𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
La Val d’Arzino non smette di stupirmi, sia come ambiente che come culla di civiltà e tradizioni. Al capostipite dei conti di Montececon, Giacomo Ceconi ho già accennato, come anche a uno dei suoi numerosi figli, Angelo (qui: https://www.tangia.it/giacomo/ e qui: https://www.tangia.it/angelo-ceconi/ ). Oggi tocca all'”artista” della famiglia, 𝙈𝙖𝙧𝙞𝙤.
Nasce a Trieste il 21 marzo 1893, figlio di Giacomo e della quarta moglie, Giuseppina Novak. Fin da giovane è affascinato dalle quattro statue – raffiguranti Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso – realizzate nel 1906 da Alfonso Canciani, che adornano la facciata del castello di famiglia a Pielungo.
Rimane orfano di padre nel 1910 e interrompe gli studi liceali per dedicarsi all’arte pittorica, sotto la guida ci Pietro Fragiacomo, conosciuto a Venezia nel 1911. Da autodidatta, peculiare capacità che evidentemente lo accomuna al padre, scopre la vocazione per la scultura. Espone le sue prime opere a Firenze e a Parigi nel 1912. Risale a quei primi anni la scultura “𝘔𝘪𝘢 𝘮𝘢𝘥𝘳𝘦” di cui esistono diverse versioni in bronzo; una è conservata alla Galleria d’arte moderna di Udine. L’opera viene presentata al Salon d’Automne di Parigi, dando il via a numerose partecipazioni di Mario a mostre nazionali e internazionali.
Nel 1913 espone alla mostra di Ca’ Pesaro di Venezia, a Roma, Monaco di Baviera, Gand, Udine, riscuotendo ampi consensi. L’opera “𝘉𝘶𝘴𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘢𝘥𝘳𝘦” in marmo, presentato alla mostra della Secessione del 1915, testimonia il ricordo intenso e amorevole che Mario ha del genitore, conforme alla visione poetica che caratterizza il suo stile artistico. Nel 1914, alla II esposizione d’arte della secessione di Roma, ottiene una sua sala personale, dove allestisce quattordici opere plastiche e numerosi disegni.
Si arruola volontario nell’esercito italiano, allo scoppio della I guerra mondiale. L’esperienza bellica lo induce a pubblicare una raccolta di liriche “𝘕𝘰𝘵𝘵𝘶𝘳𝘯𝘪”. A guerra terminata, Mario torna in Friuli per scolpire le opere che espone, nel 1922, nuovamente a Ca’ Pesaro, dove si presenta con sedici sculture e alcuni disegni
Nel 1934 si stabilisce a Milano, non prima di aver terminato il busto che ritrae Giuseppe Girardini (1865 – 1923), illustre statista e giurista friulano, collocato attualmente in piazza Patriarcato a Udine. Negli anni precedenti lo scoppio della II guerra mondiale, espone a Roma, Venezia, Udine e Trieste. La sua statua “𝘈𝘨𝘳𝘪𝘤𝘰𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢” è collocata nel 1943 all’esterno del palazzo della Civiltà Italiana, nel quartiere romano dell’Eur.
Risalgono al secondo dopoguerra le sue numerose “personali” in gallerie milanesi ed esposizioni a mostre di arte moderna nazionali. I tratti che lo caratterizzano sono evidentemente influenzati dalle opere di Donatello, dall’arte etrusca ed egizia, plastiche e stilizzate, ma anche da suggestioni che rimandano alla sua prima infanzia, a quell’Alfonso Canciani incontrato da ragazzino a Pielungo.
Muore a Milano l’11 aprile del 1980.
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