Pànace di Mantegazza

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Le specie alloctone, che siano vegetali, funghi o animali, sono impattanti sull’ambiente e sulle specie autoctone perché spesso hanno carattere invasivo. Soprattutto quando le loro elevate capacità competitive compromettono gli ecosistemi originari e la biodiversità presente. Si definisce 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘰𝘤𝘵𝘰𝘯𝘢 una qualsiasi specie vivente che, a causa dell’azione dell’uomo (intenzionale o accidentale), si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico, autosostenendosi riproduttivamente nel nuovo areale

Una di queste è l’𝘏𝘦𝘳𝘢𝘤𝘭𝘦𝘶𝘮 𝘮𝘢𝘯𝘵𝘦𝘨𝘢𝘻𝘻𝘪𝘢𝘯𝘶𝘮, o 𝙥𝙖𝙣𝙖𝙘𝙚 𝙙𝙞 𝙈𝙖𝙣𝙩𝙚𝙜𝙖𝙯𝙯𝙖. Il nome specifico è una dedica all’antropologo Paolo Mantegazza. E’ una pianta appartenente alla famiglia delle 𝘈𝘱𝘪𝘢𝘤𝘦𝘢𝘦 (le vecchie Ombrellifere), originaria del Caucaso. Venne importata, come pianta ornamentale, alla fine del XIX secolo per abbellire i giardini fiorentini con le loro appariscenti infiorescenze bianche. Ovviamente la pianta non si è accontentata delle aiuole a lei destinate, ma si è dispersa usando aria, acqua e animali per spargere i propri semi. E lo ha fatto talmente bene che si è insediata in pianura, in collina, nelle valli alpine. In Friuli è censita dal 2016, con un primo avvistamento ad Ovaro (Ud).

Dicevamo dei 𝙨𝙚𝙢𝙞: la pianta ne produce ogni anno tra i 1’500 e 100’000. Questi conservano la capacità di germinare anche per 7 anni e sono talmente leggeri che basta un alito di vento per trasportarli a distanza di 100 metri dalla pianta madre. Figuriamoci il viaggio che intraprendono, quando si attaccano al pelo di un animale. La pianta colonizza molto rapidamente gli habitat in cui si insedia, forma nuclei compatti, altera le caratteristiche del suolo e fagocita tutte le specie spontanee preesistenti. Le foglie sono tipiche di una 𝘮𝘦𝘨𝘢𝘧𝘰𝘳𝘣𝘪𝘢: dalla superficie ampia e densa, spesse e fortemente ombreggianti. Impedendo alle piante sottostanti di ricevere i raggi solari, contribuiscono velocemente al loro deperimento.

Ma la sua 𝙥𝙚𝙧𝙞𝙘𝙤𝙡𝙤𝙨𝙞𝙩𝙖’ non si limita ai malcapitati vegetali.

La sua linfa contiene 𝘧𝘶𝘳𝘢𝘯𝘰𝘤𝘶𝘮𝘢𝘳𝘪𝘯𝘦, sostanze tossiche che sono in grado di penetrare nel nucleo delle cellule epiteliali dell’epidermide e legarsi al loro DNA, uccidendole. Questo accade se vengono irraggiate direttamente dal sole o da raggi UV, e danno luogo a estese lesioni bollose, con cicatrici permanenti. Se la linfa finisce negli occhi, causa cecità temporanea o permanente.

Appare urgente l’opera di eradicazione che a livello regionale è costante. Le aree interessate dalla dispersione dei semi viene controllata accuratamente dal Corpo Forestale del Friuli VG. Improvvisarsi eradicatori, senza opportune precauzioni e un’adeguata formazione, è il modo migliore per procurare a sé stessi e all’ambiente danni anche irreparabili.

Ultima nota, giusto per alleggerire lo spiegone. Dal 1817 risulta presente nel giardino botanico londinese dei Kew Gardens, sotto forma di semi. Poi la pianta, come sul continente, si è diffusa su tutta l’isola.

I Genesis raccontano l’introduzione della pianta su suolo britannico nel pezzo, tratto dall’album Nursery Crime: 𝘛𝘩𝘦 𝘙𝘦𝘵𝘶𝘳𝘯 𝘰𝘧 𝘵𝘩𝘦 𝘎𝘪𝘢𝘯𝘵 𝘏𝘰𝘨𝘸𝘦𝘦𝘥. Il brano narra la storia di una pianta, sradicata dalla sua patria natia, la Russia, per essere esiliata in Inghilterra, a soddisfare i capricci della borghesia locale. Essa si vendica, propagandosi a dismisura in tutto il paese, fino ad ordire “un assalto, minacciando la razza umana”.

In questo documento, pubblicato dalla Regione Friuli VG, trovate la scheda completa della pianta, con descrizione e foto illustrative. https://www.regione.fvg.it/…/Heracleum_mantegazzianum.pdf

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Le dimensioni del Panace di Mantegazza
Le dimensioni del Panace di Mantegazza