𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞?
Spesso l’universo del minuscolo ospita peculiarità e dettagli talmente vasti da colmare egregiamente il gap con l’universo dell’abbondantemente enorme.
La famiglia dei ragni 𝙎𝙖𝙡𝙩𝙞𝙘𝙞𝙙𝙖𝙚 conta 662 generi e 6393 specie (di cui 144 distribuiti in Italia), risultando la famiglia più numerosa di 𝘈𝘳𝘢𝘯𝘦𝘢𝘦 (ragni) conosciuti.
Però sfido chiunque di voi a raccontarmi un aneddoto di vita quotidiana che abbia avuto come protagonista un salticidae. Solitamente nominiamo il ragno violino, la tarantola, il ragno ballerino, l’argiope. Il salticidae non è degno di ciabattate, crisi isteriche, cacce casalinghe.
E’ davvero piccolo: 2-13 mm. di 𝙡𝙚𝙜𝙨𝙥𝙖𝙣, cioè la misura tra due zampe estese e antipodali. Comunemente viene chiamato “𝙧𝙖𝙜𝙣𝙤 𝙨𝙖𝙡𝙩𝙖𝙩𝙤𝙧𝙚”, anche se l’etimo è leggermente diverso. Il nome deriva dall’aggettivo latino ‘𝘴𝘢𝘭𝘵𝘪𝘤𝘶𝘴’, cioè ‘danzante’ o ‘saltellante’, per il suo muoversi continuamente a piccoli saltelli scattanti.
La sua tattica di caccia prevede che attenda la vittima tra ramoscelli e fili d’erba. Con un poderoso balzo, lungo da 40 a 60 volte la dimensione del proprio corpo, piomba improvvisamente sulla preda.
Ma non sono le sue lunghe gambe o i muscoli potenti a permettergli queste evoluzioni aeree, anche perché non ce l’ha. Prima di spiccare il salto, il salticidae contrae, come una molla, la parte anteriore del corpo. Causa dunque un repentino e convulso aumento della pressione del sangue. Questa variazione provoca un’altrettanto violenta espansione delle gambe posteriori, che quindi imprimono il movimento all’intero animale.
Le zampe anteriori servono per immobilizzare la preda, a cui viene inoculato il 𝙫𝙚𝙡𝙚𝙣𝙤 che la porterà alla morte. In casi eccezionali, il salticidae può mordere anche l’uomo, ma il veleno non ha rilevanza medica (salvo allergie). Solitamente è un ragno schivo, ma molto territoriale. Se nota un’intrusione o percepisce un pericolo, si posiziona di fronte all’oggetto (ad esempio un nostro dito) e assume una posizione minacciosa con le zampe anteriori pronte ad afferrare e stritolare chiunque gli si avvicini.
Si ciba di preferenza di animali da lui cacciati – insetti, ragni, afidi – o morti da poco, ad esempio prede rimaste intrappolate nelle tele di altri ragni; insomma niente carcasse in decomposizione.
E’ capace di tessere la 𝙩𝙚𝙡𝙖, ma non ne fa ampio uso. E’ di norma la femmina che produce i fili setosi per allestire piccoli ricoveri dove accudire i propri figli e attendere la muta. Ma quando si tratta di compiere un balzo, che sia di agguato o solo di spostamento, il filo viene prontamente secreto dalle ghiandole sericipare e usato come paracadute. In caso che il salto fallisca, il salticidae può riarrampicarvisi velocemente e raggiungere una posizione sicura e riparata.
E’ anche uno dei pochi ragni capaci di camminare sui vetri verticali, grazie a peli e artigli minuscoli che crescono lungo le sue zampe.
Ho lasciato da ultima la caratteristica che rende il ragno salticidae così simpatico: la sua 𝙫𝙞𝙨𝙩𝙖 infallibile. Vorrei ben sperare, con 8 occhi, disposti pressoché su tutta la testa dell’animale. Gode quindi di una vista a 360° (o poco meno), nonostante non abbia un collo che gli permetta di muovere il capo. Sopperisce con 2 occhi relativamente grandi, posizionati frontalmente. Questi hanno una retina strutturata a due strati: sul primo strato le immagini appaiono nitide; sul secondo sono sfocate. Più l’immagine è sfocata, più l’oggetto inquadrato è vicino al ragno. Questo sistema di rilevazione dell’ambiente circostante permette al salticidae di osservare con precisone oggetti distanti fino a 40 cm e grandi il doppio della sua mole, calcolandone anche la velocità relativa.
Ovviamente l’uomo non poteva ignorare queste capacità eccezionali: sono in avanzata fase di studio telecamere 3D, capaci di valutare dimensioni e distanze accuratissime, che si rifanno alla singolare vista del minuscolo ragno saltatore.
ᶠᵒᵗᵒ: ᵗʳᵃᵗᵗᵉ ᵈᵃˡ ʷᵉᵇ, ᵈⁱ ᵖᵘᵇᵇˡⁱᶜᵒ ᵈᵒᵐⁱⁿⁱᵒ