𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Esiste la faziosità in botanica? Devo ammettere, nel mio piccolo, che: sì, esiste. Mi sono riguardata i miei spiegoni botanici. Non che abbia la minima presunzione di aver contribuito in alcuna materia scientifica, però mi sono accorta che le mie preferenze e curiosità si sono concentrate su specie vegetali ben note, esteticamente apprezzabili, utili in cucina o in medicina, peculiari per il loro ruolo ecologico oppure manifestamente avversate perché invasive.
E quindi oggi vi sciroppate lo spiegone su una pianta assolutamente ‘insulsa’, e sfido chiunque ad ammettere di aver mai dedicato più di 5 secondi del suo tempo, prima di estirparla dal luogo in cui ha deciso di crescere. La specie in oggetto è la 𝙎𝙖𝙚𝙥𝙥𝙤𝙡𝙖 𝙘𝙖𝙣𝙖𝙙𝙚𝙨𝙚 (𝘌𝘳𝘪𝘨𝘦𝘳𝘰𝘯 𝘤𝘢𝘯𝘢𝘥𝘦𝘯𝘴𝘪𝘴) detta anche Conyza canadese.
Partiamo dalla tassonomia. Il nome generico ‘erigeron’ deriva dall’avverbio greco ‘ῆρi éri’ = “presto”, alla mattina, precocemente; e da ‘γέρων géron’ = “vecchio”, probabilmente per la precoce maturazione dei pappi. Oppure, sempre dal greco ‘eri’ = “lana”, e ‘gerere’ = “portare”, per i ciuffi di peluria bianca di cui si ricopre la pianta a fine fioritura. L’altro epiteto generico ‘Conyza’ sembra derivare dal greco ‘kònopos’ = “pulce”, per estensione “cimice”, visto l’odore che la pianta emana. Infine il nome specifico indica il luogo di provenienza.
Infatti è alloctona pure la saeppola canadese, giunta dagli Stati Uniti nel 1655 e piantata in un orto botanico di Blois (Francia). Da lì, com’è facile supporre, i semi sono sfuggiti al controllo dei giardinieri, diffondendosi ovunque. E’ quindi definita 𝘢𝘭𝘭𝘰𝘤𝘵𝘰𝘯𝘢 𝘯𝘦𝘰𝘧𝘪𝘵𝘢 𝘪𝘯𝘷𝘢𝘴𝘪𝘷𝘢 𝘴𝘶𝘣𝘤𝘰𝘴𝘮𝘰𝘱𝘰𝘭𝘪𝘵𝘢 𝘢𝘷𝘷𝘦𝘯𝘵𝘪𝘻𝘪𝘢, in tutte le regioni italiane. Vegeta bene dalla costa alla fascia montana, fino a raggiungere i 1400 mt. s.l.m. su praticamente qualsiasi tipo di suolo. Predilige zone ruderali, margini stradali, muri in pietra, scarpate, pietraie, giardini, parchi e campi coltivati.
Quando si insedia nei coltivi la produzione vegetale subisce drastici cali, anche del 15%; è resistente al glifosato e non è gradita nemmeno alle capre, che notoriamente brucano tutto (o quasi).
La pianta, dicevo, è piuttosto anonima. Il fusto è cilindrico, eretto, lungo da 30 a 150 cm. e si eleva subito dopo la comparsa delle prime foglie che vanno a comporre la rosetta basale. Le foglioline basali sono ovali e allungate. Quelle che invece spuntano dal tronco, dette “cauline”, sono lanceolate, coperte da una peluria vellutata. La loro lunghezza diminuisce mano mano che si avvicinano alla parte apicale della pianta. Le infiorescenze sono numerosissime, anche 200 per capolino. Sembrano margherite in miniatura, racchiuse in uno stretto calice di brattee verdi.
Ma è il numero impressionante di semi, oltre 200’000, che ogni pianta produce, a renderla così invasiva. Ogni seme, chiamato “achenio” è dotato di un “pappo”, cioè quel grosso ciuffo peloso a forma di paracadute che facilita la dispersione anemocora (da parte del vento) a distanze notevoli.
Nei paesi di origine, i nativi americani usano la pianta contro emorragie di varie origini. Le sue proprietà emostatiche sono state impiegate anche in Europa, durante la I guerra mondiale. L’abbondante contenuto di olii essenziali, che profumano di cumino, rende la saeppola canadese un potente astringente, anche in caso di disfunzioni intestinali. La polvere essiccata era utilizzata per combattere parassiti esterni (pulci e pidocchi) e interni (vermi intestinali). La pianta è anche usata come diuretico, indicato nel trattamento di gotta, iperuricemia e cistiti.
Per contro, il polline può provocare dermatiti da contatto in soggetti sensibili.
Nei paesi nordici la pianta essiccata viene appesa alle travi dei tetti in legno; pare proteggere le abitazioni dai fulmini. Con un ciuffo di piante essiccate, a cui viene dato fuoco, si effettuano riti di “contro-magia”: il fumo purifica gli ambienti da malocchi e cattivi influssi.
L’unico uso commestibile che abbia trovato in rete è l’aggiunta di foglie alle minestre o zuppe in sostituzione dei peperoni. Strofinate o sminuzzate, le foglie di saeppola emanano un vago odore di peperone verde. Provare per credere.
La saeppola canadese, oltra alla sua famigerata invasività, offre riparo preferenziale ad una famiglia animale altrettanto problematica: le sputacchine (𝘈𝘱𝘩𝘳𝘰𝘱𝘩𝘰𝘳𝘪𝘥𝘢𝘦), di cui seguirà spiegone. Sono quegli insetti che nello stadio giovanile si rifugiano in bolle schiumose appese tra le foglie della saeppola. Allo stadio adulto, le sputacchine possono diventare vettori della 𝘟𝘺𝘭𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘢𝘴𝘵𝘪𝘥𝘪𝘰𝘴𝘢, che tanti danni ha causato agli uliveti dell’Italia meridionale.
Vi lascio con una nota tassonomica: la saeppola canadese è “cugina” della falsa camomilla, 𝘌𝘳𝘪𝘨𝘦𝘳𝘰𝘯 𝘢𝘯𝘯𝘶𝘶𝘴 o Cespica annua. Ovviamente non vi risparmio l’apposito spiegone.
ᶠᵒᵗᵒ ᵗʳᵃᵗᵗᵉ ᵈᵃ ᴬᶜᵗᵃ ᴾˡᵃⁿᵗᵃʳᵘᵐ