Mazza d’oro

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Il Friuli VG presenta un’amplissima varietà di habitat diversi; qui trovate la pubblicazione – non recentissima – edita della regione che li tratta in maniera approfondita:

https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/FOGLIA203/allegati/Manuale_con_val.pdf

Per questo spiegone è indispensabile conoscerne uno: la torbiera. E’ una zona umida, che può estendersi nei fondivalle ma anche ad altimetrie considerevoli. Indispensabile è la presenza di un bacino idrico che fornisca acqua a bassa temperatura e a scarso drenaggio, e uno strato impermeabile sedimentatosi sul fondo della depressione naturale. La mancanze di corrente, l’ossigenazione povera dell’acqua e l’assenza di organismi decompositori permettono alla vegetazione di depositarsi, alla fine dei proprio ciclo vitale, nel basso strato di acqua, arricchendo ulteriormente la torba già presente.

Un ambiente così particolare va protetto e tutelato, proprio per le sue caratteristiche uniche, effimere e molto delicate. Le torbiere di montagna ospitano specie vegetali rare e molto limitate nel loro areale di espansione. Una di queste è la 𝙢𝙖𝙯𝙯𝙖 𝙙’𝙤𝙧𝙤 (𝘓𝘺𝘴𝘪𝘮𝘢𝘤𝘩𝘪𝘢 𝘷𝘶𝘭𝘨𝘢𝘳𝘪𝘴) che presenta in questo periodo fioriture davvero intensamente colorate di giallo dorato.

E’ presente nel continente europeo, prediligendo le zone meridionali; in Italia è distribuita ovunque. In Friuli è presente, salvo alcune lacune, dalla costa ai fondovalle alpini. Ne ho trovate svariate distese nelle torbiere di Curiedi (Tolmezzo) alcuni giorni fa. La pianta predilige il terreno umido, argilloso o torboso, ricco di composti azotati. Gradisce la piena esposizione al sole, ma vegeta bene anche in posizione semi-ombreggiata. Sopporta i climi rigidi, purché non sia esposta a venti gelidi. Fiorisce tra giugno e agosto.

Sull’origine del nome generico esistono versioni divergenti. Un’etimologia assegna il nome Lysimachia a Lisimaco, generale macedone successore di Alessandro Magno (361 a.C. – 281 a.C.). Le leggende che ci raccontano di quell’epoca, riportano che Lisimaco fosse solito nutrire i suoi buoi con la pianta, di cui era noto l’effetto lenitivo su infiammazioni orali e gastriche. Invece il padre della tassonomia moderna, Linneo, fa derivare il nome dal re di Sicilia, Lysimachus, di cui fa menzione anche Plinio il Vecchio. Infine, terza ipotesi: il termine Λυσίμαχος deriverebbe da ‘λύσις μάχη’ (lýsis máche) = “che scioglie la battaglia” che poi è lo stesso significato di loosestrife, nome comune inglese di questo genere di vegetale.

L’epiteto specifico ‘vulgaris’ viene da ‘vúlgus’ (volgo) = molto comune, frequente, banale.

E’ una Primulacea, perenne, erbacea, il cui fusto può raggiungere i 100/120 cm. di altezza. I fiori, di colore giallo dorato, sono disposti a formare una pannocchia di forma piramidale alla sommità dei fusti e dei rami. I fiori si presentano con un aspetto diverso in luoghi soleggiati o in luoghi ombrosi: sono leggermente punteggiati di rosso se esposti alla luce diretta del Sole, più uniformemente gialli se in ombra. Presentano una fitta peluria sulla pagina inferiore. Non hanno profumo e non contengono nettare ma la pianta viene impollinata comunque da vespe e altri imenotteri.

E’ una pianta 𝙩𝙞𝙣𝙩𝙤𝙧𝙞𝙖 di cui si utilizza ogni parte. La radice fornisce una colorazione bruna; foglie e fusto invece donano riflessi gialli ai tessuti di lana e cotone. L’infuso di queste ultime parti, molto concentrato, schiarisce i capelli biondi, al pari della camomilla. Secondo Dioscoride Pedanio (botanico e medico, 40 d.C. – 90 d.C. circa) il succo estratto dalla pianta uccide i topi. La pianta allo stato vegetativo respingerebbe moscerini e mosche; in alcune zone rurali viene tutt’oggi bruciata nelle case per rimuovere questi insetti.

La medicina popolare le ha assegnato in passato proprietà febbrifughe e antiscorbutiche, arrivando a chiamarla “centimorbia” perché capace di guarire cento patologie. Al giorno d’oggi è ancora utilizzata come astringente e lenitivo di affezioni gastrointestinali (diarrea) e orali (gengiviti e ulcere della bocca), come emostatico e detergente per ferite estese. Gli infusi sono assunti come espettoranti in caso di forti tossi.

Mazza d'oro, Lysimachia vulgaris
Mazza d’oro, Lysimachia vulgaris