S. Osvaldo

𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?

Il Friuli VG stupisce e sorprende, non solo per la sua altissima biodiversità, di cui giustamente si vanta. Ma anche per la multiculturalità che sbuca da ogni testo storico, antropologico, folkloristico. Le contaminazioni con popoli, culture e mondi lontani dalla nostra regione sono numerosi. Ad alcuni ho già accennato: https://www.tangia.it/thomas-becket-in-friuli/https://www.tangia.it/riccardo-cuor-di-leone-in-friuli/https://www.tangia.it/ulrico-il-cortese/. Della devozione a S. Osvaldo di alcuni paesi dell’arco alpino italiano, soprattutto friulano, ho saputo da poco.

Lo troviamo santo patrono di Sauris di Sotto (Dörf), Casasola di Frisanco, Cleulis di Paluzza. Chiese a lui dedicate le incontriamo invece ad Avausa di Prato Carnico, Cima Sappada, Cimolais, Casiacco, Udine e Morsano. Altri santuari dedicati al re inglese si trovano in Trentino AA e Veneto, mentre è pressoché assente in altre diocesi italiane. Ma chi era S. Osvaldo?

𝙍𝙚 𝙙𝙞 𝙉𝙤𝙧𝙩𝙝𝙪𝙢𝙗𝙧𝙞𝙖 (così fu chiamata l’unione dei due regni di Bernicia e Deira, in Britannia) dal 604 a 642 d.C. circa, Osvaldo è venerato dalla chiesa cristiana perché fervente evangelizzatore del suo popolo, incarnazione perfetta dalle spirito cristiano dell’epoca: umile e generoso soprattutto coi poveri. E’ grazie 𝘉𝘦𝘥𝘢 𝘪𝘭 𝘝𝘦𝘯𝘦𝘳𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦, che nella sua “𝘏𝘪𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘦𝘤𝘤𝘭𝘦𝘴𝘪𝘢𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘪𝘴 𝘈𝘯𝘨𝘭𝘰𝘳𝘶𝘮” del VIII sec. lo descrive come colui che, intercedendo presso Dio, salvò dalla peste tutti i membri del monastero di Selsey (Sussex). Pare che abbia anche agevolato la fondazione del monastero sull’isola santa di Lindisfarne.

L’agiografia di Beda aggiunge ulteriori particolari al re santo: bello, vigoroso, eroico, saldo nel fisico, nello spirito e nella fede. Colpito lui stesso dal morbo della peste, come punizione per i suoi peccati terreni, guarisce con la sola forza della preghiera.

Il mito di Osvaldo si allarga ai paesi germanofoni. Lì assume ulteriori risvolti leggendari; sposa la figlia di un re pagano grazie ad un corvo parlante che fa da galoppino tra i due innamorati, portando addirittura l’anello di fidanzamento alla fortunata donzella. Muore assassinato dal re pagano Penda il 5 agosto 642 o 644 d.C.; il suo assassinio per mano di un infedele non fa che accrescerne l’aura di santità nei secoli a venire. I suoi resti sono tumulati dapprima a Lindsey, poi a Gloucester, infine a Durham. Tutti questi spostamenti hanno dato vita a un fiorente commercio di reliquie.

Vi ricordate del mito, tra storia e leggenda, che vuole Sauris fondata da due soldati germanici fuggiti dalla guerra nel XIII secolo? S. Osvaldo è arrivato nella valle del Lumiei proprio grazie alle popolazioni tedesche (Carinziane e Tirolesi) migranti. E difatti nei paesi alpini della Germania meridionale (Baviera) era venerato sin dal Medioevo, come taumaturgo, protettore dalla peste e, più genericamente, da tutte le epidemie. Facile che, oltre alla lingua, gli usi e le tradizioni popolari, questi ‘emigranti’ si siano portati appresso anche i santi protettori, considerando anche che si addentravano in territori sconosciuti e spesso inospitali.

