Puzzola

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Ormai siamo agli sgoccioli… Intendo, con gli spiegoni sui mustelidi. Ne mancano due, di autoctoni. Oggi è il turno del più fetente, la 𝙥𝙪𝙯𝙯𝙤𝙡𝙖 (𝘔𝘶𝘴𝘵𝘦𝘭𝘢 𝘱𝘶𝘵𝘰𝘳𝘪𝘶𝘴), detta anche puzzola comune, puzzola nera, puzzola della foresta, furetto europeo, furetto selvaggio e – erroneamente – moffetta. Questa è in realtà un animale tipico del continente americano, protagonista di alcuni film della Disney.

La nostra puzzola invece ha le fattezze caratteristiche dei mustelidi, a cui ho già accennato in un altro spiegone: corpo slanciato, livrea con macchie, striature o colori a contrasto, zampette corte e andatura scattante e veloce. E sono tutti grandi produttori di secrezioni maleodoranti. Soprattutto la puzzola, poverina. Già il nome generico (ve ne ho mai spiegato l’etimologia?) ‘mustela’ = ammazzatopi, non è molto edificante. Quello specifico affossa proprio la creatura: putorius = puzzolente. Ebbene, è tutta colpa dell’evoluzione e delle ghiandole anali dell’animale. La selezione naturale ha deciso che la puzzola adottasse, come strategia difensiva, una 𝙨𝙚𝙘𝙧𝙚𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙣𝙖𝙪𝙨𝙚𝙖𝙣𝙩𝙚.

E ora passiamo ai dati più lieti, riferiti a un maschio adulto. Lunghezza del corpo 30 – 45 cm; lunghezza della coda 15 cm; peso 1 – 1,50 kg. Le femmine sono più minute dei maschi.

Il musetto è bianco, in contrasto col pelo del resto del corpo, con un’inconfondibile 𝙢𝙖𝙨𝙘𝙝𝙚𝙧𝙞𝙣𝙖 𝙣𝙚𝙧𝙖 sugli occhi che dona alla puzzola un simpatico aspetto “da ladro”. Le orecchie, basse e arrotondate, presentano sempre margine chiaro. Il pelo è rado e setoloso d’estate e folto e sericeo d’inverno, è di colore bruno dorsalmente e si scurisce scendendo verso il ventre. Zampe e coda sono quasi nere. Il folto sottopelo di color crema è particolarmente evidente sui fianchi dell’animale.

E’ diffusa in ampia parte dell’Europa, ad esclusione delle regioni più settentrionali e meridionali. In Friuli VG lo possiamo incontrare praticamente dappertutto. E’ il mustelide che meglio si adatta ai vari habitat offerti dalla regione, è sufficiente che nelle vicinanze ci sia abbondante e costante acqua: foreste planiziali, aree collinari, paludi e torbiere, media montagna, magredi e Carso.

Si ciba di preferenza degli animali che abitano la vegetazione riparia in cui anche lei si muove: anfibi, piccoli mammiferi, uccelli acquatici e le loro uova, rettili, invertebrati. Le prede vengono aggredite alle spalle e uccise spesso con un potente e deciso morso alla gola. La testa della puzzola, massiccia e arrotondata, ha una caratteristica conformazione mandibolare, quasi sigillata al resto del cranio, che le conferisce una presa eccezionale durante il morso

Invece viene predata da rapaci diurni e notturni, qualche raro e temerario carnivoro. Sì, perché vi riporto alla memoria, che la puzzola emette sostanze repellenti se si sente minacciata o stressata.

Chi l’ha annusata le descrive come un misto di aglio, uova marce e gomma bruciata.

Il suo nemico più feroce resta l’uomo che le imputa danni a fauna da cortile e competizione venatoria, cacciandola anche illecitamente. La distruzione degli habitat ottimali, le troppe infrastrutture che frammentano il territorio, l’uso di pesticidi (ingeriti dalla puzzola in seconda sede) e il traffico automobilistico ne hanno ridotto considerevolmente il numero in questi ultimi decenni. E’ una specie particolarmente protetta, rientrante nella Convenzione di Berna e nella direttiva Habitat; in Friuli VG al momento si ipotizza una popolazione di poche centinaia di esemplari.

La riproduzione è abbastanza movimentata: il maschio afferra la nuca della femmina coi denti e la scuote con decisione. Il periodo degli amori è ampio, da fine estate a inizio inverno, ma la femmina, grazie alla diapausa gravidica (il ritardato impianto dell’ovulo fecondato), partorisce tra aprile e maggio da 2 a 12 cuccioli. La sua tana è di solito quella di un inquilino precedente, scacciato o ucciso: volpi, altri mustelidi, micromammiferi. Può scegliere anche costruzioni umane, come cascine e capanne abbandonate. L’aspettativa di vita di una puzzola in natura è di 7-8 anni per i motivi di cui sopra.

Dalla puzzola è derivato il 𝙛𝙪𝙧𝙚𝙩𝙩𝙤 (𝘔𝘶𝘴𝘵𝘦𝘭𝘢 𝘱𝘶𝘵𝘰𝘳𝘪𝘶𝘴 𝘧𝘶𝘳𝘰), selezionato artificialmente come animale da caccia (è un eccellente stanatore) e da compagnia ben 2000 anni fa. Potremmo augurarci che almeno il furetto abbia perso la capacità di ammorbare l’aria, in caso si senta in pericolo o stressato. Invece no, la selezione artificiale compiuta dall’uomo non è riuscita a eliminare il “vizietto”. E allora interviene la chirurgia: al furetto destinato a una convivenza casalinga vengono asportate le ghiandole anali responsabili delle emissioni fetide. Quando la pezza (o puzza?) è peggio del buco.

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Puzzola comune, Mustela putorius
Puzzola comune, Mustela putorius