ππ¨ π¬ππ©ππ―π’ ππ‘π?
Se in questa stagione vi soffermate ad osservare i sentieri che percorrete, con una certa facilitΓ potete incontrare una “bestia” come quella in foto, che avanza lenta sul terreno. E’ un coleottero della famiglia ππ¦ππ°πͺπ₯π’π¦, quello in foto Γ¨ un πππ‘π€π π₯π§π€π¨πππ§πππππͺπ¨.
In primavera la femmina Γ¨ solita deporre le uova, scavando una buca superficiale nel suolo, solitamente in un prato. Mamma meloe la si riconosce facilmente per l’addome gonfio, che contiene fino a 10’000 πͺπ€π«π. E’ costretta ad abbandonare la prole a terra, essendo sprovvista di ali posteriori, e le Γ¨litre (le ali anteriori, sclerificate) sono troppo piccole per permettere il volo. PerΓ² il colore dell’esoscheletro Γ¨ stupefacente: va dal nero al blu scuro metallizzato.
Dalle uova nascono delle π‘ππ§π«π che hanno immediato bisogno di cibo e riparo. Si arrampicano sul primo stelo fiorito che incontrano e aspettano l’arrivo di un’ignara ape. Le larve si aggrappano alle zampette dell’ape e si fanno trasportare nel suo nido. Dove troveranno entrambe le cose di cui necessitano per raggiungere lo stadio adulto. Mangiano il nettare e il miele conservati nel nido, ma non disdegnano le uova e le larve di ape. Faranno numerose mute, rimanendo al sicuro nel nido ospite e ne usciranno solo per cercare un partner e accoppiarsi.
I maschi della specie producono πππ£π©ππ§ππππ£π, un terpenoide dall’odore di ambra, tossico e corrosivo (anche al solo contatto), con altri effetti a cui ho accennato qui.
L’effetto corrosivo Γ¨ talmente potente che il liquido organico, opportunamente diluito, viene oggigiorno usato per rimuovere verruche e tatuaggi.
Ovviamente la tossina Γ¨ prodotta come difesa da potenziali predatori, ed Γ¨ presente giΓ nelle uova. Come fa ad arrivarci, visto che solo i maschi la producono?
Ed eccovi la sezione di spiegone vietata ai minorenni.
Durante l’accoppiamento, il maschio “regala” (avrete capito come, mi auguro) una dose generosa del liquido urticante alla fortunata femmina, che lo assorbirΓ , diventando a sua volta una dispensatrice di cantaridina, e doterΓ le proprie uova della tossina.
Il mondo degli insetti Γ¨ davvero sorprendente, perchΓ© esiste tutta una pletora di artropodi attirati fatalmente dalla cantaridina. L’elenco completo dei βπ€π’π―π΅π©π’π³πͺπ±π©πͺππ°πΆπ΄β lo trovate qui: https://www.researchgate.net/…/305709157_Compilation_of…
Ma a cosa Γ¨ dovuto questo atteggiamento di ricerca ossessiva per una dose di tossina? Dipende un pΓ² dalla specie a cui appartiene il ‘cliente’. In alcuni di loro, Γ¨ l’olfatto a spingerli verso un meloe: l’odore della cantaridina Γ¨ erroneamente associato a una fonte trofica (di cibo). Pensate ad uno stercorario che parte alla ricerca della fonte di tale fragranza, convinto di imbattersi in un bel cumulo di feci fumanti, e quindi di una scorpacciata, ma deve vedersela con un coleottero irritato. Altre specie usano direttamente il ‘produttore’ come rubinetto erogatore di emolinfa ricca di cantaridina. Oppure si accontentano di succhiare un insetto che inavvertitamente ha ingerito a sua volta la sostanza bramata. Tutto ciΓ² per assimilarla e diventare a loro volta indigesti agli eventuali predatori.
Questa bramosia si traduce in un potente strumento per gli entomologi: usano la cantaridina, inserendola nelle loro trappole, per catturare un amplissimo numero di specie di insetti ‘tossicodipendenti’.
Stavo per scordarmi l’origine del nome scientifico. La denominazione specifica π±π³π°π΄π€π’π³π’π£π’π¦πΆπ΄ deriva dal latino ‘pro’ (prima di) e ‘scarabeo’, cioΓ¨ che si rende visibile in natura prima dell’arrivo del cugino scarabeo maggiolino. L’origine del nome generico invece Γ¨ piΓΉ fumoso. Si pensava che Linneo (l’inventore della denominazione binomiale, che identifica univocamente ogni specie vivente) si riferisse al miele, visto che le larve ne sono voraci mangiatrici, per appioppargli l’improbabile nome di ππ¦ππ°Γ«. Ma Linneo non ne sapeva nulla, delle preferenze alimentari dei piccoli meloe, visto che lo stadio larvale Γ¨ stato studiato molti anni dopo la morte dello scienziato.
Il mistero sul nome, unitamente al fascino che avvolge la specie di insetti, persiste.
αΆ α΅α΅α΅: α΅β±α΅
