protezione e conservazione di territori ad alta variabilità di habitat e specie di viventi presenti. La 𝗥𝗲𝘁𝗲 𝗡𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝟮𝟬𝟬𝟬 è un articolato progetto di individuazione e costituzione di nodi cruciali sparsi sul territorio, dov’è ancora possibile conservare lo status quo o rinaturalizzare con successo ambienti deteriorati. Vengono istituiti i 𝙎𝙄𝘾 (siti di interesse comunitario) laddove siano presenti habitat e specie viventi rare, e 𝙕𝙋𝙎 (zone di protezione speciale) per garantire a specie di uccelli nidificanti e migratori un’adeguata tutela. Le 𝙕𝙎𝘾 (zone speciali di conservazione) sono un’ulteriore passo avanti nella tutela degli habitat, rientranti nella Rete Natura 2000. Nello specifico il progetto 𝘓𝘪𝘧𝘦 𝘔𝘢𝘨𝘳𝘦𝘥𝘪 𝘎𝘳𝘢𝘴𝘴𝘭𝘢𝘯𝘥𝘴 interessa i magredi del Cellina, il greto e la valle del medio Tagliamento e la confluenza dei fiumi Torre e Natisone.

Tra questi territori sparsi, si configurano e posizionano i 𝙘𝙤𝙧𝙧𝙞𝙙𝙤𝙞 𝙚𝙘𝙤𝙡𝙤𝙜𝙞𝙘𝙞 a garantire passaggi di individui, semi e risorse trofiche. Sono alvei fluviali, valli alpine, foreste planiziali, prati stabili, addirittura fossi e siepi.

Ora tocca a noi, comprendere la vitale importanza di queste lande misconosciute, della quantità e qualità di vita che vi brulica, tutelarle da ignoranza e speculazioni, trasmetterne i valori storici, culturali e ambientali. Spero di aver contribuito, nel mio piccolo, a incuriosirvi e a indurvi ad ulteriori approfondimenti.

Qui alcuni spunti:

https://www.regione.fvg.it/…/Magredi_ritrovati_prot.pdf

e

https://magredinatura2000.it/DATA/B3039.pdf

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Magredi al tramonto
Magredi al tramonto