Melanismo industriale

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La teoria evolutiva di Darwin prevede che la selezione naturale, che opera sui viventi e gli adattamenti ambientali, avvengano in tempi molto lunghi, con fallimenti (e la morte dell’individuo mutato) o successi (il perpetrarsi della mutazione nelle generazioni successive). Lo stesso Darwin ammetteva che l’uomo (inteso come singolo individuo, ad esempio un biologo con una vita media di 75 anni) non avrebbe mai potuto assistere alla nascita di una nuova specie.

Ma si sbagliava, non tenendo conto (ignorandolo, pace all’anima sua) dell’uomo come specie dominante sulla faccia della Terra. Uomo che modifica, che adatta, che inquina, che induce cambiamenti repentini anche negli animali.

Emblematico ĆØ l’esempio della Falena delle Betulle (š˜‰š˜Ŗš˜“š˜µš˜°š˜Æ š˜£š˜¦š˜µš˜¶š˜­š˜¢š˜³š˜Ŗš˜¢), cosƬ chiamata perchĆ© d’abitudine si posa sulla corteccia della pianta e, grazie al perfetto mimetismo, puĆ² deporvi indisturbata le proprie uova. Poi arrivĆ² l’uomo, appunto, e la “sua” rivoluzione industriale (XVIII secolo), che causĆ² l’immissione di ingenti quantitĆ  di polveri scure nell’atmosfera, derivate dalla combustione di carbon fossile.

Le cortecce di betulla si scurirono e resero le falene chiare, che vi si posavano, piĆ¹ visibili e predabili. Addio mimetismo. E qui intervenne il melanismo industriale che favorƬ le falene con la livrea mano mano piĆ¹ scura e di conseguenza nuovamente mimetizzate con la corteccia delle betulle. Nacque cosƬ, nel volgere di pochi anni e una manciata di generazioni, la variante š˜‰š˜Ŗš˜“š˜µš˜°š˜Æ š˜£š˜¦š˜µš˜¶š˜­š˜¢š˜³š˜Ŗš˜¢ š™˜š™–š™§š™—š™¤š™£š™–š™§š™žš™–.

Da 20 anni si studia un’altra specie animale, vittima – o beneficiaria – del melanismo industriale: š˜Œš˜®š˜ŗš˜„š˜°š˜¤š˜¦š˜±š˜©š˜¢š˜­š˜¶š˜“ š˜¢š˜Æš˜Æš˜¶š˜­š˜¢š˜µš˜¶š˜“. Si tratta di un serpente marino lungo da 75 a 100 cm, che vive nei mari meridionali dell’Asia e dell’Australia.

La livrea ĆØ (lo dice il nome specifico) ad anelli nero/bianchi alternati. Ma l’elevato tasso di inquinamento delle acque del suo habitat hanno indotto, anche in questo caso, un adattamento selettivo su brevissima scala.

Praticamente alcuni individui sono completamente neri, ma solo quelli che nuotano in acque particolarmente contaminate. Pare che la melanina contenuta nell’epidermide scura catturi i metalli pesanti che il serpente ĆØ costretto a ingerire. Riuscire a dirottare gli inquinanti verso la pelle, evitando cosƬ che si accumulino negli organi interni, ĆØ una soluzione vincente.

Infatti lo studio ha evidenziato come i serpenti melanici (cioĆØ scuri) facciano la muta due volte piĆ¹ spesso degli individui con livrea anulata, eliminando con la pelle anche le sostanze tossiche assorbite.

Vi rimando allo spiegone sul š™—š™žš™¤š™–š™˜š™˜š™Ŗš™¢š™Ŗš™”š™¤: https://www.tangia.it/bio-bio-bio

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Biston betularia nelle diverse colorazioni
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