Michele Gortani

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Oltre alle scuole, sto visitando anche parecchi rifugi situati nelle Alpi e Prealpi, Giulie e Carniche e la curiosità mi spinge a saperne di più sulle persone a cui sono intitolati. In Val Rauna si trova il rifugio Gortani, famoso per gli gnocchi e gli assaggini di torte. Ma chi era 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗚𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝗶?

Condensare la sua vita avventurosa, sfaccettata, impegnata e multitasking è difficile e vi rimando, per gli opportuni approfondimenti a questo sito: https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/gortani-michele/
Ma ci tengo comunque a stuzzicare la vostra curiosità con aneddoti e avvenimenti che hanno caratterizzato la sua vita.

Nasce nel 1883 in Galizia, da genitori friulani, originari di Arta Terme, emigrati in Spagna per motivi di lavoro. Una volta rientrata in patria, la famiglia si stabilisce a Cedarchis, punto di partenza ottimale per lunghe passeggiate ed escursioni sui monti della Carnia.

Dopo il ginnasio Stellini di Udine, frequenta l’università di Bologna, dove a 21 anni si laurea in scienze naturali.
Nella sua lunga attività di scrittore, produrrà 325 pubblicazioni che trattano dei più svariati argomenti e discipline: geologia, botanica, geografia, entomologia, speleologia, paleontologia, etnologia, storia del pensiero scientifico, note sui suoi interventi in parlamento, memorie e storia del territorio della Carnia del XX secolo.

All’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, si arruola ufficiale volontario degli Alpini e combatte sul Pal Grande, Freikofel e Pramollo. Nel 1916 riceve l’incarico di riferire al governo le condizioni dell’esercito al fronte occidentale. Gortani redige un elenco di raccomandazioni puntuali e precise, che, se ascoltate, forse avrebbero potuto evitare gli eventi tragici accaduti a Caporetto. Invece finisce incarcerato per tre mesi nel forte di Osoppo e rischia la fucilazione, proprio per aver osato esprimere considerazioni personali e suggerimenti tattici.

In seguito allo sfondamento di Caporetto, migliaia di profughi carnici si riversano verso la pianura veneta, attraversando Verzegnis, San Francesco e la Val d’Arzino e ricevono assistenza e cura proprio dal Gortani. A guerra conclusa, si dedica ad ottenere i risarcimenti dei danni di guerra per le comunità della Carnia.

Nel 1926 sarebbe dovuto diventare presidente della Società alpina friulana (SAF), in quanto interprete più genuino della tradizione scientifica e dell’impegno politico sociale che essa comportava. Ma gli viene preferito Pier Silverio Leicht, già presidente della Società filologica friulana, visto di buon occhio dal regime fascista. Per restare redattore della rivista “In Alto” – rivista ufficiale della Società Alpina Friulana – fino al 1932, deve iscriversi malvolentieri all’elenco speciale del Sindacato regionale fascista dei giornalisti di Trieste.

Nel 1929 fonda l’Istituto Italiano di Speleologia, con sede a Postumia.
Nel 1936-1938 compie due spedizioni geologiche, sovvenzionato dall’AGIP, in Africa orientale; torna in patria e pubblica sette carte geografiche, articoli, monografie e la raccolta di numerosi dati, la cui elaborazione viene interrotta dallo scoppio della seconda guerra mondiale.

Nel 1944-1945, durante l’occupazione nazi-cosacca della Carnia, diventa presidente del comitato di assistenza, un organo civile sorvegliato dalle autorità repubblichine e germaniche, impegnato in un’opera di mediazione e di protezione per evitare le rappresaglie sulla popolazione e per scongiurare il piano nazista di cedere l’intera Carnia (Kosakenland in Norditalien) ai cosacchi.

Negli anni 1946-1948 partecipa all’Assemblea costituente e, grazie alla sua iniziativa, vengono inseriti negli articoli 44 e 45 della Costituzione i due commi che prevedono provvidenze a favore della montagna e dell’artigianato.
Nel 1946 diventa presidente della SAF e della società filologica friulana

All’istituzione di un Museo delle arti e tradizioni popolari dedica le ultime energie della sua esistenza. Si tratta, in realtà, di un progetto che l’aveva impegnato durante tutto il corso della sua vita, durante la quale ha svolto pazienti ricerche etnologiche nel territorio della Carnia. Il Museo viene inaugurato e a lui dedicato il 22 settembre 1963 nella sua sede definitiva di palazzo Campeis.

Il 3 dicembre 1963, il pubblico ministero bellunese Arcangelo Mandarino lo incarica della prima perizia di accertamento sulla frana del Vajont.

Muore il 24 gennaio 1966, nella sua casa di Tolmezzo.
Gli sono stati dedicati il Museo Paleontologico di Portogruaro, due grotte, rispettivamente nei territori di Chiusaforte e di Zola Predosa, nonché la 𝘨𝘰𝘳𝘵𝘢𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢, un genere fossilifero del permiano austriaco scoperto nel 1966.
ᶠᵒᵗᵒ: ᵂⁱᵏⁱᵖᵉᵈⁱᵃ