In un documento datato 1328 si attesta l’esistenza, a Sauris di Sotto, di un edificio sacro dedicato a S. Osvaldo, costruito sui resti di un antico cimitero. Un altro documento, stavolta del 1348, riporta di un’epidemia di peste che avrebbe afflitto i paesi limitrofi, ma avrebbe risparmiato Sauris. Tutto merito di una reliquia, custodita ancora oggi nella chiesa a lui dedicata: il pollice di S. Osvaldo. Secondo alcuni studiosi, la realtà storica è leggermente divergente. Pare che l’oggetto di devozione fosse un’immagine lignea del santo, portata a Sauris dai primi abitanti della valle. Poi sarebbe stata opportunamente sostituita dal dito del santo.

Dito o tavoletta lignea che fosse, i prodigi a Sauris avvengono davvero e la notizia si sparge. A partire dalla metà del XIV secolo, l’afflusso di pellegrini e devoti credenti a Sauris diviene notevole. Nel 1515 si racconta che S. Osvaldo, invocato opportunamente, abbia compiuto “𝘪𝘯𝘦𝘧𝘧𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪 𝘮𝘪𝘳𝘢𝘤𝘰𝘭𝘪”. Tra il ‘600 e ‘700 il santuario di Sauris è uno dei centri devozionali più noti e prestigiosi della Repubblica Veneta, meta di centinaia di pellegrini provenienti dal Friuli, dal Cadore, dalle città del Veneto e in particolare da Venezia. Per ospitare i pellegrini l’edificio viene più volte ampliato e rimaneggiato. Nei secoli XVII e XVIII si assiste ancora a un flusso continuo di pellegrini che però va calando alla fine dell’Ottocento, tornando ad essere un fenomeno prettamente locale.

Qui trovate un’agiografia più colorita di S. Osvaldo: https://www.santiebeati.it/dettaglio/65350

Qui invece la descrizione dettagliata della struttura e degli arredi sacri del santuario: https://www.archeocartafvg.it/portfolio-articoli/sauris-ud-fraz-sauris-chiesa-santosvaldo/

La foto che allego sotto ritrae la statua processionale di S. Osvaldo, con indosso la corazza da soldato e le insegne regali: la corona e il mantello purpureo. Osservate con attenzione l’animale appoggiato sulla mano sinistra. Abbiamo già fatto la sua conoscenza.

Infine allego il link al centro storiografico di S. Osvaldo (che ho trovato chiuso tutte le volte che ho provato a visitarlo; toccherà tornare a Sauris appositamente): https://www.sauris-zahre.org/cultura-saurana/centro-storiografico-museo-di-s-osvaldo/

ᶠᵒᵗᵒ ⁽ˢᵗᵃᵗᵘᵃ ᵈⁱ ˢ. ᴼˢᵛᵃˡᵈᵒ⁾: ʰᵗᵗᵖˢ://ʷʷʷ.ᵃʳᶜʰᵉᵒᶜᵃʳᵗᵃᶠᵛᵍ.ⁱᵗ/ᵖᵒʳᵗᶠᵒˡⁱᵒ⁻ᵃʳᵗⁱᶜᵒˡⁱ/ˢᵃᵘʳⁱˢ⁻ᵘᵈ⁻ᶠʳᵃᶻ⁻ˢᵃᵘʳⁱˢ⁻ᶜʰⁱᵉˢᵃ⁻ˢᵃⁿᵗᵒˢᵛᵃˡᵈᵒ/ ; ⁽ᶜʰⁱᵉˢᵃ⁾: ᴬˡᵃᵐʸ

Statua processionale di S. Osvaldo, chiesa di Sauris di Sotto
Statua processionale di S. Osvaldo, chiesa di Sauris di Sotto
Chiesa di S. Osvaldo, Sauris di Sotto
Chiesa di S. Osvaldo, Sauris di Sotto