𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
La letteratura in lingua friulana annovera, come prima opera di cui si ha traccia certa (e scritta), la ballata 𝘗𝘪𝘳𝘶ç 𝘮𝘺𝘰 𝘥𝘰ç 𝘪𝘯𝘤𝘶𝘭𝘶𝘳𝘪𝘵, attribuita al notaio Antonio Porenzoni, e riportata sul verso di un atto notarile in pergamena del 1380, redatto a Cividale.
Il testo (parziale) originario è:
Piruç myo doç inculurit
quant yo chi vyot, dut stoy ardit.
Per vo mi ven tant ardiment
e si furç soy di grant vigor
ch’yo no crot fa dipartiment
may del to doç lial amor
per manaço ni per timor,
çichu vul si metto a strit.
Tradotto:
Piruç mio dolce colorito,
quando io ti vedo, tutto sto ardito.
Per voi mi viene tanto ardimento
e così fortemente sono di gran vigore
che io non credo di allontanarmi
mai dal tuo dolce leale amore
né per minaccia né per timore,
chiunque voglia si metta a contesa.
In merito al termine “Piruç” ci sono varie interpretazioni: la grafia antica di un nome proprio di persona; semplicemente il nome del frutto (pera) che però, foneticamente, ha un suono dolce e melodico, a intendere le qualità della dama amata; o quello del Biancospino usato metaforicamente sempre per riferirsi alla destinataria del componimento.
Il friulano usato per il testo è quello tipico di Cividale del XIV secolo, a confermare sia la localizzazione geografica che temporale del manoscritto. La ballata cortese, con le caratteristiche uscite in -o del femminile (manaço ‘minaccia’), è un esempio colto di lirica e ne manifesta i caratteri nel lessico ricercato.
Per avere 600 anni, a mio modesto parere, resta una chiara ed evidente testimonianza di come una lingua, nonostante contaminazioni, modernizzazioni e l’altalenante oblio, possa rappresentare degnamente una cultura, le tradizioni, il proprio territorio e le genti che hanno vissuto e plasmato tutto ciò.
Provate a leggere anche questo: https://it.m.wikisource.org/wiki/Biello_dumlo_di_valor
𝚁𝚒𝚗𝚐𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘 𝚒𝚕 𝚍𝚘𝚌𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚍𝚒 𝚏𝚛𝚒𝚞𝚕𝚊𝚗𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚕’𝚒𝚗𝚙𝚞𝚝
ᶠᵒᵗᵒ: ᵂⁱᵏⁱᵖᵉᵈⁱᵃ