𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
La capacità di riconoscersi allo specchio è riservata a poche specie animali. Pensate che l’uomo inizia a riconoscere sé stesso, se posto di fronte alla propria immagine riflessa, solo dal 18-24esimo mese di vita.
Darwin era convinto che gli animali non ne fossero capaci, che mancassero di autoconsapevolezza. Nel 1970 uno psicologo, Gordon Gallup, definì un protocollo detto “Test dello Specchio” per verificare quali specie (semmai ce ne fossero) animali avrebbero riconosciute sé stesse nello specchio.
Il test consiste nel selezionare individui che non abbiano mai visto uno specchio, fargli prendere confidenza con l’oggetto (con la faccia riflettente coperta), e poi svelare loro improvvisamente il lato oscurato. Le reazioni sono molteplici: fuga, paura, irritazione, aggressività, ma anche curiosità, interesse, ricerca.
Il test viene adattato alla specie animale presa in esame, però si concentra di fatto sulla vista, come senso principale con cui – si suppone – l’animale percepisca sé stesso. Animali che hanno sviluppato e usano soprattutto altri sensi per muoversi nell’ambiente (ad es. il cane con l’olfatto e i pipistrelli con l’udito) non superano il test.
Nel caso delle scimmie antropomorfe (noi, macachi, scimpanzé) viene disegnato un bollo colorato sulla fronte mentre l’animale dorme. Al risveglio troverà lo specchio e rivelargli l’alterazione fisica (il bollo).
Ma solo gli animali che associano l’immagine riflessa al proprio io, cercheranno di togliere il bollo, usando proprio lo specchio per individuarne la posizione esatta sul viso. E non lo gratteranno via dall’immagine riflessa ma dal proprio volto, intuendo pure il capovolgimento speculare che viene offerto loro.
Se fossero solo incuriositi dal bollo sullo specchio, cercherebbero di toglierlo da lì. Invece non tentennano.
Ai cavalli viene applicato del nastro adesivo sulla guancia. Vedendosi allo specchio, i cavalli tentavano di sfregare la guancia “marchiata” contro un supporto per liberarsi del nastro.
Le specie animali che vengono promosse al test sono: alcune scimmie antropomorfe (ma non il gorilla), i cetacei odontoceti (orche, delfini), i cavalli, gli elefanti asiatici, le mante e, tra i corvidi, le gazze.
Di recente si è aggiunto pure una specie di pesce (𝘓𝘢𝘣𝘳𝘰𝘪𝘥𝘦𝘴 𝘥𝘪𝘮𝘪𝘥𝘪𝘢𝘵𝘶𝘴) detto pesce pulitore.
Iniettandogli del colorante innocuo sotto alla gola, gli viene lasciato un segno che ricorda molto un parassita che il pesce ospita suo malgrado. Il pesciolino intravvede la sua immagine riflessa e si fionda su una superficie dura, cercando di eliminare la macchia ( = il parassita percepito allo specchio) dalle squame della gola. Quando al posto dello specchio, viene mostrata al pesce la foto di un cospecifico, macchiato con lo stesso colorante, questo ignora l’immagine.
Le conclusioni, ancora in discussione, sono che gli animali che si “vedono” allo specchio e passano quindi il test, hanno autocoscienza (sanno di esistere, conoscono le proprie forme). Quelle specie che non si riconoscono, non è detto che siano prive di autocoscienza; più prosaicamente potrebbero disinteressarsi di sè stessi o non utilizzare la vista per autodeterminarsi. E si sfata anche il mito per cui un cervello di dimensioni grandi permetta maggiore percezione del sé.
Però i dubbi non si fermano lì: i maiali (e i cani ed altre specie) non avrebbero un’autocoscienza, stando al Gallup Test. Però sanno benissimo che quello che vedono è un’immagine riflessa: se vedono qualcosa dietro di loro, si girano immediatamente, sia che si tratti di cibo, del proprietario o altro.
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